martedì 16 luglio 2019

“Gli uni e gli altri” di Piero Stefani - Recensione di Aldo Pintor

“Gli uni e gli altri”
di Piero Stefani
Recensione di Aldo Pintor

Piero Stefani ferrarese docente di Bibbia e cultura alla facoltà teologica di Milano ha recentemente dato alle stampe “Gli uni e gli altri” (EDB, pp. 298, € 26,50) una ricerca teologica su “La chiesa Israele e le genti”
Questa opera è una profonda riflessione che nasce dal dialogo ormai pienamente avviato che è sorto tra i cristiani e gli ebrei subito dopo Concilio Vaticano Secondo. Evento che ha chiuso definitivamente la famigerata “teologia della sostituzione” ossia il ritenere che la Chiesa sia il “Nuovo Israele” che si “sostituisce” al popolo di Israele nell'allenza con Dio. Invece è bene sottolineare con forza che l'alleanza fatta da Dio col popolo ebraico non è mai stata revocata con buona pace dei nostalgici del pre-concilio ove nelle liturgie del Vederdì Santo non mancavano invocazioni contro i “perfidi Giudei”. 
Stefani dice giustamente che “si è ebrei per nascita mentre si nasce sempre e comunque non cristiani”. Ancora con più efficacia ha la definizione di Jean Danielou che un cristiano “non è che un pagano sulla via della conversione”. Questo per dire che nell'identità dei cristiani è imprescindibile il rapporto con l'altro. Infatti, non per nulla il dialogo ebraico-cristiano è qualcosa di necessario soprattutto per i cristiani i quali hanno sempre e comunque l'esigenza di definirsi rispetto agli ebrei (e non solo); mentre questa necessità non è così evidente per i figli di Israele che da quando nascono hanno una precisa identità. 
Piero Stefani che è anche presidente del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche) affronta con decisione e senza ambiguità anche le spinose parti teologiche cristiane relative a Israele che storicamente hanno segnato i rapporti col popolo ebraico spesso in modo sanguinoso. La matrice di questi rapporti difficili viene rintracciato nell'errata interpretazione di diversi dati biblici.
Ovviamente nel trattare i punti critici, come quelli relativi all'identità delle fedi o dei popoli Piero Stefani non ignora che “nessuna identità in se stessa è pura” (I frutti puri impazziscono dirà l'antropologo americano Clifford nel titolo di un suo splendido saggio su questo argomento). Infatti, anche le scienze antropologiche ci insegnano che ogni identità comunitaria è vitale se viene arricchita e contaminata da altre. Se rimane chiusa in se stessa come vorrebbero oggigiorno certe parti politiche si estingue dopo un periodo molto più breve di quanto non si pensi. 
Questo libro parte con l'esame del Nuovo Testamento quando la chiesa delle origini ospitava sia credenti di origine ebraica che di origine pagane e l'autore sottolinea con sapienza un dato di cui forse oggi non ci rendiamo più conto che la chiesa originariamente era fondata nella quasi totalità da credenti in Gesù che erano convinti di rimanere o di diventare pienamente ebrei. 
Ovviamente un dialogo con Israele autentico non può prescindere da altri due punti fondamentali troppo spesso trascurati dai cristiani: ossia come il popolo ebraico ha reagito all'annuncio di Gesù di Nazareth, ossia con un deciso rifiuto, visto che solo nel ventesimo secolo sono comparsi dei saggi che riscoprono Gesù come grande figlio dell'Ebraismo, e la sempre aperta questione dell'ebraicità di Gesù (su questi argomenti mi permetto di suggerire due titoli: “Gesù e Paolo figli di Israele” di André Chouraqui e “Gesù ebreo” di Riccardo Calimani). 
Oltre a queste ci sono questioni minori ma da non trascurare come la differenza tra il giorno dedicato al Signore per gli ebrei (il sabato) e per i cristiani (la domenica) e la dolorosa ma attualissima questione della “Terra di Israele”
Comunque qualunque dialogo deve partire sempre con l'Ascolto. Si ascolta l'altro e lo si chiama come questo vuole essere chiamato. E se questo altro sono gli gli ebrei si legge la Bibbia ebraica e i commenti ad essa scritti da parte ebraica cercando di leggere anche tra le righe ciò che esplicitamente non si dice. 
Certo non è una lettura facile questa ultima fatica di Piero Stefani ma essa affronta con coraggio questioni ormai imprescindibili che non sono certo di facile soluzione, ma che stanno a cuore a tutti coloro che sinceramente ricercano la pace. 
Il dialogo viene definito dall'autore il volto mite del ritorno delle religioni sulla scena pubblica. Preoccupazione di chi ha scritto questo libro è il ricordo dell'attesa del “Giorno del Signore” che è “il nucleo profondo infinitamente tradito eppure mai completamente estinto all'interno della fede cristiana”. Si quanto ha ragione Piero Stefani. Purtroppo l'attesa del giorno del Signore è collegata con la speranza e oggigiorno sembra che abbiamo perso qualunque speranza. E quindi questa perdita fa venir meno la gioiosa attesa della venuta del giorno del Signore giorno in cui si riveleranno in modo per ora inesplicabile misericordia e giustizia per tutti gli uomini di buona volontà senza considerare nazionalità e appartenenza religiosa.

Guarda la scheda del libro “Gli uni e gli altri” di Piero Stefani