mercoledì 22 gennaio 2020

Non tutti i muri dividono, ci sono muri che raccontano storie di gentilezza, compassione e solidarietà...

Non tutti i muri dividono... 
ci sono muri che raccontano storie di
gentilezza, compassione e solidarietà...

A Milano nasce il muro della gentilezza:
abiti, scarpe e coperte a disposizione di chi ha bisogno

L'iniziativa del collettivo "Tempio del futuro perduto": chiunque, anche di notte, può prendere i capi appesi all'esterno della sede, donati dai milanesi che passano da via Luigi Nonodi 


(fotogramma)
Spazzolini, cuscini, libri e indumenti: a Milano arriva il 'Muro della Gentilezza'


Cappotti, sciarpe, cappelli, maglioni, stivali. Si trova di tutto. È un muro che abbraccia i senzatetto, ad esempio, ma non solo. Un punto di scambio, aperto notte e giorno. Di "wall of kindness" in giro per il mondo ce ne sono moltissimi: apparsi per la prima volta in Iran nel 2015, si sono diffusi in Pakistan, Cina, Svezia, nella città di Uppsala e da poco anche in Italia. A Roma ce n'è uno sulla Cassia, a La Storta, periferia nord- ovest della città, e a Bologna il consiglio comunale ha approvato una proposta che ne prevede diversi in tutta la città. Quello di via Luigi Nono 9, davanti al Cimitero Monumentale, è il primo muro milanese e ad averlo allestito sono le associazioni e i collettivi che gestiscono uno spazio culturale occupato, il "Tempio del futuro perduto", che ha l'ingresso proprio lì accanto. Da ieri mattina, giorno dell'apertura, è iniziato un bel via vai di "gentili", ognuno col suo cappotto, giaccone o berretto di lana.


E se gli abiti appesi si esauriscono? Nei magazzini del Tempio ce n'è una bella scorta: "Raccogliamo da diverso tempo - spiega Matteo Bolognini, vice presidente dell'associazione Nuovo Rinascimento - quindi abbiamo a disposizione un vasto assortimento. Alcuni capi li diamo alla Caritas o ad altri enti che li distribuiscono ai più poveri, altri li teniamo per il muro". Attivo da un paio d'anni circa, lo spazio - che non è un centro sociale, ci tengono a precisare gli occupanti - organizza corsi di diverso tipo, concerti, mostre. E fonda i propri valori sulla condivisione. All'interno, ad esempio, c'è una gigantesca libreria per il bookcrossing: chi arriva prende il titolo che vuole e se lo porta a casa. Nel giardino sul retro, proprio accanto alla Fabbrica del Vapore, c'è un grande murale che ritrae Giulio Regeni e Valeria Solesin, "i volti dei giovani a cui è stato rubato il futuro", racconta Matteo.


"L'obiettivo che vogliamo raggiungere, coinvolgendo i ragazzi ma non solo nelle iniziative come quella del muro della gentilezza, è di restituire a tutti il loro futuro perduto. Quando accadrà questo posto si chiamerà soltanto Tempio del Futuro". Intanto, però, ai bisognosi viene restituita un po' di dignità, quella che in molti credono di perdere chiedendo aiuti o elemosine. "Qui si può venire anche di notte - racconta una giovane volontaria - ed è questo il bello. Non devi nemmeno bussare, prendi ciò che ti serve". Un buon modo per scaldare questo freddo inizio d'anno.

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In un mondo diviso da muri di cemento, filo spinato e intolleranza, i muri della gentilezza possono rappresentare un atto rivoluzionario. L'ultimo allestito a Milano
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Su Internet vengono ricostruite le origini del primo muro della gentilezza: vi è anche un articolo della tv inglese Bbc del dicembre 2015. Si legge che tutto sarebbe iniziato nella città iraniana di Mashhad quando un signore che ha preferito rimanere anonimo avrebbe piantato dei chiodi in un muro e avrebbe attaccato degli attaccapanni. Aggiungendo un biglietto con su scritto: "Se non ne hai bisogno, lascialo. Se ti serve, prendilo". ...

... Nel 2016 anche a Palermo era nato un muro della gentilezza, in via Celso, che però non è durato a lungo perché non controllato e non gestito da nessuno. Lo stesso è accaduto a Roma ...

... in Svezia, nello specifico ad Uppsala, dove il muro della gentilezza locale è diventato un’istallazione artistica che svolge una funzione sociale e nello stesso tempo abbellisce la città.
Un modello replicato anche in altre città italiane, tra cui Trento dove l'armadio posizionato in piazza Fiera per poter appendere gli abiti usati è stato decorato dallo street artist Senka Semak.

Se a Firenze il muro della gentilezza si trova al Parco della Misericordia, a Borgo San Lorenzo, a Bologna lo hanno ideato le tate dell’asilo nido "La Trottola", per aiutare i bambini in difficoltà: chiunque può prendere giocattoli e vestiti in caso di necessità.
E poi ci sono i muri a Parma e a Sestri Levante, in provincia di Genova che c'erano ma non ci sono più: dismessi in seguito a delle ordinanze municipali. Motivazione? Decoro pubblico e mancate autorizzazioni.
Ma qualche tempo dopo, in un altro quartiere della città del capoluogo emiliano risalta fuori un cartello con su scritto: «I muri, di solito, dividono… questo unisce… non toglietelo!»
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Iran, Cina, India, Svezia, Italia. I muri appendiabiti si diffondono a macchia d'olio. Con una sola regola, la solidarietà, e un motto che li accomuna: chi ha bisogno prende, chi non usa più, lascia