venerdì 31 gennaio 2020

Accordo del secolo? Trump e Netanyahu calpestano il diritto internazionale - Pax Christi Italia

Accordo del secolo? 
Trump e Netanyahu calpestano il diritto internazionale
Pax Christi Italia


Oggi di fronte al contesto destabilizzato dell’intero Medio Oriente Pax Christi, da anni impegnata con iniziative di solidarietà e denuncia nell’ambito della Campagna Ponti e non Muri, stigmatizza con forza il fatto che sulle popolazioni della Palestina storica piuttosto che il presunto “accordo del secolo” fra israeliani e palestinesi cada la “bomba del secolo”.

Lo sgancio dell’ordigno, come usa oggi, viene pilotato da remoto, dalla Casa Bianca e sono seduti ai comandi due capi di stato e di governo: Trump e Netanyahu, entrambi trincerati in difesa da imputazioni che li vedono rinviati a giudizio per corruzione ed abuso di potere. Nonostante questo, ad essi viene concesso, di fronte all’audience mondiale, di fare strame del Diritto Internazionale, sia di quello sancito dopo i due terribili conflitti mondiali, sia di quello faticosamente costruito dall’ONU nei suoi 75 anni di storia attraverso le Risoluzioni dell’Assemblea e del suo Consiglio di Sicurezza.

Vengono infatti cancellati d’un colpo:

il diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese sulla propria terra;

il divieto assoluto di procedere a conquiste territoriali con mezzi militari;

l’obbligo della Potenza occupante, in questo caso Israele, di garantire alla popolazione sotto occupazione i diritti umani fondamentali dal diritto alla vita, all’acqua, al cibo, al lavoro, alla salute, alla libertà di movimento e perfino al diritto di resistere con ogni mezzo legittimo alla prevaricazione ed all’abuso che accompagnano ogni occupazione.

Viene negato il diritto a tornare alle proprie case dopo esserne stati espulsi con le armi e le azioni intimidatorie e terroristiche.

Viene negato il diritto al risarcimento per le espropriazioni subite.

Viene legittimato il fatto che un muro lungo 700 km rinchiuda 5 milioni di persone private di diritti e di possibilità di vita dignitosa in una condizione di “apartheid” peggiore del modello sudafricano del XX secolo.

Viene sequestrata, a puro beneficio di uno stato che definisce se stesso con la denominazione religiosa di “ebraico”, la città di Gerusalemme, patrimonio comune alle tre religioni monoteiste.

La questione riguardante il riconoscimento di questi diritti e la cessazione di ogni violazione in atto viene ridotta a mercimonio: si propone ad un popolo intero la rinuncia a tutto questo in cambio di denaro o beni materiali concessi oggi ad arbitrio dell’occupante.

Viene in tal modo alimentato un malcontento dovuto alla perdurante e confermata offesa alla dignità delle persone foriero di tumulti che saranno come al solito repressi dalla Potenza occupante con la consueta sproporzionata violenza, sempre utilizzata, nonostante le denunce ed i moniti dell’ONU.

Pax Christi pone quindi all’attenzione di chi ha a cuore la pace fondata sulla giustizia ed il rispetto del Diritto, l’esistenza di una “questione israeliana”, che determina conseguenze destabilizzanti ben oltre lo scenario geopolitico mediorientale.

Una questione che ci riguarda perché non può essere consentito che vi sia al mondo una “zona franca” dove il diritto viene impunemente e gravemente violato e quindi delegittimato di fronte al mondo intero

Deve essere chiaro che chi si pone fuori dal concerto delle Nazioni che si sono date un Diritto Internazionale da rispettare, costituisce per la pace nel mondo un fattore di rischio globale.

Tavarnuzze, 30 Gennaio 2020 
                                                                                                                 Pax Christi Italia

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Campagna Ponti e non muri: Norberto Julini 347776089 


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Servizio TG2000


IL "PIANO DI PACE" DI TRUMP, 
UNA PRESA IN GIRO PER I PALESTINESI

Il progetto - propaganda pura e semplice - del presidente Usa è tutto sbilanciato dalla parte degli israeliani. Per gli altri prevede il simulacro di uno Stato, dimezzato, spezzettato, cacciato da Gerusalemme, confinato nelle terre più aride. E nessun diritto al ritorno per i profughi della diaspora.
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