martedì 25 febbraio 2020

GENITORI E GIORNALISTI, STATE CALMI, PERCHÉ UN ADULTO IMPAURITO SPAVENTA I BAMBINI di Alberto Pellai


GENITORI E GIORNALISTI, STATE CALMI,
PERCHÉ UN ADULTO IMPAURITO SPAVENTA I BAMBINI
di Alberto Pellai

Scuole chiuse, bambini a casa per una settimana. Sembra una vacanza. Ma intorno c’è un clima di terrore. Coltiviamo fiducia e speranza e non l’ansia. E diciamolo anche a chi oggi fa informazione


Scuole chiuse, bambini a casa per una settimana. Per loro è una vacanza. Ma intorno a loro c’è un clima di terrore. Ansia evidente sul volto dei genitori, supermercati svuotati. Adulti costantemente attaccati ai media per sapere l’ultima novità sul rischio da coronavirus. E poi l’aggiornamento costante sul numero dei morti e dei feriti. E’ come un bollettino di guerra: solo che questa volta la guerra sembra arrivata nel cortile della propria abitazione. Il nemico sembra pronto a invadere il territorio di casa e a oltrepassare l’uscio che separa il dentro dal fuori. “Dentro” e “fuori” sono due parole nonché immagini da tenere in considerazione di fronte all’ansia generalizzata che si è creata nel mondo.

Il virus infatti è la “fuori” e può entrare “dentro” il nostro corpo. Questo è l’evento avverso, che va prevenuto. Questo è il motivo per cui gli esperti e il governo, di conseguenza, stanno facendo di tutto, perché la minaccia che è fuori di noi non penetri nel corpo di nessuno. In un mondo globale, - e senza confini, dove tutto è accessibile, improvvisamente si devono introdurre parole e processi che si chiamano “isolamento” e “Quarantena”. La libertà di alcuni, che vivono in zona rossa, viene contingentata e limitata. Sembrano scene di un altro mondo, ectopico, tra l’altro già descritto in molti film e romanzi. Per noi, invece, oggi è principio di realtà al quale dobbiamo attenerci.

Al tempo stesso, i bambini vivono il dentro e il fuori in modo molto differente. Per loro, il “dentro” è il nido, il nucleo famigliare, la casa, lo spazio che produce un senso di protezione e sicurezza che è il risultato del senso di fiducia e affidamento che nutrono nei confronti dei loro genitori e in generale degli adulti che si prendono cura della loro crescita.

Ma quegli adulti, ora, sembrano poco affidabili. Sono spaventatissimi, in ansia, in preda a comportamenti irrazionali. Si muovono come se davvero si stesse avvicinando a grande velocità la fine del mondo. Fanno provviste, misurano la febbre, cambiano i progetti, chiamano i parenti vicini e lontani per sapere come stanno. Insomma si mostrano in un evidente stato confusionale e ipereccitato, appaiono spaventati. E quando un bambino ha vicino a sé un adulto che dovrebbe proteggerlo - e che invece si trova in uno stato emotivo confuso, caotico e spaventato - si spaventa a sua volta. Perché un adulto spaventato, per i bambini, diventa automaticamente un adulto spaventante. E automaticamente, produce paure anche nei bambini.

I bambini in questo momento hanno paura del virus, perché ha messo dentro di loro, vivida e pressante, l’immagine della morte. Là fuori, appena oltre la porta di casa, c’è una minaccia invisibile che uccide le persone. E che potrebbe entrare anche a casa nostra. Sapere questa cosa, genera angoscia. E i bambini, sono giustamente angosciati, come il resto del mondo.

Serve rassicurarli. Perché si è vero che là fuori c’è una minaccia. Ma la minaccia è molto relativa. Abbiano enormi possibilità di non ammalarcene. Chi se ne ammala ha moltissime probabilità di guarire. La proporzione tra chi ne sarà colpito e chi no è infinitamente a favore di questa seconda opportunità. Tra l’altro, i bambini sembrano fisiologicamente immuni al contagio. Non si contano ammalati nelle fasce di età più giovani.

Ecco, partite da qui. Dite ai bambini di parlare delle loro paure, ma rendetele relative. Ad oggi, abbiamo tutti più probabilità di farci male in un incidente automobilistico piuttosto che a causa del coronovirus. E ciò nonostante, tutti continuiamo ad andare in auto.

Ciò che ci spaventa ora, sono le misure drastiche che lo stato ha preso per ridurre il rischio di contagio. Lo stato fa il suo dovere: lo fa per proteggerci e non per spaventarci. Tutto qui. Dovremmo far notare ai nostri figli che milioni di persone stanno lavorando per mettere la parola FINE a questa minaccia. Prima o poi quella parola verrà scritta. Fino a quel momento, stiamo calmi e obbedienti verso le indicazioni che ci vengono fornite. E coltiviamo la fiducia e la speranza, molto più che l’ansia e il terrore. Bisognerebbe dire questo anche a chi oggi fa informazione. Perché, in effetti “il cosa” e “il come” dell’informazione che riceviamo hanno spesso un taglio catastrofico. Sia per le parole che vengono scelte, sia per il tono con cui vengono dette. I nostri figli sono i più sensibili a questo modo di comunicare. Ma anche molti adulti, non sono da meno.

Vale proprio la pena di dirlo: Keep calm, gente, Keep calm. Ce la faremo.