mercoledì 3 luglio 2019

"L’inaugurazione di un futuro inquietante" di Franco Lorenzoni

L’inaugurazione di un futuro inquietante 
di Franco Lorenzoni


Laboratorio per insegnanti ed educatori a Cenci

È terminato l’anno scolastico e, guardando indietro, la vicenda della sospensione della professoressa Dell’Aria a Palermo è un ottimo specchio per osservare ciò che ci sta accadendo nelle scuole e, soprattutto, cosa potrà accadere.

Riassumendo, a Palermo c’è una professoressa che fa il suo dovere e propone agli allievi dell’Istituto Tecnico Industriale Vittorio Emanuele III di celebrare il giorno della memoria preparando materiali che ne ricerchino e rinnovino il senso. Un gruppo di ragazzi compone un power point assemblando immagini e testi e lo presenta in aula magna il 27 gennaio. Nel documento si mettono a confronto le prime pagine dei giornali del 1938, che annunciavano l’entusiasta adesione dell’Italia alle politiche razziste che portarono a espellere dalle scuole studenti e professori ebrei, con le attuali norme del decreto sicurezza voluto dal ministro Salvini, che limita drasticamente la protezione umanitaria ed esclude dal diritto di asilo la maggior parte dei migranti giunti in Italia. Uno studente di destra fotografa la slide del paragone tra razzismi di ieri e di oggi e la posta sui social. L’immagine si diffonde rapidamente in rete e approda al Ministero dell’Istruzione guidato dal leghista Bussetti, un personaggio d’inarrivabile pochezza. Dal MIUR parte una sollecitazione alla Direzione regionale della Sicilia ma il Direttore regionale, in procinto di lasciare l’incarico, se ne lava le mani e spedisce l’appunto al dottor Marco Anello, che presidia le scuole palermitane.

Qui la vicenda si impregna degli umori del tempo e si fa concitata. Il dottor Anello, infatti, trovandosi in via provvisoria a dirigere l’ufficio scolastico provinciale di Palermo e simpatizzando per carattere con i potenti di turno, pensa che l’affare fa al caso suo. È infatti in gara per diventare direttore dell’Ufficio Scolastico regionale e ritiene, come molti di questi tempi dentro uffici e ministeri, che la via più rapida per accelerare la propria carriera, stia nel mostrarsi il più cattivo possibile imitando il muso duro del capitano leghista. Decide dunque di punire in modo esagerato ed esemplare la professoressa con quindici giorni di sospensione e conseguente riduzione dello stipendio, accusandola di “omessa vigilanza”.

Il provvedimento, che sconcerta persino molti colleghi del suo Ufficio, allarga l’ambito di applicazione di una norma generalmente usata per sancire la mancata vigilanza dei ragazzi durante le attività sportive, i momenti di riposo o le gite scolastiche. Fiutando l’aria che tira il dottor Anello si spinge oltre, forza la norma e, dopo avere condotto una sbrigativa inchiesta all’interno dell’Istituto Tecnico, condanna la professoressa per non avere sottoposto i lavori dei ragazzi a una censura preventiva.

Il problema è che Rosa Maria Dell’Aria è donna pacata, con alle spalle 40 anni di insegnamento, stimata da colleghe e colleghi per il rigore del suo impegno. E così sotto la sua scuola, il 17 maggio si riuniscono centinaia di docenti e cittadini convocati, se pur in orari diversi, da un larghissimo fronte che va dai sindacati confederali ai cobas, alle tante associazioni della società civile palermitana. “È la ferita più grande della mia vita professionale, il cui unico scopo è sempre stato quello di formare cittadini consapevoli”, dichiara la professoressa, avvilita dalla sospensione, sconcertata da tanta esposizione mediatica e parzialmente rinfrancata dallo straordinario sostegno ricevuto da mezza Italia.

Insomma, all’apparenza sembra un autogol, tanto che nei giorni che precedono le elezioni europee il ministro dell’Istruzione e Salvini decidono di fare un passo indietro e incontrano la professoressa Dell’Aria a Palermo. Ma a osservare meglio le cose, l’impresa del dottor Anello inaugura un futuro inquietante che rischia di modificare molte cose all’interno dei delicati equilibri che reggono le scuole.

È certo, infatti, che nel prossimo anno saranno tanti i dirigenti scolastici pavidi che, mascherandosi dietro la fitta nebbia della burocrazia imperante, si opporranno esplicitamente o consiglieranno vivamente di rinunciare a percorsi didattici che rendano espliciti i legami tra crescita culturale e impegno sociale, dunque politico. Tanti saranno i docenti che decideranno di non trattare in classe i temi più scottanti e, soprattutto, limiteranno il socializzare e mostrare in pubblico le ricerche fatte in classe, perché l’autocensura è sempre la più efficace delle forme di controllo.

Va detto esplicitamente fin d’ora, con tutte le energie di cui siamo capaci, che mettere la storia al centro di ogni apprendimento è più che mai necessario oggi. Che la scuola ha il dovere di aprirsi alla società che la circonda confrontando e mettendo in attrito ciò che si scopre quando l’educazione è cosa viva con ciò che si copre e si nasconde e si falsifica nella società e nei media vecchi e nuovi. Che frequentare il tempo lungo è più che mai necessario perché occuparci del passato e preoccuparci del futuro è l’unico modo di sfuggire alla dittatura del presente e ai troppi sguardi corti o complici che circondano ragazze e ragazzi e tutti noi.


Greta Thunberg, col suo radicalismo senza mediazioni, ha portato molti studenti anche in Italia ad accorgersi che “l’unica cosa da fare è svegliarci e cambiare”. Di fronte a questo movimento allo stato nascente e al crescere della consapevolezza tra i più giovani dei rischi gravissimi che corrono gli equilibri del pianeta credo che noi insegnanti non possiamo restare a guardare.

Dobbiamo davvero ripensare anche noi in modo radicale ai contenuti del nostro insegnamento in ogni disciplina, domandandoci quanto siamo capaci di offrire strumenti perché ragazze e ragazzi si sentano liberi di pensare in lungo, pensare in grande, pensare lentamente soffermandosi sui problemi e cimentandosi ad affrontare grandi questioni vitali di cui nessuno ha soluzioni pronte.

Il fascismo storico nacque fondandosi sull’intimidazione. Ciò che è accaduto a Palermo rappresenta una potente intimidazione i cui veleni sono a rilascio lento. Chi ci tiene a preservare le possibilità che la pratica della democrazia innervi la relazione educativa è importante sappia che l’opposizione ad ogni intimidazione è possibile solo assumendoci pienamente la responsabilità in modo capillare e tenace.

Articolo pubblicato sull’ultimo numero de Gli Asini, “una rivista – scrive Franco Lorenzoni – che invito tutti a sostenere”.

(fonte: Comune-info 25/06/2019)

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