domenica 26 aprile 2020

Non dimentichiamo più chi è avanti negli anni di Andrea Riccardi

Non dimentichiamo più 
chi è avanti negli anni 
di Andrea Riccardi

La società ha dimostrato di ignorare gli anziani. 
Dobbiamo cambiare mentalità e politiche. 

Editoriale pubblicato su "Famiglia Cristiana" 
n. 17 - 26 aprile 2020


Queste settimane segnate dal coronavirus sono un’esperienza particolare per la nostra generazione. Impareremo qualcosa per il domani? C’è il rischio di continuare come in passato. Così le nostre società andranno incontro a pericoli seri, perché si sono rivelate fragili per tanti aspetti, non preveggenti, basate sulla priorità dell’interesse economico. Bisogna ricostruire una società a dimensione umana. Non si può tornare alla vita di prima passivamente. C’è bisogno di cambiamenti. Vorrei sollevare una questione. Sono rimasto colpito dalla strage degli anziani negli istituti durante la pandemia.

Il nostro giornale, la settimana scorsa, ne ha parlato come di “grande strage silenziosa”. 
È avvenuto un groviglio di errori e di irresponsabilità. La magistratura sta indagando e la sua attenzione si allargherà a istituti per anziani, talvolta irregolari, dove sono avvenute vicende drammatiche. La realtà è che gli anziani in istituto muoiono di più di quelli a casa. Secondo un gruppo di ricerca della London School of Economics, è un fenomeno europeo. In Italia, i deceduti ricoverati nelle case di riposo per coronavirus sono il 53% deimorti totali; in Spagna il 57%. Nella crisi della pandemia, gli anziani negli istituti hanno pagato un tributo davvero grave. Questo rivela, con grande evidenza, l’inadeguatezza dell’istituto in sé: è una questione sanitaria, ma anche umana.

Vogliamo continuare a negare questa evidenza? Queste dolorose vicende insegnano come l’istituzionalizzazione non possa essere la normalità per le persone non più autosufficienti, ma solo un’eccezione. Ce l’insegna anche la triste vita degli anziani istituzionalizzati, allontanati dal contesto umano in cui sono vissuti per la vita. Anche laddove gli standard delle Rsa sono buoni, non è questo il giusto approdo finale per la vita di un uomo o di una donna.

Bisogna aiutare l’anziano a restare a casa, creando attorno a lui una rete di solidarietà. C’è qui il problema delle difficoltà di tante famiglie, che si ritrovano sole e senza aiuto nel gestire i propri cari a casa.

La nostra società non è “amichevole” verso gli anziani a casa o le famiglie con uno o più anziani: non li ha presenti, non li sostiene o li accompagna. In Italia va rafforzata l’assistenza domiciliare, molto meno costosa dei ricoveri, tra l’altro, e poi esiste la figura della “badante”, in genere una donna che aiuta l’anziano o la persona in difficoltà a gestire la vita quotidiana. È in questo spirito – aiutare gli anziani a casa e la famiglia – che ho proposto la regolarizzazione delle badanti, colf e baby-sitter che vivono irregolarmente in Italia. Bisogna aiutare l’anziano a vivere nel suo ambiente. Di fronte alle prime difficoltà, viene subito suggerita la via dell’istituto o della casa di riposo.

E questo talvolta non sa difendere la sua permanenza a casa, non vuole essere di peso, non si sente sostenuto. Dalla crisi del coronavirus esco ancor più rafforzato in quella convinzione che don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII, esprimeva con fulminante chiarezza: «Dio ha creato la famiglia, gli uomini gli istituti»

(Fonte: sito)

Leggi anche il nostro post già pubblicato:
- Lettera d’addio di un anziano, morto per coronavirus all’interno di una Rsa: «ADDIO, IN QUESTA PRIGIONE DORATA NON È MI MANCATO NULLA SE NON LE VOSTRE CAREZZE»