lunedì 21 dicembre 2020

LITURGIA DOMESTICA - NATALE DEL SIGNORE "Oggi è nato per noi il Salvatore!" - Fraternità Carmelitana di Barcellona Pozzo di Gotto

LITURGIA DOMESTICA
NATALE DEL SIGNORE 
"Oggi è nato per noi il Salvatore!"

Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto
a cura di fr. Egidio Palumbo



Preparare in casa
 l’“angolo della preghiera” 

Entriamo nel tempo liturgico dell’Avvento, tempo di attesa vigilante e operosa del Signore che viene. Egli è già venuto nell’umiltà facendosi uomo, ed è morto, è risorto e vive in mezzo a noi. Eppure egli ha promesso di venire ancora in un giorno che non ci è dato di sapere: verrà come Risorto, nel segno del dono di sé, per portare a compimento l’opera che ha iniziato realizzando il suo regno di amore, di giustizia e di pace. 

Noi dobbiamo soltanto attenderlo con operosa vigilanza. Perciò ad ogni celebrazione eucaristica diciamo: «Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, nell’attesa della tua venuta». E anche per questo nel Padre Nostro invochiamo: «venga il tuo regno». 

Ebbene, siamo chiamati a vivere l’Avvento con attesa vigilante, pronti, cioè, a cogliere i segni della sua venuta. E così saremo preparati a celebrare il Natale del Signore, dove faremo memoria-attualizzazione della sua prima venuta nella piccolezza, nell’umiltà e nel dono di sé; e, nel contempo, faremo memoria-attualizzazione della sua seconda venuta che attendiamo come Risorto, il quale verrà sempre nel segno della piccolezza, dell’umiltà e del dono di sé. 

Un modo per attenderlo nella vigilanza è quello di perseverare nella preghiera in famiglia. Non esiste solo la chiesa parrocchiale o la chiesa santuario per pregare. Per i cristiani ognuno – a motivo del battesimo e della cresima – è sacerdote in Cristo e quindi chiamato a pregare per sé e per gli altri, e ogni famiglia cristiana è chiamata per vocazione ad essere chiesa domestica

Per cui ogni famiglia può approntare in casa l’“angolo della preghiera”, quello che i nostri fratelli cristiani della chiesa orientale chiamano “l’angolo della bellezza”. 

In un luogo della casa, su un tavolo o su un mobile o su una mensola si possono collocare una icona del Cristo, una lampada (da accendere per la preghiera), una Bibbia aperta e un fiore. Ecco l’angolo bello, l’angolo da cui, attraverso l’icona, lo sguardo di Dio veglia sulla famiglia. Non siamo noi a guardare l’icona, ma è l’icona a guardare noi e ad aprirci alla realtà del mondo di Dio. 

Per il tempo di Avvento e di Natale l’“angolo della preghiera” diventa certamente il presepe e la corona dell’avvento (quattro candele a cerchio: ognuna si accende ad ogni domenica di avvento; a natale si sostituiscono con una candela bianca o dorata), che ci ricordano il Figlio di Dio, luce del mondo, venuto a stare con noi nella piccolezza, nell’umiltà, nel dono di sé e nell’accoglienza dei vicini (i pastori) e dei lontani (i magi). 

In questo angolo la famiglia si riunisce per pregare in un’ora del giorno compatibile con i ritmi di lavoro. 

Si può pregare seguendo varie modalità: 

- Prima modalità. Leggere il brano del vangelo della liturgia del giorno, breve pausa di silenzio, poi recitare con calma il salmo responsoriale corrispondente e concludere con la preghiera del Padre Nostro, la preghiera dei figli di Dio e dei fratelli in Cristo Gesù (per le indicazioni del vangelo e del salmo del giorno utilizzare il calendarietto liturgico). 

- Seconda modalità. Per chi sa utilizzare il libro della Liturgia delle Ore, alle Lodi e ai Vespri invece della lettura breve, leggere il vangelo del giorno alle Lodi e la prima lettura del giorno ai Vespri. 

- Terza modalità. Si può utilizzare un libretto ben fatto, acquistabile nelle librerie che vendono oggetti religiosi. Si intitola “Amen. La Parola che salva” delle edizioni San Paolo, costa € 3,90 ed esce ogni mese. 

Di ogni mese contiene: la preghiera delle Lodi del mattino, le letture bibliche della celebrazione eucaristica dei giorni feriali e della domenica con una breve riflessione, la preghiera dei Vespri della sera, la preghiera di Compieta prima del riposo notturno e altre preghiere. 

Scrive papa Francesco in Amoris Laetitia al n. 318, dando altri suggerimenti per la preghiera: 

«Si possono trovare alcuni minuti al giorno per stare uniti davanti al Signore vivo, dirgli le cose che preoccupano, pregare per i bisogni famigliari, pregare per qualcuno che sta passando un momento difficile, chiedergli aiuto per amare, rendergli grazie per la vita e le cose buone, chiedere alla Vergine di proteggerci con il suo manto di madre. Con parole semplici questo momento di preghiera può fare tantissimo bene alla famiglia». 

Sì, la preghiera in famiglia rafforza la nostra fede in Cristo Gesù e rende saldo il vincolo d’amore tra marito e moglie, tra i genitori e i figli, tra la famiglia e il territorio in cui abita e il mondo intero. 

In questa proposta di Liturgia Domestica seguiamo la prima modalità.  


Natale del Signore 

Oggi è nato per noi il Salvatore! 


I. Apertura della Liturgia domestica

Solista: Nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

Tutti: Amen.

(Accensione della candela bianca o dorata)


Tutti: Cantate al Signore un canto nuovo,
          cantante al Signore, uomini e donne di tutta la terra.
          Cantate al Signore, benedite il suo Nome
         “Emmanuele”, “Dio-con-noi”,
          a tutti i popoli narrate le sue meraviglie.


Solista: Oggi è nato per noi un Salvatore.
             Gloria a Dio nel più alto dei cieli,
             e sulla terra pace
             agli uomini che egli ama (Lc 2,11.14)


Tutti: Cantate al Signore un canto nuovo,
          cantante al Signore, uomini e donne di tutta la terra.
          Cantate al Signore, benedite il suo Nome
          “Emmanuele”, “Dio-con-noi”,
           a tutti i popoli narrate le sue meraviglie.



II. Ascolto orante del vangelo di Luca (2,1-14)
Apriamo il vangelo di Luca al cap. 2. Facciamo una breve pausa di silenzio, e poi chiediamo allo Spirito Santo che ci apra alla comprensione di questo scritto che contiene la Parola di Dio per noi oggi. 


Tutti: Vieni, Santo Spirito,
          manda a noi dal cielo
          un raggio della tua luce.
          Vieni, padre dei poveri,
          vieni, datore dei doni,
           vieni, luce dei cuori.


Leggiamo attentamente e con calma la pagina di Luca, cap. 2, dal verso 1 fino al verso 14.

Dopo la lettura del vangelo recitare insieme: 


  Mentre il silenzio fasciava la terra
  e la notte era a metà del suo corso,
  tu sei disceso, o Verbo di Dio, in solitudine e più alto silenzio




  Fin dal principio, da sempre tu sei,
  Verbo che crea e contiene ogni cosa,
  Verbo, sostanza di tutto il creato,

  Verbo, segreto di ogni parola.
  La creazione ti grida in silenzio,
  la profezia da sempre ti annuncia;

  ma il mistero ha ora una voce,
  al tuo vagito il silenzio è più fondo.

  E pure noi facciamo silenzio,
  più che parole il silenzio lo canti,
  il cuore ascolti quest’unico Verbo,
  che ora parla con voce di uomo.

  A te, Gesù, meraviglia del mondo,
  Dio che vivi nel cuore dell’uomo,
  Dio nascosto in carne mortale,
  a te l’amore che canta in silenzio.
                (Davide Turoldo)



1. Soffermiamo la nostra meditazione sul tempo liturgico del Natale del Signore, che ha termine con la festa del Battesimo del Signore. La celebrazione liturgica del Natale ha una sua peculiarità che meritare maggiore attenzione. 

Diciamo subito che la celebrazione del Natale del Signore non è finalizzata a festeggiare l’anniversario del “compleanno” di Gesù, né a festeggiare credendo che Gesù nasce ogni anno allo stesso modo di come storicamente avvenne duemila e più anni fa – intorno al 6-7 a.C. – in Palestina al tempo di Erode il Grande, re della Giudea, morto nel 4 a.C. (nel 750 secondo il calendario romano; il monaco cristiano Dionigi il Piccolo nel VI sec. calcolò erroneamente la data della nascita di Gesù assegnandola al 754 secondo il calendario romano e computando tale data come primo anno dell’era cristiana). Neppure si celebra liturgicamente il Natale come avvenimento folcloristico e consumistico, e nemmeno per fare del presepe un simbolo culturale per salvaguardare la nostra identità nazionale contro l’“invasione” dei migranti musulmani… 

La celebrazione liturgica del Natale del Signore, invece, è finalizzata alla memoria-attualizzazione della nascita di Gesù, considerata nella luce della Pasqua come evento di salvezza per la nostra (ri-)nascita oggi. È questa la prospettiva dei vangeli (Luca cap. 1-2 e Matteo cap. 1-2) e della liturgia della Chiesa. 



2. Con quale sapienza, allora, la liturgia della Chiesa motiva e articola la celebrazione del Natale del Signore? 

Leone Magno (390-461), vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica, parlava del «sacramento del Natale di Cristo», vale a dire: il Natale di Cristo ci comunica, nella realtà del segno, l’efficacia salvifica della sua morte e risurrezione, poiché Cristo viene a nascere in noi per farci rinascere alla vita di Dio, alla vita nuova, alla vita di figli di Dio e di fratelli e sorelle tra noi. Perciò Leone Magno contempla il Natale del Signore «non come il ricordo di un avvenimento passato, ma come un fatto che accade sotto i nostri occhi» (Omelia IX,1 di Natale); «la festa di oggi rinnova per noi il sacro Natale di Gesù, generato da Maria vergine; e mentre adoriamo la nascita del nostro Salvatore, ci ritroviamo a celebrare la nostra stessa nascita. La nascita di Cristo è l’origine del popolo cristiano: il natale del Capo è anche il natale del corpo [= popolo di Dio]» (Omelia VI,2 di Natale). 

Alla luce di queste autorevoli considerazioni, dove risalta evidente la prospettiva pasquale del Natale, comprendiamo ancora meglio la motivazione dell’istituzione di questa solennità, avvenuta a Roma nel IV sec. (intorno al 336) come cristianizzazione della festa pagana del 25 dicembre, giorno del solstizio di inverno, del “Natalis solis invicti”, ovvero del culto del sole vincitore sulla notte: in questo giorno la Chiesa di Roma inizia a festeggiare il giorno del “Natalis Christi” nella consapevolezza che lui è il «sole di giustizia» (Malachia 4,2), è lui che viene dall’oriente a visitarci «come sole che sorge dall’alto» (Luca 1,78), lui è la «luce del mondo» (Giovanni 8,12) che sorge vincitore sulle tenebre (Giovanni 1,5) e ci fa il dono di diventare «figli della luce e figli del giorno» (1Tessalonicesi 5,5). 

Qui è evidente la dimensione pasquale del Natale del Signore. Non a caso nel calendario liturgico romano del IV sec. tale festa era così indicata: “Natale del Signore nella carne. Pasqua”; e nella Chiesa orientale essa viene annunciata come “Pasqua, festa non lavorativa di tre giorni”; e in spagnolo si dice: “Pascua de Navidad”. 

3. Di tutto questo è valida testimonianza il fatto che la solennità del Natale del Signore nella Chiesa d’occidente è scandita da quattro celebrazioni eucaristiche: la Messa vespertina nella vigilia, la Messa della notte (e non di mezzanotte), la Messa dell’aurora e la Messa del giorno. La prima fu aggiunta con la riforma liturgica del concilio Vaticano II, invece la celebrazione delle altre tre si è andata sviluppando tra IV e il VI sec. Queste quattro celebrazioni caratterizzano la peculiarità della solennità del Natale del Signore. 

  a) La celebrazione eucaristica Vespertina del 24 dicembre (ovviamente trascurata, perché fervono i preparativi della vigilia per la celebrazione della Notte Santa) ha già un orientamento pasquale: invita, infatti, ad accogliere la Venuta del Signore, l’Emmanuele, il “Dio-con-noi” come evento di salvezza che ricapitola e assume in sé tutta la storia, tutte le generazioni dell’antico Israele, e anche le situazioni più problematiche accadute nello svolgersi di quelle generazioni (vedi il vangelo della genealogia di Gesù secondo Matteo 1,1-25; e la seconda lettura: Atti degli Apostoli 13,16-17.22-25). Venendo, il Signore sposa fino in fondo la nostra storia, sposa ognuno di noi, la Chiesa e tutta l’umanità, legandosi con un’Alleanza d’amore dai vincoli indissolubili (vedi il Salmo responsoriale: Sal 89), perché lui è lo Sposo fedele ad ogni generazione e non abbandona mai nessuno (vedi la prima lettura: Isaia 62,1-5).

  Generazioni, voi siete il suo fiume,
  e tu fiorito dal sangue di tutti:
  di prostitute, di uomini giusti,
  di assassini, di santi e pagani:

  tu vero figlio regale, Israele,
  poiché da Davide scendeva Giuseppe,
  sposo promesso alla vergine Madre,
  la santa terra tornata fedele.
  Tutto avvenne perché si adempisse
  quanto aveva già annunciato il profeta:
  «Ecco che avrà dallo Spirito il figlio,
  Iddio-con-noi sarà il suo nome».
            (Davide Turoldo)



   b) La celebrazione eucaristica della Notte Santa fa riecheggiare nel nostro oggi l’annuncio pasquale della nascita del Salvatore del mondo: «Vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi […] è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo Signore» (vedi il vangelo: Luca 2,10-11; il Salmo responsoriale: Salmo 96). 

Egli, il rifiutato e il non-accolto («per loro non c’era posto nell’albergo»), è il primogenito tra molti fratelli (che siamo noi credenti e l’intera umanità), è colui che accoglie tutti e si dona a tutti nella mangiatoia (segno profetico che viene indicato ai pastori), è colui che apre il cielo alla terra, ovvero Dio all’umanità, portando, non come Cesare Augusto una pseudo-pace che opprime e schiavizza, ma la pace vera che rende figli e fratelli liberi (vedi il vangelo: Luca 2,1-14; prima lettura: Is 9,1-3.5-6). Così egli manifesta la grazia/gratuità di Dio e ci insegna a vivere con sobrietà (vivere i valori che contano), giustizia (attenzione verso gli altri, specialmente i più fragili e indifesi) e pietà (vivere il vangelo coniugandolo con la vita quotidiana) (vedi seconda lettura: lettera di Paolo a Tito 2,11-14). La nascita del Salvatore del mondo, nella sua piccolezza e fragilità creaturale, interpella la nostra ri-nascita alla vita nuova, facendo morire in noi l’empietà e ogni forma di mondanità. Proclama il Prefazio III di Natale: «In lui oggi risplende in piena luce il misterioso scambio che ci ha redenti: la nostra debolezza è assunta dal Verbo, l’uomo mortale è innalzato a dignità perenne». 

  Ma chi crede ancora, Signore?
  Signore, è sempre più alta la notte sul mondo,
  sempre meno sappiamo cosa significhi il tuo Natale:
  Signore, salvaci da quest’orgia festaiola,
  e ognuno torni a scoprire
  in quale parte della terra tu nasca ancora,
  in quale squallida periferia,
  forse in qualche vita da noi stessa esclusa…
  Amen.
       (Davide Turoldo)




    c) La celebrazione eucaristica dell’Aurora fa riecheggiare nel nostro oggi l’annuncio pasquale della Luce divina che traspare dall’umanità di Cristo e risplende sull’intera famiglia umana (vedi Salmo responsoriale: Sal 97), venendo a cercare tutti gli smarriti e gli abbandonati (vedi prima lettura: Isaia 62,11-12). 

Lui, il non-accolto – perché non c’era posto per lui – accoglie i pastori – a quel tempo disprezzati e ritenuti incapaci di vivere con autenticità la Parola di Dio –, venuti ad ascoltare e vedere/contemplare in profondità il segno profetico del Bambino deposto nella mangiatoia, segno che indica la morte e la sepoltura di Gesù, il suo donarsi come pane spezzato per l’umanità e in particolare per i poveri, gli esclusi e gli scartati. 

Di fronte a tale segno profetico, i pastori – come nel tempo che verrà, alle prime luci dell’alba, le donne e i discepoli accorsi al sepolcro del Signore – si fanno annunciatori dell’evento, di ciò che hanno ascoltato e contemplato. E con loro Maria, la madre del Signore e vergine dell’aurora, che custodisce e medita gli eventi del Figlio (vedi il vangelo: Lc 2,15-20). 

Veramente nel segno profetico del bambino avvolto in fasce/bende e giacente nella mangiatoia, contemplato all’aurora prima delle luci dell’alba, si manifesta la bontà di Dio, il suo amore per l’umanità e la sua misericordia che gratuitamente salva (vedi la seconda lettura: lettera a Tito 3,4-7).


  Ecco un’aurora mai vista ora sorge!
  Genti, venite a vedere e correte:
  il suo vessillo si innalzate nel cielo, 
  sia sempre un bimbo il centro del mondo


  Voi stessi abbiate un cuore da fanciullo,
  il suo vangelo spandete nei venti:
  da una grotta di periferia
  così comincia a parlare il Signore:
  dite a tutti gli uomini quanto
  era promesso alla figlia di Sion:
  ecco ritorna il tuo Salvatore
  e sarà lui la tua ricca mercede.
      (Davide Turoldo)



    d) La celebrazione eucaristica del Giorno fa riecheggiare l’annuncio pasquale della Parola eterna di Dio, pronunciata molte volte e in diversi modi nei tempi antichi, ma che oggi parla a noi nel Figlio Gesù (vedi la seconda lettura: lettera agli Ebrei 1,1-6). 

Egli è la “Parola di Dio fatta carne”, fatta umanità come noi, perché nel suo modo umano e umanizzante di ascoltare e di pregare Dio suo Padre, di ascoltare e di incontrare uomini e donne, di rialzare gli sfiduciati e gli oppressi, di parlare a tutti con sapienza e parresìa/coraggio profetico, noi contempliamo il volto di Dio Padre che si fa più vicino alle sue creature (vedi il vangelo: Giovanni 1,1-18).


   Fin dal principio, tu sei, o Parola:
   verbo divino che crea e ricrea!
   È la Parola a presiedere il mondo,

   verbo che fonda la storia dell’uomo.
   Fin dal principio sei tu, o Parola,
   Parola fattasi carne nel Cristo!
   Verbo che suona in tutte le lingue,
   verbo segreto di ogni parola. […]


  Noi siamo appena una eco del Verbo,
  sillabe insieme all’intero creato:
  è lui il Verbo che tutto comprende,
  Verbo vivente che ora ci parla.
           (Davide Turoldo)


  Nell’umanità creaturale, limitata, debole e fragile di Gesù abitano in pienezza, come in nessun altro, Dio Padre e il Santo Spirito: perciò egli è il Figlio, immagine del Padre e suo dono gratuito per tutti; è colui che, nonostante le insidie del potere religioso e politico, viene a portare la pace e la consolazione, segni della presenza del Regno di Dio in mezzo a noi, ovvero della presenza reale e attiva di Dio Padre e Madre nella nostra storia (vedi la prima lettura: Isaia 52,7-10). 

  E, infatti, è nella storia che possiamo contemplare, in modo chiaro e trasparente, la salvezza del Signore (vedi salmo responsoriale: Salmo 98). Come? Quando diventiamo consapevoli che soltanto attraverso il nostro stile di vita umano e umanizzante – come quello di Gesù – possiamo testimoniare e annunciare in verità il nostro Dio. Quando comprendiamo che soltanto accogliendo e non escludendo, possiamo essere in questo mondo un piccolo segno della presenza relazionale e liberante di Cristo Gesù, e un piccolo segno di speranza per tutti. 

  La monaca e mistica carmelitana S. Elisabetta della Trinità affermava che i credenti con l’Incarnazione del Verbo sono chiamati a diventare una umanità aggiunta alla sua. Così ella scriveva riguardo a se stessa: «O Fuoco consumante, Spirito d’amore, “scendi sopra di me”, affinché si faccia nella mia anima come un’incarnazione del Verbo: che io sia per Lui una umanità aggiunta nella quale egli rinnovi tutto il suo Mistero». 

  Fare il presepe, per noi cristiani, vuol dire tutto questo: ci ricorda che il non-accolto Gesù, si è fatto accoglienza sapiente per tutti: per i vicini (i pastori) e i lontani (i Magi), ponendo così in questo mondo e in questa nostra storia un gesto di vera e autentica umanizzazione e quindi di salvezza dalla barbarie – anche un po’ animalesca – che spesso alberga nel cuore di ogni persona umana. Al riguardo papa Francesco ha scritto: «Maria è colei che sa trasformare una grotta per animali nella casa di Gesù, con alcune povere fasce e una montagna di tenerezza» (Evangelii gaudium, n. 286).


  Santa Maria, donna accogliente,
  aiutaci ad accogliere la Parola nell’intimo del cuore.
  A capire, cioè, come hai saputo fare tu,
  le irruzioni di Dio nella nostra vita.
  Egli non bussa alla porta per intimarci lo sfratto,
  ma per riempire di luce la nostra solitudine.
  Non entra in casa per metterci le manette,
  ma per restituirci il gusto della vera libertà.


  Lo sappiamo: è la paura del nuovo
  a renderci spesso inospitali nei confronti del Signore che viene.
  I cambiamenti ci danno fastidio.
  E siccome lui scombina sempre i nostri pensieri,
  mette in discussione i nostri programmi
  e manda in crisi le nostre certezze,
  ogni volta che sentiamo i suoi passi,
  evitiamo di incontrarlo […].

  Santa Maria, donna accogliente,
  rendici capaci di gesti ospitali verso i fratelli.
  Sperimentiamo tempi difficili,
  in cui il pericolo di essere defraudati dalla cattiveria della gente
  ci fa vivere tra porte blindate e sistemi di sicurezza.
  Non ci fidiamo più l’uno dell’altro. […]

  Disperdi, ti preghiamo, le nostre diffidenze.
  Facci uscire dalla trincea degli egoismi corporativi.
  Allenta le nostre ermetiche chiusure
  nei confronti di chi è diverso da noi.
  Abbati le nostre frontiere:
  le frontiere culturali, prima di quelle geografiche.
            (don Tonino Bello)


III. Intercessioni
Solista: Preghiamo e benediciamo Dio nostro Padre, che nel Figlio, fatto carne e nato dalla vergine                     Maria, ha riversato su di noi ogni benedizione. Insieme invochiamo: 

Tutti: R. Gloria a Te, Signore 

Voce 1: Riversa sul mondo intero, o Padre, la luce della tua grazia, la tua filantropia, il tuo amore gratuito per l’umanità apra il cuore di ogni creatura umana alla gioia dell’incontro e della relazione fraterna. Noi ti invochiamo. 

Voce 1: Custodisci, benedici e santifica tutto il tuo popolo, o Padre, che tu hai chiamato a formare, nel tuo Figlio crocifisso e risorto, come un unico corpo, una sola chiesa, una sola famiglia: rendilo segno e strumento di riconciliazione e di comunione tra gli uomini. Noi ti invochiamo. 

Voce 2: Tu, o Dio, vieni a noi e ci visiti nella novità di un “infante”, che non sa usare le parole per dominare gli altri, ma sa soltanto accogliere, consegnarsi ed avere fede negli altri: rendici simili a Te nella piccolezza, nell’accoglienza e nella consegna. Noi ti invochiamo. 

Voce 2: Ti affidiamo, o Dio, le fatiche di tutti i popoli, ti affidiamo l’anelito alla pace e l’incapacità di tracciare sentieri percorribili, guarda e sostieni tutti coloro che fanno opere di pace. Noi ti invochiamo. 

Voce 1: Radunati in fraternità nel tuo nome, o Padre, vogliamo ricordare tutti coloro che fanno esperienza di essere rifiutati, calpestati, venduti nella loro dignità, tutti coloro che vagano senza trovare un posto che li accolga, tutti coloro che non sanno cosa sia una carezza o un’attenzione. Noi ti invochiamo. 

Voce 1: Visita, o Padre, ogni casa, ogni famiglia: donaci di saper accogliere con gioia il dono del tuo Figlio, che facendosi per noi bambino, ci insegna a costruire relazioni autenticamente umane e a saper vivere con sobrietà, giustizia e pietà in questo mondo. Noi ti invochiamo. 

Voce 2: Ti affidiamo, o Padre, i nostri parenti e amici defunti e le numerose vittime del coronavirus [pausa di silenzio, e poi riprendere a leggere →]; ti affidiamo anche tutti coloro che sono morti nella solitudine, nella disperazione e nell’abbandono. Dona loro di contemplare il tuo Volto di tenerezza e di misericordia. Noi ti invochiamo.

Solista: Come popolo di Dio, chiamato a condividere la vita del Figlio Gesù, diciamo insieme: 

Tutti: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome. 
          venga il tuo Regno, sia fatta la tua volontà 
          come in cielo, così in terra. 
          Dacci oggi il nostro pane quotidiano 
          e rimetti a noi i nostri debiti, 
          come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, 
          e non abbandonarci alla tentazione
          ma liberaci dal male. Amen. 


- Concludere con la Preghiera: 

Tutti: Accogli, o Padre, la nostra preghiera. L’affidiamo al tuo Figlio Gesù, il nostro Intercessore, che viene a condividere le nostre fatiche e le nostre speranze, affinché rinnovi in ogni uomo il senso della vita, e nelle nostre famiglie la certezza del tuo amore. Egli è Dio e vive e regna con Te e con lo Spirito Santo, nei secoli dei secoli. AMEN. 

Solista: Benediciamo il Signore.

Tutti: Rendiamo grazie a Dio.


IV. Proposta di preghiera per il pranzo

Tutti: Benedetto sei tu, Dio nostro;
          hai tanto amato il mondo
         che hai dato il tuo unico Figlio,
         Verbo fatto carne.
         Ora concedici di ringraziarti
         per questo pasto che ci riunisce
         nell’amore del tuo Nome,
         e fa’ che la tua luce splenda nei nostri cuori.
         Per Cristo nostro Signore. Amen.
              (da Preghiere per una tavola fraterna)