venerdì 17 settembre 2021

Femminicidi: una strage inarrestabile?

Femminicidi: una strage inarrestabile?

Sono 83 gli omicidi dall'inizio dell'anno, di questi sette sono avvenuti negli ultimi dieci giorni e quasi tutti in ambito familiare, ma il fenomeno della violenza di genere è ormai da tempo un'emergenza sociale.



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Se non io chi?


Cari amici e amiche, oggi 13 settembre arriva la notizia di due femminicidi. Ormai quasi ogni giorno viene uccisa una donna.

Come Pax Christi penso che possiamo certo ripetere che la pace parte dal cuore, dagli incontri quotidiani, dal rapporto uomo-donna o dalla famiglia come ripetono spesso alcuni credenti. In tale contesto si può allora dire che il maschilismo contiene il germe di ogni guerra. Nella violenza sulla donna si sviluppa la stessa dinamica che prepara e scatena la guerra: l’emarginazione, il disprezzo, il possesso, l’avidità, l’aggressione, la distruzione della vita (e dell’origine della vita!). Lo vediamo anche nelle pratiche di guerra, esercitate da molti combattenti: lo stupro come arma di guerra, la riduzione in schiavitù, la prostituzione organizzata, la tratta, l’annullamento della dignità.

Penso che il maschilismo sia come il peccato originale: la pretesa di essere dio (giudice cattivo, guerriero, dominatore), la voglia di possedere e dominare la vita, il delirio di onnipotenza distruttiva (che rivela la gigantesca debolezza e immaturità del maschio).

Chi come noi sta riflettendo da mesi sulla cura delle relazioni al punto da aver titolato il congresso nazionale di Assisi “Abbi cura delle relazioni: preparerai la pace” non può essere indifferente o semplicemente distrarsi davanti a ripetersi di femminicidi, radicale snaturamento di ogni relazione.
Nemmeno possiamo organizzare incontri di educazione alla pace o di gestione dei conflitti senza mettere a fuoco una violenza così tremenda (c’è da riflettere anche nel nuovo Consiglio nazionale).
Dovranno pur esserci centri o luoghi in cui possa avvenire qualche riflessione specifica o qualche esperienza di prevenzione maschile o recupero umano. Sarà utile darci qualche appuntamento come maschi e aggiungere al famoso Se non ora quando? La domanda della responsabilità personale: Se non io chi?

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Carnieri Moscatelli:
 «Dobbiamo tutti sentire sulla coscienza 
queste donne uccise»

Dodici orfani in otto giorni. Alla luce degli ultimi due femminicidi nella stessa giornata di lunedì 13 settembre e delle sei donne uccise dal cinque settembre il commento e l'appello di Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente del Telefono Rosa



Alle 17 di ieri, lunedì 13 settembre, un'agenzia batte l'ennesimo femminicidio. Una donna di Cosenza viene uccisa a coltellate dal marito, avevano due figli. Stessa sorte per una mamma bresciana: uccisa sempre a coltellate dall'ex marito a un mese dalla separazione. La lista dei femminicidi si allunga, lo sconcerto lascia posto alle domande. Com'è possibile? Perché? Ne parliamo con Maria Gabriela Carnieri Moscatelli, presidente del telefono rosa. «Dodici orfani, è assurdo. Questa diventa davvero una mattanza a non finire. Dal 5 settembre a oggi o mogli o fidanzate o compagne sono già sei le vittime».

Perché? Perché le donne sono ancora considerate di proprietà degli uomini?

«Gli uomini non rinunciano mai al fatto convinzione che le donne sono di loro proprietà; questi femminicidi nascono sempre da separazioni o dissidi interni in cui non si riesce a ricomporre un rapporto sereno».

Dodici orfani in otto giorni è un numero impressionante

Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente del Telefono Rosa
«Sono le altre vittime, i figli di queste donne che perdono la mamma per mano di un uomo. Numeri impressionanti, è vero. Ancora non sono riuscita a capire bene se queste donne oltre ad aver denunciato siano state convocate dai giudici. Va appurato il percorso fatto da queste donne. La gravità è tale da far paura. I giudici fanno al meglio il loro mestiere, ma siamo sicuri che vengano informati in maniera giusta? Polizia e carabinieri collaborano magnificamente, ma c'è un passaggio che non mi è chiaro».

Quello per cui non sono bastati il braccialetto elettronico o il codice rosso.

«Che cosa manca? Continuo a chiedermelo. Siamo sicuri che tra forze dell'ordine e magistrati che dovrebbero intervenire immediatamente vada tutto bene? Sono talmente tanti i casi, cosa manca? Il braccialetto elettronico non lo porta nessuno. Abbiamo deliberato diversi forme di intervento eppure queste donne si trovano sole... È una mia impressione, ne sono certa, ma tante volte è come se non ci credesse alla donna... come se ci fosse qualcosa che impedisca di vedere l'interno del problema. Altrimenti non si spiega: possibile che tutte e cinque (la sesta è stata uccisa da un vicino di casa) non abbiano denunciato? C'è qualcosa che non quadra. C'è un buco tra l'affidarsi alle forze dell'ordine e il momento dopo. Tutti noi dobbiamo sentire sulla coscienza queste morti e questi dodici orfani».

E l'Itala è quarta o quinta in Europa per femminicidi.

«Assolutamente sì, ma non giustifica che queste donne continuino a morire. Noi dobbiamo essere quelli che hanno pochissimi casi. Perché abbiamo messo a punto provvedimenti legislativi, case rifugio; gli strumenti ci sono. Bisogna capire dove si inceppa il meccanismo».

Che fare?

«Vorrei più attenzione da parte della magistratura alla denunce. La ragazza siciliana, uccisa sul lungomare di Acritrezza dall'ex fidanzato, aveva denunciato, perché era libero? Non c'erano gli estremi per il braccialetto? È ora di fermarsi e riflettere per dire basta una volta per tutte».