venerdì 15 gennaio 2021

Ministeri istituiti alle donne: non è cosa da poco

Ministeri istituiti alle donne:
non è cosa da poco

Nella ridda di voci, favorevoli e critiche, che hanno accolto la scelta di papa Francesco di ammettere le donne a lettorato e accolitato, alcuni elementi consentono di pensare che si sia aperto un processo di trasformazione.


La notizia, lunedì 11 gennaio, è arrivata quantomeno inattesa: papa Francesco, con il Motu proprio «Spiritus Domini», consente «l’accesso delle persone di sesso femminile al ministero istituito del lettorato e dell’accolitato».

Subito è stato un bailamme di voci, maschili e femminili, favorevoli e critiche (alcune perfino irridenti). Uno dei temi ricorrenti in queste ultime linee di pensiero ruota intorno alla scarsa novità del provvedimento: Scaraffia afferma che «il lettorato e l’accolitato sono due ministeri che le donne fanno dal Concilio Vaticano II. Persino nelle messe del Papa ci sono». Nessuna novità, quindi, anzi una battuta d’arresto, che si teme definitiva, nel processo di ammissione delle donne al diaconato.

Io mi trovo nella posizione opposta e vorrei spiegare brevemente e schematicamente perché per me non è cosa da poco.

1. Cominciamo dal dato oggettivo: cosa è successo? Concretamente sono state cancellate tre paroline presenti nel Codice di Diritto Canonico (1983). Fino a sabato 9 gennaio, esso recitava:

Can. 230 § 1. I laici di sesso maschile che abbiano l’età e le doti determinate con decreto dalla Conferenza Episcopale, possono essere assunti stabilmente, mediante il rito liturgico stabilito, ai ministeri di lettori e di accoliti; tuttavia tale conferimento non attribuisce loro il diritto al sostentamento o alla rimunerazione da parte della Chiesa.

Ora quelle tre paroline – di sesso maschile – non ci sono più. Cadute, elise, scomparse. Tutto il resto rimane immutato. È stata semplicemente tolta una specificazione che era lì da troppo tempo, intorno alla quale da tanto tempo si levavano voci critiche, ma che nessuno aveva avuto mai il coraggio di toccare.

2. La dimensione di maggior rilievo in questa scelta è di carattere teologico ed ecclesiologico. Lettorato e accolitato sono ministeri istituiti, ossia non hanno nulla a che fare col ministero ordinato ma hanno carattere laicale. Serena Noceti in un articolo del 2012 che merita di essere letto spiega molto bene che «la questione della ministerialità dei laici nella chiesa si trova, in fondo, al cuore del processo di recezione e di ermeneutica del concilio»; Noceti ricorda, inoltre, come i ministeri istituiti si radichino sulla condizione battesimale, che è la stessa per uomini e donne, in una comune dignità e co-responsabilità. Il testo di Francesco si apre proprio su questa dimensione, affermando che lungo la storia, mediante un rito liturgico non sacramentale, sono stati affidati alcuni compiti specifici ai laici, che esercitano così in una forma peculiare il proprio sacerdozio battesimale. Significativa in questo senso mi pare anche la data in cui il documento è stato siglato: il 10 di gennaio, Festa del Battesimo del Signore.

3. Finalmente, le donne. Questo è stato l’aspetto più sottolineato, comprensibilmente. Se la dignità battesimale è comune a tutto il popolo di Dio, risultava infatti del tutto incomprensibile come ministeri di carattere laicale fossero preclusi alla metà di detto popolo, in nome di una tradizione che, nei fatti, era già stata ampiamente superata. Lettrici, ministre straordinarie dell’Eucaristia, presenti presso gli altari da molti anni, le donne però lo sono state finora in modo provvisorio e informale. Cosa cambia quindi? Lo spiego usando le parole di Stefano Sodaro, canonista che su Facebook sottolinea come «avremo donne che potranno ad esempio, se istituite accolite, in camice liturgico, ricevere dal vescovo la benedizione davanti all’assemblea ed alle quali sarà consegnata la patena ed il calice con queste parole: “Ricevi il vassoio con il pane e il calice con il vino per la celebrazione dell’Eucaristia e la tua vita sia degna del servizio alla mensa del Signore e della Chiesa.” Le accolite potranno distribuire, in camice liturgico, l’Eucarestia nell’assemblea». E continua richiamando l’attenzione su un elemento sottostimato, ovvero la dimensione simbolica di tutto questo. Le donne hanno ora accesso alla sfera del sacro in modo nuovo, riconosciuto e stabile, non provvisorio e suppletivo. Si innesca così nel popolo di Dio un cambiamento importante a livello di rappresentazioni, si promuove lo sviluppo di uno sguardo del tutto nuovo, si inaugura un processo.

4. Anche la formazione, pur rimanendo implicita nella scelta del papa, non è elemento di poco conto. Dove si sceglierà di valorizzare davvero la prospettiva dischiusa dal Motu Proprio, questi ministeri saranno conferiti ai laici, maschi e femmine, uscendo finalmente dalla loro esclusiva funzionalizzazione al ministero ordinato (come è stato finora). Ma l’istituzione di nuovi accoliti e accolite, lettori e lettrici passerà necessariamente attraverso una seria azione formativa che potrà far crescere non solo chi la riceve ma anche chi, attraverso il loro servizio, ne gode.

5. L’aspetto che ho tenuto per ultimo in realtà ultimo non è. In quel poco che ho letto ho trovato espressa prevalentemente la prospettiva occidentale. Parliamo e pensiamo come se si trattasse di una modifica che riguarda solo noi. Forse dimentichiamo che il Codice di Diritto Canonico vale per tutta la chiesa cattolica latina e ha quindi dimensione mondiale. Mi pare utile sottolineare la portata di una simile pari dignità, riconosciuta, codificata, e quindi esercitabile dai corpi, visibile, in paesi dove il patriarcato è assai più radicato e oppressivo che nelle nostre realtà. Ci sono ancora luoghi dove il detto paolino ‘le donne tacciano nell’assemblea’ (1Cor 14,34) è vero non solo a livello ecclesiale ma prima ancora a livello sociale. Per le dinamiche di cui sopra, in quelle periferie di cui dimentichiamo l’esistenza, dare corpo e corpi al comune sacerdozio battesimale potrà diventare elemento dirompente di trasformazione.