sabato 23 gennaio 2021

"Amanda, Luca e Joy, tessitori di speranza contro il nichilismo" di Andrea Monda

Amanda, Luca e Joy, 
tessitori di speranza contro il nichilismo


di Andrea Monda

Amanda Gorman, il suo nome è ormai noto. Luca Milanese invece ho la sensazione che non sia poi così famoso. Di Joy infine, al momento, conosco solo il nome. Amanda, Luca e Joy, che non si conoscono, hanno in comune l’età, molto giovane. E anche il fatto che in questi giorni alcune “istituzioni” molto più vecchie, anzi antiche, hanno deciso di scommettere su di loro, hanno voluto dargli molto spazio, mettendosi in ascolto di quello che avevano da dire. E loro hanno parlato. Amanda è stata ascoltata da mezzo mondo, lì con i suoi 22 anni e il cappottino giallo che risplendeva nel sole di Washington. Bisogna dare atto a chi ha organizzato l’evento dell’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti d’America: Amanda è stata la più giovane poetessa a cui è stato affidato “lo spazio della poesia” per il saluto al nuovo inquilino della Casa Bianca. La più giovane poetessa per il più anziano presidente della storia degli Usa. Biden con i suoi 78 anni potrebbe essere tranquillamente nonno della bella ed elegante Amanda. Sessant’anni fa per salutare Kennedy fu chiamato un poeta del calibro di Robert Frost, oggi la giovanissima afroamericana Amanda Gorman. La cosa deve far riflettere, sorridere, e sperare.

La stessa logica è quella che ha spinto Papa Francesco, una “istituzione” molto più antica del governo degli Stati Uniti, a “scommettere” su Luca Milanese, anche lui poeta, anni 28, sei in più di Amanda. Il Papa non ha “usato” una logica, il suo è un gesto che, come tanti altri, gli è venuto naturale, senza starci a pensare troppo, del resto sono quasi otto anni che predica, tra le altre cose, la necessità di riallacciare quel filo spezzato che esiste tra le generazioni, tra nonni e nipoti. E lui ieri ha fatto questo, ha fatto il nonno che si è messo in dialogo, cioè innanzitutto in ascolto, di due ragazzi che sono diventati come suoi due nipoti: Luca, giovane poeta che ha pubblicato una raccolta di liriche, intitolata Rime a sorpresa, alla quale il Papa, è il caso di dire veramente “a sorpresa”, ha voluto scrivere la prefazione, e Joy, una ragazza nigeriana che non ha scritto nulla ma è la protagonista del testo biografico scritto su di lei da Mariapia Bonanate Io sono Joy, che racconta le sue (dis)avventure. Di Luca e Joy abbiamo parlato ieri su queste pagine. La storia di Joy non è “lirica”, ma drammatica. Però tra le righe di quella vicenda, ricca di crepe e fratture filtra una luce, passa quell’ossigeno che diventa parola, racconto, e così arriva fino a noi, anche grazie all’aiuto di chi come Francesco si ferma ad ascoltare e si lascia com-muovere. Il nome Joy fa venire in mente il bel titolo dell’autobiografia dello scrittore inglese C.S. Lewis, Surprised by Joy, “Sorpreso dalla gioia”, e di fronte a questi tre piccoli episodi la sensazione è proprio quella: una lieta meraviglia per un Papa che non scrive una prefazione al libro di un poeta classico, Dante, Borges o il suo amato Virgilio, ma sceglie Luca Milanese, un poeta inevitabilmente “acerbo”, per meglio dire, un germoglio. È la conferma di quella visione che il Papa sin dall’inizio ha offerto all’attenzione di chi si mette in ascolto della sua parola: avviare i processi, non occupare spazi. Avviare e anche accompagnare, proprio come i nonni che con la forza dell’esperienza che è diventata memoria conducono per mano i nipoti dandogli respiro, orizzonte, fiducia.

Amanda, Luca e Joy hanno in comune non solo l’età ma anche la parola, poetica e narrativa. Questi tre giovani sono diventati storie, racconto e le loro storie “fanno testo”, nel senso di “tessuto”. Di questo oggi c’è estremo bisogno, di tessitori, capaci di ricucire gli strappi che lacerano le relazioni personali e quindi il “tessuto” sociale. Tanto si è detto negli ultimi decenni della nostra società contemporanea, definita spesso come “nichilista”, una parola che viene da nihil, “niente”, ma nihil a sua volta viene da “ne-hilum”, cioè “senza filo”. Abbiamo perso il filo e tutto è sfilacciato, sconnesso, ma nulla è perduto: se ci sforziamo a riallacciare i legami tra le generazioni la storia degli uomini, fatta di tante storie (tutte grandi) come quelle di Amanda, Luca e Joy, potrà ripartire, riprendere vita, espandersi. È un lavoro da tessitori, cioè da poeti, giovani e vecchi, insieme.
(fonte: L'Osservatore Romano 22 gennaio 2021)