C'è posta per i fidanzati!
Mittente un Vescovo
Anche quest'anno, S.E. Mons. Sergio Melillo, Vescovo della Diocesi di Ariano Irpino - Lacedonia, ha indirizzato il suo Messaggio ai fidanzati in occasione della Festa a loro dedicata e che si tiene, come di consueto, il 14 febbraio.
Di seguito pubblichiamo il testo della Lettera del Vescovo.
Ho bisogno di sentimenti,
di parole, di parole scelte sapientemente,
di fiori detti pensieri,
di rose dette presenze,
di sogni che abitino gli alberi,
Ho bisogno di poesia,
questa magia che brucia la pesantezza delle parole,
che risveglia le emozioni e dà colori nuovi.
(Alda Merini)
"Cari fidanzati,
con le parole di Alda Merini mi permetto di entrare in punta di piedi nella vostra storia d’amore, come parlerebbe un padre.
Un padre è tale se ha vissuto una storia d’amore in cui si è completamente donato, in cui ha speso tutta la vita. É vero per me e per ogni sacerdote! La nostra è una vocazione di donazione a Dio, alla Chiesa, che attrae, ed impegna in una fedeltà decisa e di per sé generativa.
Come un padre preoccupato per la felicità dei figli, voglio consegnarvi un’indicazione preziosa. Ve la consegno nei versi di Peter Handke:
«Il canto della durata è una poesia d’amore.
Parla di un amore al primo sguardo
seguito da numerosi altri primi sguardi».
L’autore vive nel suo spirito quella separazione che, a volte, anche le passioni e gli amori sperimentano: bruciare o durare? È possibile che ciò che brucia - come brucia la passione, l’amore all’inizio, quando ci si ‘arrende’ all’altra persona - possa durare nel tempo? Talvolta abbiamo l’impressione che ciò che brucia, non possa durare e, al contrario, che ciò che duri, in realtà sia ormai spento. Il segreto per Handke per far durare ciò che brucia è far seguire al primo sguardo «numerosi altri primi sguardi», per ritrovare sempre di nuovo lo stupore della scoperta dell’altro.
Come realizzare questo nella vostra storia d’amore? Sarà l’amore stesso a suggerirlo! La condizione essenziale è mettervi in guardia da una facile tentazione che può portare sul cammino opposto. Perché vi sia uno sguardo, è necessario che ci siano due persone l’una davanti all’altra – è necessario che non sia messa in discussione l’individualità delle due parti del rapporto e recuperare lo stupore del primo incontro.
Tradotto in termini di quotidianità, può significare che, anche in una coppia, si custodiscano degli spazi sani di solitudine, non di isolamento ma, di preghiera. Ciò aiuta a mantenere lo sguardo fisso su una cifra essenziale del nostro essere, che è quella di una solitudine che può essere pienamente abitata solo da Dio: «Gli amori che durano sono quelli nei quali ciascuno dei Due ha una certa confidenza con la propria solitudine» (M. Recalcati).
Dobbiamo metterci di fronte all’altro senza la presunzione di comprenderlo completamente, ma in atteggiamento di rispetto del suo mistero. Ciascuno di noi è mistero a se stesso: non vi è alcuna ragione per presumere di conoscere il mistero degli altri. Perché «L’esistenza dell’amato è un’incognita che non può essere tradotta mai integralmente; il suo cuore che io sento nel mio resta il suo, il suo corpo che io sento nel mio resta differente dal mio, la sua vita che io sento unita alla mia non è mai la mia» (M. Recalcati).
Cari fidanzati, sottovoce vi dico di custodire spazi di solitudine e convincervi dell’incognita esistenziale dell’altro che – oltre ad aiutare a far seguire al primo sguardo altri primi sguardi di stupore, trasformando il fuoco in durata – aiuta a resistere alle facili tentazioni di depressione che travolgono quando ci si accorge di non aver com-preso completamente l’altro. Ponetevi davanti all’altro con rispetto del mistero che porta in sé: solo quando vi sarete innamorati di questo mistero, di questo spazio sacro, il vostro amore avrà preso le forme mature della durata.
Vi accompagno con affetto, assicurandovi la mia benedizione, la mia preghiera e anche la mia disponibilità, ogni volta che in questo cammino avrete necessità di confrontarvi con un padre."
+ Sergio,vescovo