venerdì 21 agosto 2020

Il Mediterraneo, non più "Mare Nostrum" Dov'è finita la pietas umana? Si spara contro i gommoni...

Il Mediterraneo, non più "Mare Nostrum" 
Dov'è finita la pietas umana? 
Si spara contro i gommoni...


Migranti, Mogavero: noi figli indegni di una civiltà che conosceva la "pietas"

La riflessione del vescovo di Mazara del Vallo, dopo la disgrazia avvenuta al largo della Libia, la peggiore del 2020. C’è una congiura, fatta di silenzi e di omissioni - afferma - che sta insanguinando questo mare


All’origine della morte di 45 persone, ci sono ritardi e omissione di assistenza: OIM e Unhcr imputano qualunque responsabilità nel peggior naufragio del 2020, a quegli Stati che, con il loro inaccettabile comportamento, mettono “vite umane in situazioni di rischio evitabili”. Dopo l’ennesima disgrazia al largo delle coste libiche, lo scorso 17 agosto, le due organizzazioni esprimono dolore e angoscia per la morte di queste persone, chiedono che si riveda l’approccio politico alla gestione dei soccorsi nel Mediterraneo e denunciano “l’assenza di programmi di ricerca e soccorso dedicati e a guida Ue”. Senza un intervento in questa direzione, il rischio è sicuramente che si verifichino ulteriori tragedie.

La coscienza umanitaria è messa a tacere

Ma dove è oggi l’Europa dei diritti? L’interrogativo da qualcuno viene ancora sollevato. “Più andiamo avanti e peggio vanno le cose, si sta attenuando molto quella coscienza umanitaria nei confronti di queste persone che cercano di salvare se stesse”, monsignor Domenico Mogavero, vescovo di Mazara del Vallo, comune siciliano affacciato sul Mediterraneo e non estraneo agli sbarchi, è una voce che si fa sentire. “La cosa tragica è che mentre Europa e Italia, purtroppo, stanno a guardare, Libia e Malta sembrano trovare tutte le scappatoie per riportare nei campi di detenzione quelli che, pagando, tentano di poter raggiungere le nostre coste per ridare speranza alla loro vita. C’è una congiura, fatta di silenzi, ma anche di omissioni gravi, che stanno veramente insanguinando questo mare, al di là di qualsiasi aspettativa”.


Il Mediterreano, non più Mare Nostrum

Monsignor Mogavero ha sempre indicato il Mediterraneo come “l’ultimo baluardo di libertà che vedono tanti migranti”, oggi, invece, il vescovo lo definisce come il “mare del malaffare”. “Io faccio fatica a dichiararlo Mare Nostrum, nel momento in cui constato come diventi sempre più una tomba di dimensioni incalcolabili. Qui siamo di fronte a un genocidio che si sta consumando sotto i nostri occhi, mentre facciamo le nostre vacanze di Ferragosto, e ci disinteressiamo totalmente. Non fa più notizia neanche il naufragio più terribile del 2020, si legge distrattamente il titolo, senza nessuna recriminazione, nessuna protesta, senza nessuna forma di ribellione e di resistenza morale a un andazzo del quale tutti, più o meno, diventiamo complici nel momento in cui ce ne stiamo silenziosi”.

Le ong possono solo denunciare, i governi agiscano

Qualunque appello di organizzazioni come Unhcr e Oim sarà quindi destinato a cadere nel vuoto, perché aggiunge il presule, “non c'è la volontà politica dei governi. Queste organizzazioni internazionali hanno solo il potere di parlare, di denunciare, ma non hanno mezzi efficaci per costringere i governi ad agire in maniera coerente con le esigenze del diritto naturale, del diritto internazionale, del diritto delle genti, della pietas umana”. Quella pietas che avevano i romani, ma che oggi non appartiene più a questa società, perché noi – conclude Mogavero – “siamo figli indegni di una civiltà giuridica, di una civiltà umana, che avrebbe altre prospettive da indicare al nostro tempo, al nostro Paese e all’Europa Unita”.
(fonte: Vatican News, articolo di Francesca Sabatinelli 20/08/2020)


Non una, ma tre stragi di migranti in cinque giorni. La peggiore delle ipotesi si è materializzata quando le testimonianze dei superstiti e la comparazione delle posizioni dei barconi ha mostrato la presenza di più gruppi di fuggiaschi caduti in mare. E confermato che almeno in un caso qualcuno ha sparato contro un gommone con la chiara intenzione di uccidere un gran numero di persone. ...

I volontari del servizio telefonico di emergenza dopo varie chiamate avevano ascoltato le urla disperate. Il racconto dei sopravvissuti è filtrato attraverso le carceri libiche. Hanno raccontato di essere stati avvicinati da un motoscafo con cinque uomini armati a circa 30 miglia da Zuara. Hanno chiesto la consegna del telefono satellitare e del motore, con la promessa che li avrebbero trainati in salvo.
Ma al momento di sganciare il motore sarebbe nata una colluttazione. Così dal motoscafo hanno sparato contro le taniche di carburante provocando un incendio e l’affondamento del gommone. Alla fine si conteranno oltre 40 morti annegati. ...

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