mercoledì 28 aprile 2021

Il vescovo Carlassare dopo l'attentato: «Perdono dal profondo del cuore» - Il perdono quando è insieme alla misericordia può portare a una vera giustizia e unisce Pastore e popolo

Il vescovo Carlassare dopo l'attentato:
«Perdono dal profondo del cuore» 
Il perdono quando è insieme alla misericordia 
può portare a una vera giustizia e unisce Pastore e popolo 

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Mons. Carlassare: “Tornerò a camminare. 
Continuerò servizio missionario come prima”


“Io sto prendendo forza di giorno in giorno e tutto andrà per il meglio. Tornerò a camminare e continuerò il mio servizio missionario come prima”. Così il vescovo eletto di Rumbek (Sud Sudan), mons. Christian Carlassare, in un’intervista di Maurizio Di Schino per il Tg2000, il telegiornale di Tv2000, in collegamento dal letto d’ospedale a Nairobi in Kenya racconta il suo stato di salute in seguito al grave attentato avvenuto nella notte tra il 25 e il 26 aprile. “Sono in un letto d’ospedale – ha aggiunto mons. Carlassare - dove i medici si stanno prendendo cura di me. Hanno visitato le mie gambe colpite da alcuni proiettili e hanno ripulito le ferite”. “Subito dopo l’attentato – ha proseguito mons. Carlassare a Tv2000 - quando sono stato portato all’ospedale di Rumbek e ho avuto la prima operazione molta gente è venuta a farmi visita. Ho visto donne, giovani, persone di governo. Tante persone che si sentivano di mostrarmi la loro solidarietà. Io ero a letto sofferente per i quattro proiettili che erano nelle mie gambe ma ho visto che la sofferenza della gente era molto più forte della mia. Se io avevo una speranza forte di guarire, loro avevano paura che li lasciassi o di avermi in qualche modo deluso”. “Per questo ho pensato – ha concluso mons. Carlassare a Tv2000 - che il messaggio del perdono è l’unico che in questa situazione può portare a una vera giustizia. Si cerca sempre la giustizia ma ci si dimentica sempre della misericordia. In questo momento speriamo che emerga la verità affinché questi avvenimenti non accadano mai più. Sappiamo che dal perdono può nascere una trasformazione”.

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Il vescovo Carlassare
«Perdono dal profondo del cuore»


«Perdono queste persone dal più profondo del cuore». Padre Christian Carlassare, il vescovo eletto della diocesi di Rumbek ferito alle gambe, nella notte tra domenica e lunedì, in un agguato in Sud Sudan mentre si trovava nella propria abitazione, risponde al telefono dal suo letto nell’ospedale di Nairobi, in Kenya. Nella notte ha subito una nuova operazione per ripulire le ferite dalle schegge di proiettile e il suo stato d’animo è tranquillo, quasi del tutto sereno. Alla domanda se, nel più profondo del cuore, si sente di condannare gli autori di un così terribile atto, risponde di no: «Perché sono giovani e certamente non l’hanno fatto per una ragione contro di me. Sospetto che qualcuno gli abbia commissionato questo gesto. Dunque, mi sento di perdonare come perdono chi li ha spinti ad agire. E lo faccio a nome di tutta la gente di Rumbek che, quando sono stato colpito, era fuori dall’ospedale cittadino e dall’aeroporto, dicendomi: padre non abbandonarci, padre ritorna. Non volevano lasciarmi partire per non perdere il loro vescovo».

Il direttore della sala stampa della Santa Sede, Matteo Bruni, ha informato che Papa Francesco è vicino con la preghiera al giovane pastore.

Il dubbio lacerante sul perché aggredire un missionario impegnato nella pacificazione nazionale e nella ricomposizione degli scontri tra etnie, non spaventa più di tanto Carlassare che ipotizza, però, come la vicenda «possa essere legata ad un avvertimento, un atto intimidatorio, dato che, se avessero voluto ammazzarmi, avrebbero potuto farlo con estrema facilità mentre la motivazione del furto la posso escludere con sicurezza». Una cosa è certa: il suo ferimento non cancellerà il profondo desiderio di portare avanti la sua azione pacificatrice nel tentativo di far cessare ogni odio etnico. «Questa — risponde più sicuro — non è la mia azione ma l’azione della Chiesa. È il messaggio del vangelo che non può cambiare davanti agli ostacoli e alle difficoltà. La situazione di croce che stiamo vivendo ci costringe, anzi, ad essere più fedeli ancora al messaggio del vangelo sapendo anche che si potrà pagarne il prezzo».
(fonte: L'Osservatore Romano, articolo di Federico Piana 27/04/2021)

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Morire insieme vivere insieme
Scritto da Tonio Dell'Olio - Mosaico dei Giorni 28/04/2021

"Torna, padre, se devi morire, moriremo insieme". È ciò che la gente di Rumbek ha gridato all'aeroporto mentre trasportavano il vescovo eletto Christian Carlassare a Juba (e poi a Nairobi) per consentirgli le cure necessarie dopo l'attentato che aveva subito la notte precedente.

Non ci interessa, in questa sede, entrare nel merito di una vicenda intricatissima di cui a noi occidentali mancano le chiavi di lettura. Mi interessa piuttosto quel sentimento che ha attraversato le persone di Rumbek e che è diventato urlo, invito, dichiarazione compromettente. In questa situazione si sono invertiti i ruoli al punto che non è il pastore che sceglie di dare la vita per il gregge che gli viene affidato, ma piuttosto quel popolo ad accettare, accogliere, scegliere la sorte toccata al pastore. È al di là del Vangelo. Un morire "con" te che supera persino il morire "per" te. Un filo come un'arteria che tiene uniti pastore e popolo in vita e in morte. E anche oltre. Se ne prende coscienza quando, con prove evidenti, l'altro dimostra di avermi talmente a cuore da decidere persino di dare per me quanto ha di più caro: la vita. La qualità delle nostre comunità, tanto di fede che sociali, si ritroverebbero in un balzo di qualità se solo lo si comprendesse.