giovedì 25 febbraio 2021

DONNE E CHIESA "Oltre il clericalismo una comunità di fratelli e sorelle" di Paola Lazzarini

DONNE E CHIESA 
Oltre il clericalismo una comunità di fratelli e sorelle
di Paola Lazzarini* 


Le recenti scelte compiute da Papa Francesco di ammettere le donne al lettorato e all’accolitato e di nominare una donna a vicesegretario del prossimo sinodo, con diritto di voto, hanno riportato all’attenzione il lavoro quotidiano e spesso negletto di tanti gruppi e associazioni di donne in tutto il mondo che si battono perché a una pari dignità, corrispondano anche pari diritti nella Chiesa.

L’esperienza italiana di Donne per la Chiesa è nata nel 2017, quando ho radunato un piccolo gruppo di amiche, differenti per provenienza geografica ed ecclesiale, insieme alle quali riflettere sulla nostra esperienza di Chiesa. Attraverso un percorso di revisione di vita, condotto all’interno di un gruppo Facebook che ci permetteva di confrontarci anche a distanza, abbiamo guardato alle tante forme di riduzione delle donne nella Chiesa: i modelli precostituiti ai quali dover aderire in famiglia, il ruolo gregario nelle comunità, l’esclusione dai processi decisionali ecclesiali. Catechiste, direttrici del coro, vicepresidenti che fanno la gran parte del lavoro, ma che spariscono quando si deve rappresentare l’associazione e si preferisce un uomo perché più autorevole… questi modelli, così ristretti, stereotipati e così lontani dalla competenza, creatività e assertività delle donne reali ci facevano soffrire, soprattutto pensando alle più giovani, alle nostre figlie che stavano ormai lasciando la Chiesa anche perché non trovavano modelli di donna affascinanti per loro, figure femminili che valessero per ciò che sapevano realizzare e non solo per i figli che avevano partorito, per i rosari che avevano sgranato o per l’immacolata virtù. 

il Manifesto del 2018 

Da questo lavoro di riflessione, nel solco de «il personale è politico» della tradizione femminista, è scaturito un Manifesto che abbiamo reso pubblico nel febbraio 2018. La nostra sorpresa è stata grande nel vedere con quanta attenzione è stato accolto, ancora non sapevamo di introdurci in un momento di grandissimo fermento. Il clima culturale era cambiato con l’esplosione del movimento del #metoo nell’ottobre 2017 che aveva scoperchiato un sistema di molestie, abusi sessuali e vessazioni subite dalle donne sui luoghi di lavoro e le donne cattoliche hanno sentito che era venuta l’ora per scoperchiare a loro volta il sistema non meno degradante in vigore nella Chiesa. 

L’allora direttrice di Donne Chiesa Mondo dell’Osservatore Romano, Lucetta Scaraffia, decise di pubblicare il nostro Manifesto nella colonna laterale dell’inchiesta sul lavoro gratuito delle suore (1). Quell’articolo fece il giro del mondo (e il nostro Manifesto con esso), suscitando interesse tanto all’interno, quanto – e forse ancor più – all’esterno della Chiesa: da un lato finalmente diventava visibile la condizione di subalternità a cui molte religiose sono sottoposte, dall’altra un gruppo di laiche italiane finalmente parlavano con libertà della loro esperienza di una Chiesa che non ha spazio per le donne adulte. 
L’8 marzo 2018 si verificò un altro evento significativo: a Voices of Faith, iniziativa svizzera per la promozione della leadership femminile nella Chiesa, venne negata la possibilità di svolgere il proprio evento annuale entro le mura vaticane, come accaduto fino a quel momento, a causa della presenza scomoda di Mary McAleese, ex presidente dell’Irlanda, donna cattolica pubblicamente favorevole al matrimonio tra persone dello stesso sesso. Voices of Faith decise di procedere comunque con l’evento, spostandosi appena fuori dalle mura, nella curia generalizia dei Gesuiti. 
In quel momento in tante abbiamo capito che era venuto il momento di essere più audaci. 

Nell’autunno 2018 si aprì il sinodo sui giovani e insieme a molte associazioni di donne in tutto ci siamo mobilitate con manifestazioni e raccolta di firme per chiedere al Papa che anche le Superiore maggiori presenti al Sinodo avessero diritto di voto. Era la prima volta che veniva posto il problema e anche se il fine non fu raggiunto, la campagna arrivò a raccogliere circa 10.000 firme, non poche per una questione così particolare e per addetti ai lavori. 
Ancora pochi mesi e nel maggio 2019 si alzò il vento tedesco con lo sciopero delle donne del neonato movimento Maria 2.0, che offrì nuova energia e speranza a tutte. A novembre 2019 Voices of Faith riunì tutte le associazioni femminili dell’area germanofona (tedesche, svizzere e austriache) per costituire il Catholic women’s council (Cwc), un gruppo «ombrello» con lo scopo di rendere stabili la rete e le collaborazioni e nel gennaio 2020, a Roma, questa rete diventò globale, in un incontro che resta uno dei momenti più importanti della mia vita. 

Un nuovo modo di stare nella Chiesa 

In questi tre anni e mezzo Donne per la Chiesa si è costituita in un’associazione, al suo interno si sono organizzati dei gruppi locali in diverse città d’Italia e abbiamo promosso eventi di approfondimento e mobilitazione, sia da sole che in collaborazione con altri membri del Cwc o di altre realtà italiane. La nostra specificità è che non siamo teologhe, ma donne «normali» che vivono la Chiesa nelle sue molteplici forme, nelle parrocchie, nei movimenti, nelle associazioni e rappresentiamo quindi proprio quella parte del popolo di Dio che è stato dato per scontato per tanto tempo, quelle che mandavano avanti le cose comunque, quelle che – purché i bambini avessero il catechismo da frequentare e il Grest a giugno – hanno sempre accettato tutto. Ora non più, è ora di stabilire nuove modalità, più assertive, di stare nella Chiesa. 

Il nostro approccio è senz’altro da attiviste, facciamo campagne ed eravamo pronte anche a scendere in piazza lo scorso 8 marzo a Milano, quando il covid ce lo ha impedito, ma al centro del nostro lavoro c’è la contemplazione delle relazioni di Gesù con le donne. Lo contempliamo scardinare il modo tradizionale di intendere le donne, valorizzando la loro fede personale, a volte sfacciata, scomoda e insistente. Guardiamo come il nostro Maestro si sia lasciato coinvolgere nel rapporto personale con donne tutt’altro che angeliche, si sia fatto guidare da sua madre in momenti cardine della sua missione e abbia fatto della Maddalena la prima annunciatrice della resurrezione. Qui c’è il senso del nostro impegno: una Chiesa così. E nella fatica, a volte, di continuare a sentirsi parte di una Chiesa che invece non accenna a smarcarsi dal clericalismo e che fa pesare ogni più piccola concessione, anche quando arriva oltre il tempo massimo, si può comunque essere grate per le tante sorelle incontrate, in Italia e nel mondo e anche per la possibilità di vedere qualche piccolo e parziale risultato del nostro impegno, come sta avvenendo con le citate decisioni prese da Papa Francesco. Il cammino è ancora molto lungo, a volte c’è la tentazione di lasciarsi «cadere le braccia», ma come diceva Dorothy Day «Nessuno ha il diritto di mettersi a sedere e sentirsi disperato. C’è troppo lavoro da fare».

Nota (1) Di Marie-Lucile Kubacki

*Paola Lazzarini scrittrice fondatrice e presidente dell’associazione «Donne per la Chiesa»
(fonte Rocca n. 5 del 1 marzo 2021)

Vedi anche il post precedente (all'interno numerosi link a post della stessa tematica):