sabato 27 novembre 2021

Enzo Bianchi La solidarietà al posto dei muri

Enzo Bianchi 

La solidarietà al posto dei muri 


La Repubblica - 22 novembre 2021

Provo sentimenti di riluttanza, di stanchezza e di profonda tristezza nello scrivere queste righe che, ancora una volta, riguardano uomini, donne e bambini non riconosciuti nella loro dignità di “umani” e nella loro condizione di disperati, bisognosi, nella fame e nel freddo.

Da più di vent’anni intervengo, interrogo, denuncio e cerco di condividere un faticoso pensare su questi migranti, che dalle loro terre segnate da guerre, violenze, carestie, e dunque dalla fame, vengono a cercare pane dove una società, la più sazia e tutelata del mondo, appare per loro un sogno e una speranza. Eppure, lo constatiamo tutti, la situazione è sempre più grave perché il rifiuto dell’altro, il respingimento dello straniero e la non considerazione del povero si sono accresciuti fino ad avvelenare i rapporti tra stati e le relazioni tra i cittadini della nostra Europa. Questa terra verso la quale convergono il continente africano e quello asiatico è ormai segnata da frontiere e confini che diventano muri, barriere di filo spinato, sorvegliate da eserciti schierati con il mandato di impedire non l’assalto di orde armate, ma di poveri affamati, straccioni inermi che chiedono asilo. È veramente scandaloso: continuano a risuonare solenni affermazioni di solidarietà, dell’urgenza di un riconoscimento dei diritti fondamentali degli “umani”, e contemporaneamente si organizza il loro respingimento, si moltiplicano le barriere invalicabili, e non ci si vergogna dell’evidente incoerenza e della colpevole ipocrisia. Eppure, nell’agosto scorso era stata forte ed estesa la commozione per la fuga dall’Afghanistan di queste vittime delle persecuzioni e della guerra.

Il vescovo di Ferrara, Giancarlo Perego, che conosce direttamente i problemi dei migranti, ha denunciato con forza e chiarezza la deriva dell’Europa: “Questa è una sconfitta dell’umanesimo su cui si fonda l’Europa, una sconfitta della democrazia e dei valori forgiati dal nostro continente. L’Europa dei muri è un’Europa che dimostra di cedere alla paura, un’Europa in difesa da un mondo che cammina e non può permettersi la contrapposizione tra i popoli”.

Eppure abbiamo fatto cadere il muro di Berlino… ma da allora abbiamo costruito più di mille chilometri di muri e recinzioni, e ormai si è deciso di innalzare alte muraglie in Lettonia e Polonia, altre barriere nei Balcani, richiedono cospicui investimenti come anche le azioni di respingimento ai confini o in mare. Nella chiara consapevolezza che gli strumenti di cui ci dotiamo comportano spese importanti nelle agende del comparto difesa e un impiego di militari con un costo enorme per la sorveglianza, siamo coscienti che tutto questo non potrà comunque interrompere il flusso dei disperati che cercano semplicemente condizioni per vivere da umani?

E poi bisogna anche dire una verità che non vogliamo sentire: continuiamo a lamentarci e a inveire contro gli altri paesi dell’Unione che non ci aiutano in questa emergenza umanitaria, ma perché non prendiamo atto della realtà? Che in Italia su mille residenti si accolgono solo tre o quattro persone tra rifugiati e richiedenti asilo, quando in Germania, in Svezia e in altri paesi se ne accolgono più di dieci? Chiediamo una redistribuzione più equa dei richiedenti asilo, ma se questo si concretizzasse dovremmo accoglierne di più! Non vogliamo capirlo, ma il nostro futuro dipende soprattutto dalla nostra capacità di inclusione dei migranti.