domenica 22 settembre 2019

"Un cuore che ascolta - lev shomea" - n. 46/2018-2019 (C) di Santino Coppolino


"Un cuore che ascolta - lev shomea"
Concedi al tuo servo un cuore docile,
perché sappia rendere giustizia al tuo popolo
e sappia distinguere il bene dal male" (1Re 3,9)

Traccia di riflessione
sul Vangelo della domenica
di Santino Coppolino


Vangelo:




«Nessun servo può servire due padroni!». Dopo avere manifestato il cuore del Padre ai "giusti" che 
mormorano contro di lui (15,2), ora Gesù si rivolge ai discepoli ammonendoli sull'uso corretto dei beni del mondo. La parabola narrata da Gesù non è rivelatrice di una nuova dottrina, ma richiama il cuore stesso della fede ebraica che i discepoli conoscono molto bene: lo "Shemà Israel" (Dt 6,4). Non c'è che un solo Dio e i beni materiali vanno gestiti per quello che sono: un dono del Padre da condividere con i fratelli. Ma la tentazione di tenere il piede in due scarpe è sempre forte, per questo Gesù ci ricorda che Dio è l'unico Signore, e i beni non devono e non possono essere assolutizzati in quanto dono suo. Quando ciò avviene siamo di fronte a: «L'abominio della desolazione» (Mt 24,15), l'idolo che si insedia nel cuore dell'uomo e prende il posto di Dio. La nostra fede, allora, si gioca nella fedeltà a quello che il Signore ci ha affidato. 
La creazione tutta è consegnata nelle nostre mani e nulla di ciò che ci viene consegnato ci appartiene, noi siamo solo dei semplici custodi (cfr.Gen 2,15), amministratori insipienti che si sono impadroniti di ciò che non è loro: «Cosa mai possediamo che non abbiamo ricevuto?» (1Cor 4,7). Per questo Gesù ci invita a passare dall'economia dell'accumulo a quella del dono per diventare come il Padre. Il nostro futuro di figli si decide - hic et nunc - proprio sull'uso corretto che facciamo dei beni, che sono un mezzo e mai un fine. Ogni altro amore assoluto che non sia per il Signore è infedeltà, prostituzione, adulterio, asservimento al «mammona dell'ingiustizia» che estende la sua signoria sopra di noi e ci rende simili a sé.