sabato 8 febbraio 2020

Luce saporita - Commento al Vangelo - V domenica del Tempo Ordinario (A) a cura di P. Ermes Ronchi

Luce saporita
 Siate sale, l’istinto di vita che si oppone al degrado delle cose e rilancia ciò che merita futuro.


I commenti di p. Ermes al Vangelo della domenica sono due:
  • il primo per gli amici dei social
  • il secondo pubblicato su Avvenire
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli». Matteo 5,13-16

per i social

Siate sale, l’istinto di vita che si oppone al degrado delle cose e rilancia ciò che merita futuro.

Gesù ha appena proclamato le sue beatitudini, e aggiunge a noi: se vivete questo, siete “sale e luce della terra”.
Tu puoi compiere davvero opere di luce! Quelle dei miti, dei puri, dei giusti, dei poveri, la differenza evangelica offerta alla fioritura della vita. Quando vivi l’amore, sei Luce e Sale per chi ti incontra, perché in tutti i luoghi dove ci si vuol bene viene sparso il sale che dà sapore buono alla vita.

Non dice: dovete essere, sforzatevi di diventare, ma voi siete già luce! La luce non è un dovere! E’ il frutto spontaneo di chi ha respirato Dio.
La Parola mi assicura che in qualche modo misterioso e grande, noi siamo luce da luce, proprio come diciamo di Gesù nel Credo: Dio da Dio, luce da luce.

Io non sono né luce né sale, lo so bene, per lunga esperienza. Eppure il Vangelo parla a me di me, e dice: cerca dentro, verso la cella segreta del tuo cuore; là in fondo troverai una lucerna accesa, una manciata di sale che non è vanto: è responsabilità.

Come posso dare sale e luce alla vita di qualcuno? Con la coerenza, la credibilità, l’onestà? Non basta. Una persona perfetta mi turba, il suo solo esistere mi fa sentire giudicato. Peggio ancora, chi si crede migliore, perché cristiano, urta le coscienze.
Penso che l’unica opera da compiere sia raccontare Gesù, che a sua volta è il racconto della tenerezza del Padre. La mia vita sarà luce e sale se parlerà di Lui e il meno possibile di me, che sono contemporaneamente tramite e intralcio.
Se in un museo guardo un quadro, altri si fermeranno. La gente non guarderà a me, ma vedendomi, guarderà il quadro!

Isaia indica la strada nella prima lettura. E’ tutto un incalzare di azioni: spezza il tuo pane, introduci in casa lo straniero, vesti chi è nudo, non distogliere gli occhi dalla tua gente. Cioè non restare curvo sulle tue storie e sconfitte, ma alzati e vai nella città, tra la tua gente, illumina altri e ti illuminerai. Allora la tua luce sorgerà come l’aurora, e la tua ferita si rimarginerà in fretta.

Gesù non dice “voi siete il miele del mondo”, zuccheroso buonismo che rende tutto accettabile, ma siate l’istinto di vita che si oppone al degrado delle cose, e rilancia ciò che merita futuro.
La luce non illumina se stessa e il sale non serve a se stesso, ma scende sulla mensa: deve sciogliersi nel cibo, deve donarsi. Così “noi del Vangelo” siamo gente che ogni giorno vive a partire da me, ma non per me, perché una religione che serve solo a salvarsi l’anima non è mai quella del Vangelo.


per Avvenire

Voi siete sale, voi siete luce. Sale che conserva le cose, minima eternità disciolta nel cibo (…)