giovedì 14 novembre 2019

«Il cristianesimo dall’inizio è stato predicato dai laici, che danno l'humus alla crescita della fede» Papa Francesco Udienza Generale 13/11/2019 (foto, testo e video)

UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 13 novembre 2019


Udienza generale in due tempi, oggi, per il Papa, che a causa della pioggia che imperversa su Roma ha iniziato l’appuntamento del mercoledì con i fedeli in Aula Paolo VI dove ha salutato e benedetto gli ammalati e i disabili, con i loro accompagnatori. 
Francesco ha fatto il suo ingresso in piazza poco dopo le 9.10 e subito ha fatto fermare la papamobile per ospitare a bordo cinque bambini. A salutare il Santo Padre una selva di ombrelli multicolori, che però non hanno impedito ai fedeli di utilizzare i loro cellulari per i consueti selfie e foto. Ai piedi del sagrato, ha preso posto oggi l’associazione Corteo storico di Giove, con i membri vestiti in sgargianti vestiti medievali che hanno fatto da coreografia al giro in papamobile prima dell’udienza, della quale come di consueto sono stati protagonisti i bambini, baciati e accarezzati dal Papa durante il percorso tra i settori della piazza delimitati dal colonnato del Bernini. Tra i fedeli presenti all’udienza di oggi, anche 150 rappresentanti dell’Associazione professionale cuochi italiani. Terminato il tragitto sulla jeep bianca, il Papa ha fatto scendere i suoi piccoli ospiti, salutandoli uno per uno, e ha percorso il tratto che lo separa dalla sua postazione al centro del sagrato tra due ali di sbandieratori, suonatori di tamburi e figuranti del Corteo storico della cittadina umbra, che hanno reso così omaggio al suo passaggio.










Saluto a braccio ai malati in Aula Paolo VI

Buongiorno a tutti!

Fuori piove. Qui sarete tranquilli, potrete seguire l’udienza dal maxischermo, tranquilli, in pace, senza bagnarvi. Questo è buono. Vi ringrazio di questa visita. Per me è una gioia quando vedo che voi venite così, con tante difficoltà, ma per amore alla Chiesa, per dire che amate la Chiesa. Questo fa bene a tutti quelli che vi vedono; a me fa bene. Grazie.

E adesso vado dall’altro gruppo che è in piazza; sarà un po’ bagnato, ma voi rimanete qui. Siamo uniti attraverso il maxischermo. adesso io vorrei dare a tutti voi la benedizione. Tutti, preghiamo la Madonna prima. [Recita Ave Mariae Benedizione]

Pregate per me e grazie di essere venuti!








Catechesi sugli Atti degli Apostoli - 16. «Priscilla e Aquila lo presero con sé» (At 18,26). Una coppia al servizio del Vangelo

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Questa udienza si fa in due gruppi: gli ammalati sono nell’Aula Paolo VI - io sono stato con loro, li ho salutati e benedetti; saranno 250 circa. Lì saranno più comodi per la pioggia – e noi qui. Ma loro ci guardano dal maxischermo. Salutiamoci tutti e due i gruppi con un applauso.

Gli Atti degli Apostoli narrano che Paolo, da evangelizzatore infaticabile quale è, dopo il soggiorno ad Atene, porta avanti la corsa del Vangelo nel mondo. Nuova tappa del suo viaggio missionario è Corinto, capitale della provincia romana dell’Acaia, una città commerciale e cosmopolita, grazie alla presenza di due porti importanti.

Come leggiamo nel capitolo 18 degli Atti, Paolo trova ospitalità presso una coppia di sposi, Aquila e Priscilla (o Prisca), costretti a trasferirsi da Roma a Corinto dopo che l’imperatore Claudio aveva ordinato l’espulsione dei giudei (cfr At 18,2). Io vorrei fare una parentesi. 
Il popolo ebraico ha sofferto tanto nella storia. È stato cacciato via, perseguitato … E, nel secolo scorso, abbiamo visto tante, tante brutalità che hanno fatto al popolo ebraico e tutti eravamo convinti che questo fosse finito. Ma oggi, incomincia a rinascere qua e là l’abitudine di perseguitare gli ebrei. Fratelli e sorelle, questo non è né umano né cristiano. Gli ebrei sono fratelli nostri! E non vanno perseguitati. Capito? 
Questi coniugi dimostrano di avere un cuore pieno di fede in Dio e generoso verso gli altri, capace di fare spazio a chi, come loro, sperimenta la condizione di forestiero. Questa loro sensibilità li porta a decentrarsi da sé per praticare l’arte cristiana dell’ospitalità (cfr Rm 12,13; Eb 13,2) e aprire le porte della loro casa per accogliere l’apostolo Paolo. Così essi accolgono non solo l’evangelizzatore, ma anche l’annuncio che egli porta con sé: il Vangelo di Cristo che è «potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede» (Rm 1,16). E da quel momento la loro casa s’impregna del profumo della Parola «viva» (Eb 4,12) che vivifica i cuori.

Aquila e Priscilla condividono con Paolo anche l’attività professionale, cioè la costruzione di tende. Paolo infatti stimava molto il lavoro manuale e lo riteneva uno spazio privilegiato di testimonianza cristiana (cfr 1Cor 4,12), oltre che un giusto modo per mantenersi senza essere di peso agli altri (cfr 1Ts 2,9; 2Ts 3,8) o alla comunità.

La casa di Aquila e Priscilla a Corinto apre le porte non solo all’Apostolo ma anche ai fratelli e alle sorelle in Cristo. Paolo infatti può parlare della «comunità che si raduna nella loro casa» (1Cor 16,19), la quale diventa una “casa della Chiesa”, una “domus ecclesiae”, un luogo di ascolto della Parola di Dio e di celebrazione dell’Eucaristia. Anche oggi in alcuni Paesi dove non c’è la libertà religiosa e non c’è la libertà dei cristiani, i cristiani si radunano in una casa, un po’ nascosti, per pregare e celebrare l’Eucaristia. Anche oggi ci sono queste case, queste famiglie che diventano un tempio per l’Eucaristia.

Dopo un anno e mezzo di permanenza a Corinto, Paolo lascia quella città insieme ad Aquila e Priscilla, che si fermano ad Efeso. Anche lì la loro casa diventa luogo di catechesi (cfr At 18,26). Infine, i due sposi rientreranno a Roma e saranno destinatari di uno splendido elogio che l’Apostolo inserisce nella lettera ai Romani. Aveva il cuore grato, e così scrisse Paolo su questi due sposi nella lettera ai Romani. Ascoltate: «Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo Gesù. Essi per salvarmi la vita hanno rischiato la loro testa, e a loro non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese del mondo pagano» (16,4). Quante famiglie in tempo di persecuzione rischiano la testa per mantenere nascosti i perseguitati! Questo è il primo esempio: l’accoglienza famigliare, anche nei momenti brutti.

Tra i numerosi collaboratori di Paolo, Aquila e Priscilla emergono come «modelli di una vita coniugale responsabilmente impegnata a servizio di tutta la comunità cristiana» e ci ricordano che, grazie alla fede e all’impegno nell’evangelizzazione di tanti laici come loro, il cristianesimo è giunto fino a noi. Infatti «per radicarsi nella terra del popolo, per svilupparsi vivamente, era necessario l’impegno di queste famiglie. Ma pensate che il cristianesimo dall’inizio è stato predicato dai laici. Pure voi laici siete responsabili, per il vostro Battesimo, di portare avanti la fede. Era l’impegno di tante famiglie, di questi sposi, di queste comunità cristiane, di fedeli laici che hanno offerto l’“humus” alla crescita della fede» (Benedetto XVI, Catechesi, 7 febbraio 2007). È bella questa frase di Papa Benedetto XVI: i laici danno l’humus alla crescita della fede.

Chiediamo al Padre, che ha scelto di fare degli sposi la sua «vera “scultura” vivente» (Esort. ap. Amoris laetitia, 11) - Credo che qui ci siano i nuovi sposi: ascoltate voi la vostra vocazione, dovete essere la vera scultura vivente - di effondere il suo Spirito su tutte le coppie cristiane perché, sull’esempio di Aquila e Priscilla, sappiano aprire le porte dei loro cuori a Cristo e ai fratelli e trasformino le loro case in chiese domestiche. Bella parola: una casa è una chiesa domestica, dove vivere la comunione e offrire il culto della vita vissuta con fede, speranza e carità. Dobbiamo pregare questi due santi Aquila e Prisca, perché insegnino alle nostre famiglie ad essere come loro: una chiesa domestica dove c’è l’humus, perché la fede cresca.

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Saluti:
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APPELLO PER IL BURKINA FASO

Rivolgo un pensiero speciale al caro Burkina Faso, da qualche tempo provato da violenze ricorrenti, e dove recentemente un attentato è costato la vita a quasi cento persone. Affido al Signore tutte le vittime, i feriti, i numerosi sfollati e quanti soffrono per questi drammi. Faccio appello perché non manchi la protezione ai più vulnerabili; e incoraggio le Autorità civili e religiose e quanti sono animati da buona volontà a moltiplicare gli sforzi, nello spirito del Documento di Abu Dhabi sulla Fratellanza Umana, per promuovere il dialogo interreligioso e la concordia.

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana. ...

Saluto infine i giovani, gli anziani, gli ammalati e gli sposi novelli.... Invito tutti a pregare per il mio prossimo Viaggio Apostolico in Thailandia e Giappone, affinché il Signore conceda ai popoli visitati copiosi doni di grazia.

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