mercoledì 18 settembre 2019

15-17 settembre: Lo “spirito di Assisi” rivive a Madrid con “Pace senza confini” della Comunità Sant'Egidio

15-17 settembre: 
Lo “spirito di Assisi” rivive a Madrid con
“Pace senza confini” 
della Comunità Sant'Egidio


Dai luoghi di preghiera in processione verso Piazza dell'Almudena


Per tre giorni Madrid è stata capitale della pace. Una «pace senza confini», come recita il titolo dell’incontro internazionale concluso ieri e promosso da Sant’Egidio e dall’Arcidiocesi madrilena nello «spirito di Assisi». La grande partecipazione – oltre trecento rappresentanti delle religioni e del mondo della cultura, migliaia di persone, tra cui molti giovani, venuti da tutta Europa – è una buona notizia perché supera la rassegnazione a una conflittualità permanente e a frontiere spesso diventate muri visibili e meno visibili. A Madrid non si è rinunciato alle tradizioni religiose, alle fedi, alle visioni di ognuno e non si è nascosta la propria identità. E neanche si è dovuto mascherare ciò che si è, ricorrendo a compromessi tra persone di culture in alcuni casi molto diverse tra loro. Ci si è riuniti di fronte al mondo di oggi interrogandosi sulle sue ferite, sulle guerre e sulla violenza, cercando quelle risposte che spesso mancano...

Leggi tutto l'articolo di Marco Impagliazzo: Per una pace senza confini. A Madrid impegno nello spirito di Assisi

Con una cerimonia e la lettura dell’Appello di pace si è concluso ieri sera a Madrid “Pace senza confini – Religioni e Culture in dialogo”, annuale appuntamento organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Alla fine, l’annuncio della città che ospiterà il prossimo incontro internazionale nello “spirito di Assisi”: nel 2020 i leader religiosi si ritroveranno a Roma



SANT'EGIDIO, A MADRID RIVIVE LO SPIRITO DI ASSISI

L'incontro tra i rappresentanti delle religioni nel mondo nel segno della pace e della convivenza


Lo “spirito di Assisi” continua a percorrere le strade del mondo. Arriva a Madrid l’intuizione di Wojtyla del 1986 di riunire nella città di Francesco i leader delle religioni per pregare per la pace, non più gli uni contro gli altri ma gli uni accanto agli altri. Per tre giorni (15-17 settembre) la città spagnola è la capitale del dialogo interreligioso. Qui la Comunità di Sant’Egidio e l’Arcidiocesi locale organizzano l’annuale incontro internazionale per la pace, riunendo imam sunniti, sceicchi sciiti e rabbini, patriarchi orientali e vescovi cristiani delle diverse confessioni, monaci buddisti, induisti e di altre religioni asiatiche insieme a personalità della cultura ed esponenti politici, come Josep Borrell, neocommissario agli Esteri della Ue, e il presidente centrafricano Faustin Touadera, che ha annunciato l’abolizione della pena di morte. Centinaia di personalità da oltre 80 paesi del mondo, 27 tavole rotonde dai migranti all’ambiente, dal Medio Oriente agli altri scenari di conflitto.

“Pace senza confini” è il titolo di quest’anno. Ne spiega il significato il presidente della Comunità di Sant’Egidio Marco Impagliazzo: «Trenta anni fa cadde il muro di Berlino e la libertà in Europa significò molto per il mondo, che iniziò a guardare al futuro con speranza. Poi la speranza è diminuita, a causa di tante guerre, che ancora esistono, e del terrorismo. Sono sorti nuovi muri, come quello che divide le due sponde del Mediterraneo». Il Papa, nel messaggio ai partecipanti, ha insistito su un tema al centro della sua predicazione: «È folle chiudere spazi, separare i popoli, rifiutare l’ospitalità a chi ne ha bisogno. In questo modo il mondo si rompe, utilizzando la stessa violenza con cui si rovina l’ambiente». «La casa comune – continua Francesco – non sopporta muri che separano, ha bisogno invece di porte aperte». I muri cadono quando sono «assediati» con la preghiera e non con le armi, «con gli aneliti di pace e non di conquista, quando sogniamo un futuro buono per tutti». «La donna e l’uomo credenti – spiega Andrea Riccardi – sono descritti dai testi religiosi come quelli che volgono gli occhi al cielo, oltre i confini. Il cielo non s’imprigiona nelle frontiere».

Francesco ha ricordato il Documento sulla Fratellanza Umana, firmato ad Abu Dhabi dal Papa insieme al Grande Imam di Al-Azhar. Dall’autorevole centro teologico dell’Islam sunnita è presente a Madrid il cancelliere Mohammad Al-Mahrasawi, intervenuto nell’assemblea inaugurale dopo il rabbino capo di Tel Aviv Meir Lau (internato nel lager di Buchenwald da bambino) e il metropolita ortodosso Hilarion, giunto con una folta delegazione russa.

I muri spesso si erigono contro i migranti; erano cinque al termine della seconda guerra mondiale, ben 72 nel 2016. Le frontiere significano le lacrime delle madri che piangono i propri figli, diecimila quelli morti negli ultimi dieci anni cercando di raggiungere l’Europa o l’America. Anabel Hernández Garcia, giornalista messicana, autrice di inchieste sulle connessioni tra narcotraffico e stato, racconta: «Dal 2007 8.195 bambini e adolescenti sono scomparsi in Messico: quasi due bambini desaparecidos al giorno, spesso con la complicità di poliziotti, militari e funzionari pubblici». Pietro Bartolo, il “medico di Lampedusa”, nel raccontare il dramma dei 1.600 bambini annegati nel Mediterraneo «molti dei quali bambini vestiti a festa, con il vestito buono», ha difeso il lavoro delle Ong che operano nel Mediterraneo: «Mi hanno insegnato che chi salva una vita andrebbe considerato un eroe: com’è possibile che oggi a salvare dei naufraghi si venga considerati delinquenti?».

Intanto il cardinal Gualtiero Bassetti ha annunciato una conferenza di tutti i rappresentanti delle conferenze episcopali del Mediterraneo, dal 18 al 23 febbraio 2020 a Bari, cui parteciperà il Papa. «Ha specificato – precisa il presidente della Cei – che non vuole discorsi, ma proposte concrete». Come quella dei corridoi umanitari, elogiati a Madrid dall’Alto Commissario dell’Onu per i Rifugiati Filippo Grandi. Grazie a questo progetto ecumenico, realizzato da Sant’Egidio insieme alle chiese evangeliche, sono già 2.666 le persone giunte in sicurezza in Italia, Francia, Belgio e Andorra, sottratte al traffico di esseri umani e al rischio della morte in mare.

Tanti i testimoni, dal beninese Grégoire Ahongbonon, che si batte per la dignità e la cura dei malati di mente in Africa, a Jacques Mourad, il monaco siriano confratello di Paolo Dall’Oglio. Commuovente la voce di Latifa Ibm Ziaten, musulmana francese, che è stata colpita dall’attentato a Tolosa nel 2012: «Mio figlio ed un mio carissimo amico sono stati uccisi da un terrorista, in realtà un delinquente che si spacciava per profeta. Lui, colui che ha ucciso mio figlio, non è stato un martire ma un assassino». Quella morte le ha fatto sentire l’urgenza di spendersi per l'educazione: «Se un bambino non viene educato, la sua vita sarà un fallimento e sarà una facile preda del terrorismo. Sta a noi portare la speranza nei cuori. Educare i piccoli di oggi per costruire la pace di domani, dobbiamo dare una chance ai giovani». A Madrid sono ad esempio presenti padre Alejandro Solalinde, simbolo dell’aiuto ai migranti in Messico, il beninese Grégoire Ahongbonon, che si batte per la dignità e la cura dei malati di mente in Africa, il monaco siriano Jacques Mourad confratello di padre Paolo Dall’Oglio.

Parlando della situazione irachena, il patriarca Sako ha sottolineato come «i leader religiosi devono interpretare la realtà in modo profetico, per primi usando un linguaggio di pace». Da Martin Junge, segretario generale della Federazione luterana mondiale, l’invito a disarmare le parole: «La Shoah non è iniziata con le camere a gas ma con le battute e con le parole volgari. Si deve intervenire nelle fasi iniziali, quando i messaggi di odio iniziano a circolare sui social. Per parte loro i leader religiosi devono operare sui social per creare una narrazione positiva, per stoppare i discorsi divisivi contro le minoranze». Un impegno che rabbini e imam, pope e cardinali, pastori e monaci orientali, ribadiranno nella grande cerimonia finale di martedì pomeriggio, preceduta dalle preghiere secondo le diverse fedi, gli uni accanto agli altri.

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In una piazza dell’Almudena affollata da migliaia di partecipanti accorsi da tutta l’Europa per vivere tre giorni di dialogo e partecipare ai 27 panel che si sono svolti nella capitale spagnola si è svolta la cerimonia finale durante la quale è stato proclamato e sottoscritto l'accorato appello per la Pace di cui riportiamo il testo integrale.


APPELLO DI PACE

Donne e uomini di religioni diverse su invito della Comunità di Sant’Egidio e dell’Arcidiocesi di Madrid siamo venuti, pellegrini, in questa splendida città per cercare nuove vie di Pace, a ottant’anni dall’inizio della Seconda Guerra mondiale. Abbiamo pregato, abbiamo ascoltato il lamento silenzioso e il grido di chi è lasciato fuori dal benessere, nelle guerre, in terre dove non cresce più niente, come se non fosse un uomo o una donna come noi. 

Siamo preoccupati per le future generazioni, perché vediamo consumarsi l'unico pianeta di tutti come se fosse solo di alcuni. Perché vediamo riaffacciarsi il culto della forza e le contrapposizioni nazionalistiche, che hanno creato grandi distruzioni nella storia. Perché il terrorismo non cessa di colpire gente inerme. Perché sembra indebolito il sogno di Pace. 

In un mondo sempre più interdipendente, si ripropone la tentazione antica di credere che i grandi problemi possano essere risolti da soli. Guerre e pace, epidemie, sicurezza e sicurezza informatica, spostamenti di popolazioni, sostenibilità del pianeta e riscaldamento globale, fine del rischio nucleare e riduzione delle disuguaglianze sono ben più vasti di una sola nazione. No, c’è bisogno di dialogo e di cooperazione.

Non possiamo lasciare dietro al muro dell'indifferenza i più deboli, quanti colpiti dalla violenza e dal disprezzo perché diversi, perché pregano e parlano in un'altra lingua. Non possiamo lasciare sperperare in maniera incosciente aria, acqua, terra, risorse umane: così pesi e conti insopportabili si scaricano sulle future generazioni. 

Chiediamo a tutti, ai responsabili politici, ai più ricchi del mondo, agli uomini e alle donne di buona volontà, di fornire le risorse per evitare che milioni di bambini muoiano ogni anno senza cura e per mandare a scuola i milioni di bambini che non possono andarci. Sarà un segno di speranza per tutti.

Non nascondiamoci dietro un muro di indifferenza! Dio non vuole la separazione tra i fratelli. Dio non vuole le guerre. L' abbiamo imparato: chiunque usa il nome di Dio per giustificare la guerra, la violenza e il terrorismo profana il nome di Dio. 

Chi crede in Dio scopre il mondo come casa comune, abitata dalla famiglia dei popoli. Le religioni, come gli individui e i popoli, hanno oggi due strade davanti. Lavorare all'unificazione spirituale che è mancata a una globalizzazione tutta economica. O lasciarsi utilizzare da chi sacralizza confini e conflitti.

Ci impegniamo innanzitutto a pregare. Chiediamo per noi e per il mondo il dono degli occhi di Dio, che liberano dalla cecità e fanno riconoscere l'altro come fratello. Chiediamo a Dio la forza paziente del dialogo, la capacità di un linguaggio sapiente mite, che parla ai cuori e scioglie separazioni e contrapposizioni. 

Sì, una Pace senza confini è il bisogno profondo del nostro mondo. Con l'aiuto di Dio e la preghiera una Pace senza confini è possibile. 
Madrid, 17 settembre 2019


Per approfondire ulteriormente vedi dal sito della Comunità di Sant'Egidio le pagine dedicate all'evento: Madrid 2019