lunedì 9 dicembre 2019

Liliana Segre ricorda Piero Terracina: “Ci legava una fratellanza silenziosa” - "Il rischio di scordare la Shoah"

Liliana Segre* ricorda Piero Terracina


*Senatrice a vita

“Ci legava una fratellanza silenziosa”


“Con Piero Terracina ci legava una fratellanza silenziosa, tra noi non servivano parole. E ora che non c’è più mi sento ancora più sola”. Con tenerezza e dolore la senatrice a vita Liliana Segre ricorda il legame con Piero Terracina, sopravvissuto come lei ad Auschwitz e scomparso in queste ore all’età di 91 anni. “Noi ci conoscevamo da reduci. Lui era stato nel Lager degli uomini e io in quelle delle donne ovviamente. Però ogni volta che ci siamo incontrati, le tante volte che ci siamo incontrati, sentivamo proprio una fratellanza, qualcosa che ci univa. Tra me e lui, come con tanti altri come noi, non c’era bisogno di parlare. Noi dovevamo parlare agli altri ma tra di noi non c’era bisogno di farlo”, il ricordo di Segre a Pagine Ebraiche. “La sua scomparsa mi colpisce molto. So che lui era molto amato e diceva sempre: ‘io non ho avuto una famiglia ma ho avuto così tante persone che mi hanno voluto bene, che mi sono state vicine, di amici, che è andata bene così. Non c’era stato bisogno di avere moglie e figli, per lui era stata stupenda l’amicizia di cui aveva goduto”. “Ora mi sento più vecchia e più sola”, le parole di Segre che, anche nel segno dell’amico Piero Terracina, ribadisce il suo impegno “a continuare a parlare d’amore. Questa è la cosa migliore, quella che mi sento”.

Il rischio di scordare la Shoah


La morte di Piero Terracina, uno degli ultimi sopravvissuti di Auschwitz come me, è stata la prima notizia che mi è stata comunicata ieri mattina appena sveglia, ed è stato come se si sgretolasse un altro pezzo della nostra storia. Perdonerete se sono così pessimista, mi spiace soprattutto per i giovani che mi scrivono lettere meravigliose e per tutte le persone dolcissime che mi applaudono o mi fermano per strada, ma io credo che si coltivi troppo poco la memoria e che, con la nostra scomparsa, tutto finirà. Senza Piero, io oggi mi sento più sola. Ai tempi della nostra deportazione e io e Piero non ci conoscevamo, lui era di Roma, io di Milano e i campi di sterminio erano divisi tra uomini e donne, impossibile incrociarsi. Ci siamo incontrati solo dopo tanti anni, entrambi sulla stessa barricata della testimonianza. Così abbiamo iniziato a condividere le assemblee con gli studenti, i convegni ai memoriali, scoprendoci molto affettuosamente vicini. Lui purtroppo non ha avuto come me il conforto nella vita di una famiglia che gli trasmettesse lo stesso calore umano che ho avuto io, ma è stato circondato fino all'ultimo secondo da amici e persone che gli volevano bene, perché Piero era un uomo dolcissimo, dallo sguardo mansueto e sereno. Tutta la sua persona ispirava una calda simpatia, impossibile non volergli bene. Così, quando mi hanno detto che era scomparso, un'ondata di tristezza mi ha pervaso perché mano a mano che i sopravvissuti se ne vanno, per chi resta è sempre più difficile. Vedete, io penso che quando saremo morti tutti, intendo sia noi vittime che i nostri carnefici, tutto ciò che è stato rischia di andare perduto. Parlo anche dei carnefici perché so che qualcuno di loro è ancora vivo e ha scritto memorie oscene - uno dei questi libri s'intitola "Bei tempi" e potete ben immaginare a che razza di tempi si riferisse - ma paradossali visto che alla fine confermano ciò che i negazionisti, appunto, negano. Ciò nonostante, quando non ci saremo più, nel giro di pochi anni i fatti di quella tragedia del Novecento che fu la Shoah, appariranno sempre più lontani, si ridurranno prima a un capitolo sui libri di storia, poi a una riga, infine neppure quello. Lo so, da me forse ci si aspetterebbe una parola di conforto, ma io, con quello che accade in questi anni dopo tutto il tempo che è passato, non riesco a essere ottimista. Si dice che chi non conosce la propria storia è condannato a ripeterla, io preferisco usare le parole di Primo Levi: "Comprendere è impossibile, ma conoscere è necessario". E la conoscenza è l'unica luce che ci può dare speranza in questo mondo di ignoranza sempre più diffusa. — 
(fonte: “La Stampa” 9/12/2019)

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