mercoledì 11 settembre 2019

«La speranza del mondo è Cristo, e il suo Vangelo è il più potente lievito di fraternità, di libertà, di giustizia e di pace per tutti i popoli.» Papa Francesco Udienza 11/09/2019 (foto, testo e video)


UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 11 settembre 2019


Il Papa ha fatto il suo ingresso oggi in piazza San Pietro poco prima delle 9.15, acclamato dalle 12mila persone presenti oggi in piazza san Pietro in una giornata piena di sole con temperature settembrine. Appena iniziato il giro tra i vari settori delimitati dal colonnato del Bernini, ha subito fatto fermare la papamobile per far salire a bordo cinque bambini, che si sono goduti il tragitto guardandosi intorno incuriositi. Francesco è apparso sorridente e rilassato, nonostante l’impegnativo viaggio in Africa che si è concluso solo ieri sera. Al termine del percorso sulla jeep bianca scoperta, il Papa ha fatto scendere i suoi piccoli ospiti, salutandoli uno per uno, e poi ha percorso a piedi, come di consueto, il tragitto che lo separa dalla sua postazione al centro del sagrato salutato da un gruppo di sbandieratori e musici di Santa Rosa, provenienti da Viterbo, vestiti in fogge medievali multicolori. Squilli di tromba e numeri di abilità hanno salutato il passaggio del Santo Padre.
Il Papa, durante l’udienza generale di oggi, ha ripercorso le tappe del suo 31° viaggio apostolico internazionale con un “grazie” per aver potuto raggiungere, per la quarta volta dall’inizio del pontificato, il continente africano.




















Catechesi sul Viaggio Apostolico in Mozambico, Madagascar e Mauritius

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Ieri sera sono rientrato dal Viaggio apostolico in Mozambico, Madagascar e Mauritius. Ringrazio Dio che mi ha concesso di compiere questo itinerario come pellegrino di pace e di speranza, e rinnovo l’espressione della mia gratitudine alle rispettive Autorità di questi Stati, come pure agli Episcopati, che mi hanno invitato e accolto con tanto affetto e tanta premura, e i Nunzi Apostolici, che tanto hanno lavorato per questo viaggio.

La speranza del mondo è Cristo, e il suo Vangelo è il più potente lievito di fraternità, di libertà, di giustizia e di pace per tutti i popoli. Con la mia visita, sulle orme di santi evangelizzatori, ho cercato di portare questo lievito, il lievito di Gesù, alle popolazioni mozambicane, malgasce e mauriziane.

In Mozambico sono andato a spargere semi di speranza, pace e riconciliazione in una terra che ha sofferto tanto nel recente passato a causa di un lungo conflitto armato, e che nella scorsa primavera è stata colpita da due cicloni che hanno causato danni molto gravi. La Chiesa continua ad accompagnare il processo di pace, che ha fatto un passo avanti anche il 1° agosto scorso con un nuovo Accordo tra le parti. E qui vorrei soffermarmi per ringraziare la Comunità di Sant’Egidio che ha lavorato tanto, tanto in questo processo di pace.

Ho incoraggiato in tal senso le Autorità del Paese, esortandole a lavorare insieme per il bene comune. E ho incoraggiato i giovani, che si sono radunati dalle diverse appartenenze religiose, perché costruiscano il Paese, superando la rassegnazione e l’ansietà, diffondendo l’amicizia sociale e facendo tesoro delle tradizioni degli anziani. Ai vescovi, ai sacerdoti e alle persone consacrate, che ho incontrato nella Cattedrale di Maputo, intitolata alla Vergine Immacolata, ho proposto la via di Nazareth, la via del “sì” generoso a Dio, nella memoria grata della sua chiamata e delle proprie origini. Un segno forte di questa presenza evangelica è l’Ospedale di Zimpeto, alla periferia della capitale, realizzato con l’impegno della Comunità di Sant’Egidio. In quest’ospedale ho visto che la cosa più importante sono gli ammalati, e tutti lavorano per gli ammalati. Inoltre, non tutti hanno la stessa appartenenza religiosa. Il direttore di quell’ospedale è una donna, ricercatrice, una brava donna, ricercatrice sull’AIDS. È musulmana, ma è la direttrice e questo ospedale è un ospedale fatto dalla Comunità di Sant’Egidio. Ma tutti, tutti insieme per il popolo, uniti, come fratelli. La mia visita in Mozambico è culminata nella Messa, celebrata nello Stadio sotto la pioggia, ma tutti eravamo felici. I canti, le danze religiose… tanta felicità. Non importava la pioggia. E lì è risuonato l’appello del Signore Gesù: «Amate i vostri nemici» (Lc 6,27), il seme della vera rivoluzione, quella dell’amore, che spegne la violenza e genera fraternità.

Da Maputo mi sono trasferito ad Antananarivo, capitale del Madagascar. Un Paese ricco di bellezze e risorse naturali, ma segnato da tanta povertà. Ho auspicato che, animato dal suo tradizionale spirito di solidarietà, il popolo malgascio possa superare le avversità e costruire un futuro di sviluppo coniugando il rispetto dell’ambiente e la giustizia sociale. Come segno profetico in questa direzione, ho visitato la “Città dell’amicizia” – Akamasoa, fondata da un missionario lazzarista, padre Pedro Opeka: là si cerca di unire lavoro, dignità, cura dei più poveri, istruzione per i bambini. Tutto animato dal Vangelo. Ad Akamasoa, presso la cava di granito, ho elevato a Dio la Preghiera per i lavoratori.

Poi ho avuto un incontro con le monache contemplative di diverse congregazioni, nel monastero delle Carmelitane: in effetti, senza la fede e la preghiera non si costruisce una città degna dell’uomo. Con i Vescovi del Paese abbiamo rinnovato l’impegno di essere “seminatori di pace e di speranza”, prendendoci cura del popolo di Dio, specialmente dei poveri, e dei nostri presbiteri. Insieme abbiamo venerato la Beata Victoire Rasoamanarivo, prima malgascia elevata agli altari. Con i giovani, molto numerosi – tanti giovani in quella veglia, ma tanti, tanti –, ho vissuto una veglia ricca di testimonianze, di canti e di danze.

Ad Antananarivo i è celebrata l’Eucaristia domenicale nel grande “Campo diocesano”: grandi folle si sono radunate intorno al Signore Gesù. E infine, nell’Istituto Saint-Michel, ho incontrato i sacerdoti, le consacrate e i consacrati e i seminaristi del Madagascar. Un incontro nel segno della lode a Dio.

La giornata di lunedì è stata dedicata alla visita alla Repubblica di Mauritius, nota meta turistica, ma che ho scelto come luogo di integrazione tra diverse etnie e culture. Infatti, nel corso degli ultimi due secoli, a quell’arcipelago sono approdate diverse popolazioni, specialmente dall’India; e dopo l’indipendenza ha conosciuto un forte sviluppo economico e sociale. Lì è forte il dialogo interreligioso, e anche l’amicizia tra i capi delle diverse confessioni religiose. Una cosa che a noi sembrerebbe strana, ma loro vivono così l’amicizia che è naturale. Quando sono entrato in episcopio, ho trovato un bel mazzo di fiori, bellissimo: è stato inviato dal Grande Imam in segno di fratellanza.

La santa Messa a Mauritius è stata celebrata presso il Monumento di Maria Regina della Pace, in memoria del Beato Jacques-Désiré Laval, detto “apostolo dell’unità mauriziana”. Il Vangelo delle Beatitudini, carta d’identità dei discepoli di Cristo, in quel contesto è antidoto contro la tentazione di un benessere egoistico e discriminatorio. Il Vangelo e le Beatitudini sono l’antidoto per questo benessere egoistico e discriminatorio, e anche è il lievito di vera felicità, impregnata di misericordia, di giustizia e di pace. Sono stato colpito dal lavoro che i Vescovi fanno per l’evangelizzazione dei poveri. In seguito, nell’incontro con le Autorità di Mauritius, ho manifestato l’apprezzamento per l’impegno di armonizzare le differenze in un progetto comune, e ho incoraggiato a portare avanti anche nell’oggi la capacità di accoglienza, come pure lo sforzo di mantenere e sviluppare la vita democratica.

Così, sono arrivato ieri, in serata, in Vaticano. Prima di iniziare un viaggio e al rientro, vado sempre dalla Madonna, dalla Salus Populi Romani, perché sia lei ad accompagnarmi nel viaggio, come Madre, a dirmi cosa devo fare, a custodire le mie parole, i miei gesti. Con la Madonna, vado sicuro.

Cari fratelli e sorelle, rendiamo grazie a Dio e chiediamogli che i semi gettati in questo viaggio apostolico portino frutti abbondanti per i popoli di Mozambico, Madagascar e Mauritius. Grazie!

Guarda il video della catechesi

Saluti:

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana.
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Un pensiero particolare rivolgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli.

Domani celebriamo la memoria del Santissimo Nome di Maria. Invito tutti a guardare alla Madonna e a lasciarvi ispirare da Lei sentimenti cristiani, per vivere ed imitare sempre di più il Figlio suo Gesù. Grazie.


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