lunedì 6 aprile 2020

«Io vorrei che oggi pregassimo per il problema del sovraffollamento nelle carceri. ... Saremo giudicati per il nostro rapporto con i poveri.» - Papa Francesco - S. Messa Cappella della Casa Santa Marta - (video e testo)

S. Messa - Cappella della Casa Santa Marta, Vaticano
6 aprile 2020
inizio 7 a.m. fine 7:45 a.m. 

Il Papa prega per i detenuti e pensa ai poveri: in loro si identifica Gesù

Nella Messa a Santa Marta, Francesco torna a rivolgere il suo pensiero ai carcerati e al problema grave del sovraffollamento degli istituti di pena, pregando affinché i responsabili trovino delle soluzioni. Nell'omelia, parla dei poveri, vittime dell'ingiustizia delle politiche economiche mondiali, e ricorda: alla fine della vita saremo giudicati sul nostro rapporto coi poveri


Papa Francesco presiede la Messa a Casa Santa Martanel lunedì della Settimana Santa. Nell’introdurre la celebrazione, prega per il problema del sovraffollamento nelle carceri:

Penso ad un problema grave che c’è in parecchie parti del mondo. Io vorrei che oggi pregassimo per il problema del sovraffollamento nelle carceri. Dove c’è un sovraffollamento – tanta gente lì – c’è il pericolo, in questa pandemia, che finisca in una calamità grave. Preghiamo per i responsabili, per coloro che devono prendere le decisioni in questo, perché trovino una strada giusta e creativa per risolvere il problema.

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Nell’omelia, Francesco commenta il passo del Vangelo di Giovanni (Gv 12, 1-11) in cui Maria, sorella di Lazzaro, cosparge i piedi di Gesù di un profumo prezioso, provocando le critiche di Giuda: quel profumo - dice colui che si apprestava a tradire il Signore – poteva essere venduto e il ricavato dato ai poveri. L’evangelista nota che disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Gesù gli risponde: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me». Il Papa parla dei poveri: ce ne sono tanti, in gran parte sono nascosti e non li vediamo perché siamo indifferenti. Tanti poveri sono vittime delle politiche finanziarie e dell’ingiustizia strutturale dell’economia mondiale. Tanti poveri si vergognano di non avere mezzi e vanno alla Caritas di nascosto. I poveri – ricorda il Papa – li incontreremo nel giudizio finale: Gesù si identifica in loro. Saremo giudicati sul nostro rapporto con i poveri.

Di seguito il testo dell'omelia secondo una nostra trascrizione:

Questo passo finisce con un’osservazione: “I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Lazzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù”. L’altro giorno abbiamo visto i passi della tentazione: la seduzione iniziale, l’illusione, poi cresce – secondo passo – e terzo, cresce e si contagia e si giustifica. Ma c’è un altro passo: va avanti, non si ferma. Per questi non era sufficiente mettere a morte Gesù, ma adesso anche Lazzaro, perché era un testimone di vita.

Ma io vorrei oggi soffermarmi su una parola di Gesù. Sei giorni prima della Pasqua – siamo proprio alla porta della Passione -, Maria fa questo gesto di contemplazione: Marta serviva – come l’altro passo – e Maria apre la porta alla contemplazione. E Giuda pensa ai soldi e pensa ai poveri, ma non perché gli importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. Questa storia dell’amministratore non fedele è sempre attuale, sempre ce ne sono, anche a un alto livello: pensiamo ad alcune organizzazioni di beneficenza o umanitarie che hanno tanti impiegati, tanti, che hanno una struttura molto ricca di gente e alla fine arriva ai poveri il quaranta percento, perché il sessanta è per pagare lo stipendio a tanta gente. È un modo di prendere i soldi dei poveri. Ma la risposta è Gesù. E qui voglio fermarmi: “I poveri infatti li avete sempre con voi”. Questa è una verità: “I poveri infatti li avete sempre con voi”. I poveri ci sono. Ce ne sono tanti: c’è il povero che noi vediamo, ma questa è la minima parte; la grande quantità dei poveri sono coloro che noi non vediamo: i poveri nascosti. E noi non li vediamo perché entriamo in questa cultura dell’indifferenza che è negazionista e neghiamo: “No, no, non ce ne sono tanti, non si vedono; si, quel caso …”, diminuendo sempre la realtà dei poveri. Ma ce ne sono tanti, tanti.

O anche, se non entriamo in questa cultura dell’indifferenza, c’è un’abitudine di vedere i poveri come ornamenti di una città: sì, ci sono, come le statue; sì, ci sono, si vedono; sì, quella vecchietta che chiede l’elemosina, quell’altro ... Ma come [se fosse] una cosa normale. È parte dell’ornamentazione della città avere dei poveri. Ma la grande maggioranza sono i poveri vittime delle politiche economiche, delle politiche finanziarie. Alcune recenti statistiche fanno il riassunto così: ci sono tanti soldi in mano a pochi e tanta povertà in tanti, in molti. E questa è la povertà di tanta gente vittima dell’ingiustizia strutturale dell’economia mondiale. E [ci sono] tanti poveri che provano vergogna di far vedere che non arrivano a fine mese; tanti poveri del ceto medio, che vanno di nascosto alla Caritas e di nascosto chiedono e provano vergogna. I poveri sono molto più dei ricchi; molto, molto … E quello che dice Gesù è vero: “I poveri infatti li avete sempre con voi”. Ma io li vedo? Io me ne accorgo di questa realtà? Soprattutto della realtà nascosta, coloro che provano vergogna di dire che non arrivano a fine mese.

Ricordo che a Buenos Aires mi avevano detto che l’edificio di una fabbrica abbandonata, vuota da anni, era abitata da una quindicina di famiglie che erano arrivate in quegli ultimi mesi. Io sono andato lì. Erano famiglie con bambini e avevano preso ognuno una parte della fabbrica abbandonata per vivere. E, guardando, ho visto che ogni famiglia aveva dei mobili buoni, mobili che ha un ceto medio, avevano la televisione, ma sono andati lì perché non potevano pagare l’affitto. I nuovi poveri che devono lasciare la casa perché non possono pagarla, vanno lì. È quell’ingiustizia dell’organizzazione economica o finanziaria che li porta così. E ce ne sono tanti, tanti, a tal punto che li incontreremo nel giudizio. La prima domanda che ci farà Gesù è: “Come vai con i poveri? Hai dato da mangiare? Quando era in carcere, lo hai visitato? In ospedale, lo hai visto? Hai assistito la vedova, l’orfano? Perché lì ero Io”. E su questo saremo giudicati. Non saremo giudicati per il lusso o i viaggi che facciamo o l ‘importanza sociale che avremo. Saremo giudicati per il nostro rapporto con i poveri. Ma se io, oggi, ignoro i poveri, li lascio da parte, credo che non ci siano, il Signore mi ignorerà nel giorno del giudizio. Quando Gesù dice: “I poveri li avete sempre con voi”, vuol dire: “Io, sarò sempre con voi nei poveri. Sarò presente lì”. E questo non è fare il comunista, questo è il centro del Vangelo: noi saremo giudicati su questo.

Prima di lasciare la Cappella dedicata allo Spirito Santo, è stata intonata l’antica antifona mariana Ave Regina Caelorum ("Ave Regina dei Cieli"):

“Ave, Regina dei Cieli, ave, Signora degli angeli; porta e radice di salvezza, rechi nel mondo la luce. Godi, Vergine gloriosa, bella fra tutte le donne; salve, o tutta santa, prega per noi Cristo Signore”.
(fonte: Vatican News 6/04/2020)

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