mercoledì 21 ottobre 2020

Roma: “Nessuno si salva da solo. Pace e fraternità” Incontro internazionale di preghiera per la pace (Cronaca, foto, testi e video) - Prima parte

"NESSUNO SI SALVA DA SOLO. PACE E FRATERNITÀ"
INCONTRO INTERNAZIONALE DI PREGHIERA PER LA PACE
PROMOSSO DALLA COMUNITÀ DI SANT'EGIDIO

Basilica di Santa Maria in Aracoeli - Piazza del Campidoglio
Martedì, 20 ottobre 2020

Papa Francesco, partito in auto da Casa Santa Marta, è arrivato nella basilica dell’Ara Coeli – dove ha fatto il suo ingresso, insieme agli altri leader cristiani, con la mascherina – per l’Incontro internazionale di preghiera per la pace “Nessuno si salva da solo. Pace e fraternità”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio e ispirato allo storico incontro interreligioso voluto da Giovanni Paolo II nel 1986. 
Prima della cerimonia in piazza del Campidoglio, alla quale oltre al Santo Padre hanno partecipato i rappresentanti delle altre religioni cristiane e i leader delle grandi religioni mondiali, insieme a rappresentanti delle istituzioni nazionali e internazionali, i leader religiosi pregano in luoghi distinti: nella basilica dell’Ara Coeli i cristiani hanno pregato insieme con Papa Francesco, il patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I e i rappresentanti delle diverse Chiese ortodosse e protestanti; gli ebrei nella Sinagoga, i musulmani nei locali dei Musei capitolini come anche i buddisti e i rappresentanti delle religioni orientali.




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LA PREGHIERA DEI CRISTIANI

Basilica di Santa Maria in Aracoeli 

Leggi il testo

MEDITAZIONE DI PAPA FRANCESCO

È un dono pregare insieme. Ringrazio e saluto con affetto tutti voi, in particolare Sua Santità il Patriarca Ecumenico, il mio fratello Bartolomeo e il caro Vescovo Heinrich, Presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania. Purtroppo, il Reverendissimo Arcivescovo di Canterbury Justin non è potuto venire a causa della pandemia.

Il brano della Passione del Signore che abbiamo ascoltato si situa appena prima della morte di Gesù e parla della tentazione che si abbatte su di Lui, stremato sulla croce. Mentre vive il momento più alto del dolore e dell’amore, molti, senza pietà, scagliano contro di Lui un ritornello: «Salva te stesso!» (Mc 15,30). È una tentazione cruciale, che insidia tutti, anche noi cristiani: è la tentazione di pensare solo a salvaguardare sé stessi o il proprio gruppo, di avere in testa soltanto i propri problemi e i propri interessi, mentre tutto il resto non conta. È un istinto molto umano, ma cattivo, ed è l’ultima sfida al Dio crocifisso.

Salva te stesso. Lo dicono per primi «quelli che passavano di là» (v. 29). Era gente comune, che aveva sentito Gesù parlare e operare prodigi. Ora gli dicono: «Salva te stesso, scendendo dalla croce». Non avevano compassione, ma voglia di miracoli, di vederlo scendere dalla croce. Forse anche noi a volte preferiremmo un dio spettacolare anziché compassionevole, un dio potente agli occhi del mondo, che s’impone con la forza e sbaraglia chi ci vuole male. Ma questo non è Dio, è il nostro io. Quante volte vogliamo un dio a nostra misura, anziché diventare noi a misura di Dio; un dio come noi, anziché diventare noi come Lui! Ma così all’adorazione di Dio preferiamo il culto dell’io. È un culto che cresce e si alimenta con l’indifferenza verso l’altro. A quei passanti, infatti, Gesù interessava solo per soddisfare le loro voglie. Ma, ridotto a uno scarto sulla croce, non interessava più. Era davanti ai loro occhi, ma lontano dal loro cuore. L’indifferenza li teneva distanti dal vero volto di Dio.

Salva te stesso. In seconda battuta si fanno avanti i capi dei sacerdoti e gli scribi. Erano quelli che avevano condannato Gesù perché rappresentava per loro un pericolo. Ma tutti siamo specialisti nel mettere in croce gli altri pur di salvare noi stessi. Gesù, invece, si lascia inchiodare per insegnarci a non scaricare il male sugli altri. Quei capi religiosi lo accusano proprio a motivo degli altri: «Ha salvato altri e non può salvare se stesso!» (v. 31). Conoscevano Gesù, ricordavano le guarigioni e le liberazioni che aveva compiuto e fanno un collegamento malizioso: insinuano che salvare, soccorrere gli altri non porta alcun bene; Lui, che si era tanto prodigato per gli altri, sta perdendo sé stesso! L’accusa è beffarda e si riveste di termini religiosi, usando due volte il verbo salvare. Ma il “vangelo” del salva te stesso non è il Vangelo della salvezza. È il vangelo apocrifo più falso, che mette le croci addosso agli altri. Il Vangelo vero, invece, si carica delle croci degli altri.

Salva te stesso. Infine, anche quelli crocifissi con Gesù si uniscono al clima di sfida contro di Lui. Com’è facile criticare, parlare contro, vedere il male negli altri e non in sé stessi, fino a scaricare le colpe sui più deboli ed emarginati! Ma perché quei crocifissi se la prendono con Gesù? Perché non li toglie dalla croce. Gli dicono: «Salva te stesso e noi!» (Lc 23,39). Cercano Gesù solo per risolvere i loro problemi. Ma Dio non viene tanto a liberarci dai problemi, che sempre si ripresentano, ma per salvarci dal vero problema, che è la mancanza di amore. È questa la causa profonda dei nostri mali personali, sociali, internazionali, ambientali. Pensare solo a sé è il padre di tutti i mali. Ma uno dei malfattori osserva Gesù e vede in Lui l’amore mite. E ottiene il paradiso facendo una sola cosa: spostando l’attenzione da sé a Gesù, da sé a chi gli stava a fianco (cfr v. 42).

Cari fratelli e sorelle, sul Calvario è avvenuto il grande duello tra Dio venuto a salvarci e l’uomo che vuole salvare sé stesso; tra la fede in Dio e il culto dell’io; tra l’uomo che accusa e Dio che scusa. Ed è arrivata la vittoria di Dio, la sua misericordia è scesa sul mondo. Dalla croce è sgorgato il perdono, è rinata la fraternità: «la Croce ci rende fratelli» (Benedetto XVI, Parole al termine della Via Crucis, 21 marzo 2008). Le braccia di Gesù, aperte sulla croce, segnano la svolta, perché Dio non punta il dito contro qualcuno, ma abbraccia ciascuno. Perché solo l’amore spegne l’odio, solo l’amore vince fino in fondo l’ingiustizia. Solo l’amore fa posto all’altro. Solo l’amore è la via per la piena comunione tra di noi.

Guardiamo al Dio crocifisso, e chiediamo al Dio crocifisso la grazia di essere più uniti, più fraterni. E quando siamo tentati di seguire le logiche del mondo, ricordiamo le parole di Gesù: «Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà» (Mc 8,35). Quella che agli occhi dell’uomo è una perdita è per noi la salvezza. Impariamo dal Signore, che ci ha salvati svuotando sé stesso (cfr Fil 2,7), facendosi altro: da Dio uomo, da spirito carne, da re servo. Invita anche noi a “farci altri”, ad andare verso gli altri. Più saremo attaccati al Signore Gesù, più saremo aperti e “universali”, perché ci sentiremo responsabili per gli altri. E l’altro sarà la via per salvare sé stessi: ogni altro, ogni essere umano, qualunque sia la sua storia e il suo credo. A cominciare dai poveri, dai più simili a Cristo. Il grande arcivescovo di Costantinopoli San Giovanni Crisostomo scrisse che «se non ci fossero i poveri, in larga parte sarebbe demolita la nostra salvezza» (Sulla II Lettera ai Corinzi, XVII, 2). Il Signore ci aiuti a camminare insieme sulla via della fraternità, per essere testimoni credibili del Dio vivo.

Guarda il video della meditazione di Papa Francesco

Leggi il testo:
VESCOVO EVANGELICO-LUTERANO, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DELLA CHIESA EVANGELICA IN GERMANIA (EKD)

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Dopo la preghiera dei cristiani nella basilica dell’Ara Coeli, il Papa e suo “fratello” Bartolomeo, come lo chiama Francesco, hanno sceso insieme, gradino per gradino, la lunga scalinata dell’antica basilica tanto cara al popolo romano, uno vestito di bianco e l’altro vestito di nero, Bartolomeo appoggiandosi al suo bastone e il Santo Padre al corrimano a lato della scalinata. Arrivati in piazza del Campidoglio, i due sono stati salutati dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella e dal sindaco di Roma, Virginia Raggi. Poi il saluto del presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e quello dei rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio, a cominciare dal presidente, Marco Impagliazzo, che a sua volta gli ha presentato gli esponenti religiosi che parteciperanno all’incontro internazionale di preghiera per la pace “Nessuno si salva da solo. Pace e fraternità”, insieme al Papa sul palco.

 



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