lunedì 7 settembre 2020

“Gesù un racconto per chi non ne sa nulla … o ha dimenticato” di Severino Dianich - Recensione di Aldo Pintor

“Gesù un racconto per chi non ne sa nulla … 
o ha dimenticato”
di Severino Dianich

Recensione di Aldo Pintor

Certo che il cristianesimo è un monoteismo davvero particolare. Infatti contempla un'idea di Dio che non è una persona singola ma comprende tre persone distinte che si accolgono reciprocamente fino a formare una sola entità. E questo Dio così singolare ha voluto raggiungere l'uomo sua creatura dovunque questo si trovasse e a questo scopo si è rivestito anche della carne di un uomo, Gesù di Nazareth che con la sua vita ci ha raccontato questo strano Dio. 
A questo punto ci domandiamo come si possa nella tormentata epoca odierna conoscere e incontrare quest'uomo, questo Gesù di Nazareth per conoscere il Dio che lui ci racconta? 

La Chiesa per rispondere a questa domanda ci indica come via maestra la lettura dei quattro Vangeli.
Seguendo questi quattro scritti attribuiti a Marco, Matteo e Giovanni ci si dovrebbe confrontare con gli specialisti di queste scritture cui hanno dedicato tutta la loro vita di studio. Certo purtroppo i commentatori rischiano molto spesso di sostituire le loro parole a quelle del Vangelo, e questo allontana il lettore da Gesù. Nell'ultimo libro del teologo fiumano Severino Dianich dal titolo “Gesù un racconto per chi non ne sa nulla … o ha dimenticato” (S. Paolo, pp. 112, € 15) ha del tutto scongiurato questo rischio in quanto non vi è alcun fraintendimento dei Vangeli. L'autore, che ha anche scritto il bellissimo “Il Messia sconfitto” sulla morte di Gesù, in quest'ultima sua opera che stiamo recensendo spiega con parole semplici ma profonde l'enigma di quest'uomo che ha percorso la terra di Palestina oltre 2000 anni fa a coloro che o non sanno o non ricordano granché di quanto su di Lui tramandano gli scritti neotestamentari. 

Le parole del teologo, sempre dirette ai lettori non specialisti, fanno un esauriente ritratto di Gesù che è molto avvincente anche sul piano narrativo. E per meglio capire gli scritti ci sono i disegni di un giovane artista. Davvero riuscita è la scelta di inserire la vicenda di Gesù tra un inizio e una fine. 
Tra questi due capitoli essenziali ci viene spiegato di come la vita, la morte e la resurrezione di ques'uomo che ci ha raccontato Dio influiscano anche in quella dei credenti. Perché non si può leggere cristianamente le vicende umane di Gesù se non ci si lascia coinvolgere nelle nostre esistenze da questa forte presenza misteriosa ma reale. 

Il libro comincia e finisce con il coinvolgimento della antica comunità cristiana di Roma nell'incendio del 64 d.c. che distrusse l'Urbe. Evento luttuoso diede origine alla prima persecuzione dei cristiani ad opera di Nerone e in questa persecuzione trovarono il martirio Pietro e Paolo. 

Severino Dianich narra questa vicenda con freschezza e semplicità e anche con intuizioni originali di cui preferisco non parlare per non guastare la sorpresa al lettore. 
Il teologo fiumano ci tiene a far capire che Dio ama tutti al di là di tutte le differenze di lingua, cultura e religione. Tutti vengono accolti da Lui che in particolare prediligeva gli stranieri i peccatori i non praticanti e gli emarginati. Ognuno di loro aveva una scintilla divina che Gesù cercava di far brillare. 

Leggendo questo libro sorge spontanea la domanda su cosa ha da dire la storia di Gesù di Nazareth al giorno d'oggi? che ispirazione sorge in noi leggendo le sue parole che si opponevano alla violenza con la violenza? Dianich usa a questo proposito parole fortissime nella loro semplicità: “Per Gesù vincere con la forza era tentazione diabolica. Nulla sarebbe cambiato nel mondo se anche egli avesse voluto vincere a qualsiasi costo. E' sempre successo: i vincitori di oggi sono gli sconfitti di domani i quali saranno i vincitori nel futuro in un tragico gioco che non finisce mai”. A interrompere questa spirale di violenze Gesù ha posto tutto il suo essere. Non si può dire sia servito a molto, perché il male della terra non fu tolto cantava De Andrè. Eppure il mite uomo di Nazareth nonostante la sua apparente sconfitta continua a ispirare speranza contro l'ingiustizia che domina il mondo. E questa speranza che dura tutt'oggi è ancora un mistero.