I vaccini e la dimensione etica della politica
di Giuseppe Savagnone
Supporting Africa Vaccination Week in Sierra Leone,
di DFID – UK Department for International Development, su Flickr
Il paradosso di cui si tace
Mentre nei Paesi occidentali si litiga sul diritto di non vaccinarsi – i giornali sono pieni delle polemiche su questo punto –, al resto del mondo viene di fatto negato il diritto di vaccinarsi. È il paradosso evidenziato da una presa di posizione dell’Oms – l’Organizzazione mondiale della sanità –, che proprio in questi giorni ha fatto alle nazioni ricche la proposta di ritardare la somministrazione della terza dose dei vaccini, per cederne una parte a quelle povere, che non sono state finora in grado di garantire ai loro abitanti neppure la prima dose.
La richiesta – peraltro subito respinta su entrambe le sponde dell’Atlantico – si collocava in un contesto in cui i Paesi industrializzati già da tempo si sono accaparrati l’80% delle dosi disponibili. Una mossa preventiva che ha creato una evidente disparità.
E tuttavia il direttore generale dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, nella sua ultima dichiarazione, non ha insistito su questo punto, riconoscendo la legittimità della preoccupazione dei governi occidentali di garantire la salute dei loro cittadini. «Però» – ha aggiunto – «non possiamo accettare che Paesi che hanno già utilizzato la maggior parte dei vaccini vogliano utilizzarli ancora di più, mentre le popolazioni più vulnerabili del mondo continuano a rimanere senza protezione».
Sta di fatto che nei Paesi ricchi è già vaccinata il 51% della popolazione, a fronte dell’1,36% dei Paesi poveri. In tutta l’Africa, solo il Marocco dispone di vaccini per più del 20% della popolazione. Negli altri Stati africani, secondo i dati dell’Unicef, non si arriva neppure al 5%. In alcuni, come il Mali, il Chad e il Congo, si è addirittura al di sotto dell’1%.
Sono cifre impressionanti, indice di una disparità che nessun argomento può giustificare. La rivista «Nature» ha previsto che la maggior parte degli abitanti dei Paesi poveri potrà accedere al vaccino solo fra due anni. Se tutto va bene… E Ma di tutto questo i nostri giornali e le nostre televisioni non parlano, o parlano pochissimo.
A completare questo quadro inquietante, arriva adesso la notizia che le multinazionali farmaceutiche produttrici di Pfizer e Moderna – ovviamente appartenenti al quel mondo ricco che non si preoccupa delle sorti di quello povero – hanno chiesto e ottenuto dall’Unione Europea un consistente incremento di prezzo sui loro vaccini. Ogni dose di Pfizer passerà da 15 a 19,50 euro, mentre ogni dose di Moderna da 19 a 21 euro.
Le logiche della politica attuale
Non sono un “complottista” e non penso che ci siano dietro tutto quello che sta accadendo delle macchinazioni ordite da “oscuri poteri”. Non c’è bisogno di queste ipotesi fantascientifiche per spiegare i paradossi di un pianeta che continua ad essere, anche nei momenti di emergenza come questo, diviso tra ricchi e poveri e in cui i primi prosperano mentre i secondi muoiono. Basta rendersi conto che gli egoismi nazionali e i meccanismi del profitto – quelli sì, internazionali – agiscono inesorabilmente, se lasciati a se stessi, per segnare la disparità tra chi è più forte e chi è più debole. Le motivazioni umanitarie hanno un loro ruolo, soprattutto nei discorsi ufficiali, ma incidono solo nella misura in cui non si pongono in contrasto con gli interessi particolaristici degli Stati più forti.
Questo non annulla, evidentemente, le differenze tra regimi democratici e totalitari, tra Stati che calpestano apertamente i diritti umani e Stati che cercano in qualche modo di tutelarli, anche se tra molte contraddizioni, tra politiche spudoratamente imperialiste e politiche più attente al rispetto dei popoli. Ma queste distinzioni, che sarebbe qualunquistico negare, non impediscono alla politica – almeno a quella che abbiamo sotto gli occhi – di ispirarsi in ultima istanza alla legge del più forte. La verità e la giustizia, nei casi migliori, non sono del tutto ignorate, come non lo è il bene comune, ma solo nella misura in cui non entrano in contrasto con gli interessi di parte.
Per non essere “idioti”
Di questa situazione ci si può rendere conto oppure no. Nella seconda ipotesi ci si può dedicare con totale passione a risolvere i problemi della propria vita – tutelarsi dal contagio, vaccinarsi oppure no, salvaguardare il proprio lavoro nei tempi della pandemia, ecc. – ignari della loro relatività rispetto a quelli di miliardi di persone che vedono messa in gioco la loro sopravvivenza a causa della povertà.
I greci avevano un termine, per indicare le persone che pensano solo alle cose proprie – in greco “idia” –, che è passato nella nostra lingua come un generico insulto, ma che andrebbe recuperato nel suo significato etimologico: “idiotai”, idioti. In questo senso, “idiota” sarebbe colui che crede di potersi salvare da solo, ignorando i problemi degli altri, oppure, come membro di una comunità politica, di poter realizzare gli interessi di quest’ultima senza curarsi di quelli del pianeta.
Se invece ci si rende conto della situazione, l’alternativa è tra rassegnarsi, magari evitando di pensarci – molti lo fanno –, oppure cercare di allargare ad altri la propria consapevolezza che c’è nel mondo attuale qualcosa di profondamente sbagliato, e tentare di creare, insieme, le condizioni per un cambiamento radicale.
È possibile questo? La sola via che vedo è un profondo rinnovamento della politica. A cominciare dal basso. I capi di governo che oggi respingono la proposta dell’Oms di rinviare la terza dose del vaccino per aiutare chi è più povero, non sono, ovviamente, degli egoisti, e forse personalmente praticano forme di carità vero i bisognosi. Ma sanno bene che l’opinione pubblica dei loro Paesi li crocifiggerebbe se essi si preoccupassero. Soprattutto nei Paesi democratici, è il consenso a generare e legittimare il potere politico.
Perciò, se non cambiano la mentalità e gli atteggiamenti pratici degli elettori, non c’è da stupirsi che quelli degli eletti siano quelli che sono. Aristotele pensava che la politica fosse una parte – la più elevata – dell’etica. Dopo Machiavelli, noi abbiamo separato le due cose. Così, oggi molti italiani avrebbero gravi scrupoli morali se, vedendo una persona annegare, non facessero nulla per salvarla, ma apprezzano che il loro governo si accaparri i vaccini, anzi protesterebbero esasperati se decidesse di darne una parte a chi non ne ha.
Il problema dei vaccini ci pone davanti all’urgenza di educare i cittadini a recuperare la dimensione etica della politica. Si scoprirebbe, allora, che la morale non consiste nel sacrificarsi per gli altri, ma nel comprendere che il nostro bene, al di là delle apparenze immediate, non può prescindere da quello altrui. Anche a proposito dei vaccini, è stato osservato che, in un mondo ormai globalizzato, è illusorio credere di salvarsi dal Covid da soli. È interesse anche dei ricchi che i poveri abbiano la possibilità di vaccinarsi. Forse anche di questo, e non solo della obbligatorietà o meno del vaccino, dovremmo prima o poi avere il coraggio di parlare.
(fonte: Tuttavia 06/08/2021)