domenica 11 ottobre 2020

"Un cuore che ascolta lev shomea" - n. 48/2019-2020 (A)

"Un cuore che ascolta - lev shomea"
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)




Traccia di riflessione sul Vangelo della domenica
a cura di Santino Coppolino

XXVIII Domenica del Tempo Ordinario (ANNO A) 

Vangelo:



Questa parabola è uno sviluppo di quella della Domenica precedente (21,33-43) e serve a rammentare che quanto è stato compiuto da Israele, può essere purtroppo fatto anche dalla Chiesa. La Storia della Salvezza non è una finestra aperta sul passato, per vedere cosa è accaduto in quel tempo. E' piuttosto uno specchio, che fa vedere ciò che accade ora in chi legge. «La parabola è un forte richiamo alla responsabilità: essere parte del popolo di Dio non era, non è e non sarà mai un talismano di salvezza» (cit.). Non basta dire: «Abbiamo Abramo per padre» o gridare: «Signore! Signore!» per avere la salvezza. Bisogna, invece, riconoscersi peccatori omicidi come i nostri padri, prendere coscienza di essere sterili come il fico, coperti solo di belle foglie ma incapaci di produrre frutti. Avere risposto alla chiamata non ci dà automaticamente la salvezza. Salvati sono coloro che scelgono di rispondere in piena libertà alla chiamata «coi fatti e nella verità» non solo a parole. La veste nuziale è quella di chi, sapendosi infinitamente perdonato, a sua volta sempre perdona. E' la veste di coloro che scoprono di essere amati e perciò amano gli altri e l'Altro con lo stesso, identico amore. E' la veste del Figlio, amato perché obbediente al progetto del Padre, fino alla morte per amore. E' l'abito di nozze che viene a noi consegnato sotto la croce (27,35) che riveste del Figlio la nostra nudità e ci abilita a prendere parte, senza provare vergogna, al banchetto della vita eterna.