domenica 27 settembre 2020

"Un cuore che ascolta lev shomea" - n. 46/2019-2020 (A)

"Un cuore che ascolta - lev shomea"
"Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)




Traccia di riflessione sul Vangelo della domenica
a cura di Santino Coppolino

XXVI Domenica del Tempo Ordinario (ANNO A) 

Vangelo:



«Pubblicani e prostitute vi precedono nel Regno!». Parole durissime quelle che Gesù rivolge ai sommi sacerdoti e agli anziani del popolo che ritengono di essere giusti. Questa parabola rivela la situazione di quanti riteniamo di non avere bisogno di conversione solo perché diciamo di sì a Dio a parole, ma poi con la vita manifestiamo il contrario: «Dicono e non fanno!» ( 23,3). Sempre pronti a puntare il dito contro il fratello che sbaglia, siamo come il fico che è pieno di foglie, ma senza frutti o come il tempio che invece di essere «Casa di preghiera per tutti i popoli» (Is 56,7) è stato trasformato in una spelonca di ladri. I due fratelli della parabola, in verità, sono una sola persona: siamo noi che la ascoltiamo anche se riteniamo di essere una terza persona. «Leggiamo questa parabola pensando di identificarci con un terzo fratello, che fa come il primo e parla come il secondo. Questo fantomatico fratello, però, non esiste.» (cit.). I Pubblicani e le prostitute sono dei pubblici peccatori, ufficialmente ritenuti tali, ma finché non abbiamo l'umiltà di riconoscerci in loro, di sentire il disagio per la nostra ipocrisia, non potremo mai convertirci. Per questo siamo chiamati a riconoscerci in coloro che gridano: «Signore, Signore!» (7,21), ma poi non facciamo. «Siamo la "Casta Meretrix" che diventa casta sposa in quanto si riconosce prostituta; diventa "sì" ogni qualvolta riconosce il proprio "no" e si converte» (cit.)