martedì 21 maggio 2019

Le parole del Papa, l'amore di Cristo, Maria. Per almeno provare a essere cristiani di Marina Corradi


Le parole del Papa, l'amore di Cristo, Maria.
Per almeno provare a essere cristiani
di Marina Corradi


È il discorso di addio di Cristo, prima della Passione. Siamo nel Cenacolo. Gesù lava i piedi agli apostoli, poi dice: «Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi». Cose di duemila anni fa. E di stringente attualità.

Perché, si è domandato il Papa domenica al Regina Coeli, Gesù parla di un comandamento "nuovo"? Già nella legge mosaica Dio ordinava di amare il prossimo. Rifacendosi a quella legge Cristo aveva insegnato che bisogna amare l’altro come se stessi. Quale comandamento "nuovo", dunque, lascia Gesù nell’Ultima Cena? "Come io ho amato voi". La novità, ha spiegato Francesco, «sta tutta nell’amore di Gesù Cristo». Quell’amore «universale, senza condizioni e senza limiti, che trova l’apice sulla croce. In quel momento di estremo abbassamento, in quel momento di abbandono al Padre, il Figlio di Dio ha mostrato e donato al mondo la pienezza dell’amore».

A un tale amore siamo chiamati, in quanto cristiani. Non a amarci come ci si ama fra gli uomini, ma quanto ci ha amato Cristo. Cedendo anche noi, nell’ora in cui ci venga chiesto, a quell’abbassamento estremo che fu l’abbandono, il Golgota, la croce. Consentendo anche noi a quel vertiginoso lasciarci andare alla volontà del Padre. A un tale amore, e a niente di meno, siamo convocati.

I santi testimoniano che questo può essere possibile. Certo, ci sono i santi e ci siamo noi, poveri cristiani, in lotta con la nostra meschinità e debolezza. Noi che, quando il Papa ci ricorda cosa vuol dire davvero "amore", siamo presi da uno smarrimento, tanto lontani siamo da sapere amare così – tanto ci sembra impossibile, amare così. Eppure il «nuovo comandamento» lasciato in quella Cena che era un addio, è questo. Come Cristo ci ha amato, dovremmo amarci. Nell’unico amore, ha detto Francesco, che trasforma il nostro cuore di pietra in cuore di carne. Poi, ha fatto alla gente riunita in piazza San Pietro una domanda a bruciapelo: «Io sono capace di amare i miei nemici? (...) Quell’uomo, quella donna che mi ha fatto del male, che mi ha offeso, sono capace di perdonarlo?». Ognuno, ha esortato il Papa, risponda nel proprio cuore (e che avvilito silenzio in quei cuori in San Pietro, almeno se quei cuori somigliano al nostro). «Quell’amore – ha proseguito Francesco – ci apre verso l’altro, diventando la base delle relazioni umane. Rende capaci di superare le barriere delle proprie debolezze e dei propri pregiudizi. L’amore di Gesù in noi crea ponti, insegna nuove vie, innesca il dinamismo della fraternità».

Quel singolare tipo di amore trasfigura noi e l’altro. Non conta più il passato, né il male subito, e il rancore; né la paura, la diffidenza, né il colore della pelle. Deve essere, pensi leggendo le storie di certi santi, come se nelle vene ti venisse trasfuso un sangue nuovo. Per cui coloro che erano, con la migliore buona volontà, fratelli, diventano quasi figli, amati come figli, come se ci fossero affidati.

Una metamorfosi che possiamo soltanto domandare, non darci da soli. Come ha aggiunto Francesco nelle sue ultime parole: «Maria ci aiuti, con la sua materna intercessione, ad accogliere dal suo Figlio Gesù il dono del suo comandamento, e dallo Spirito Santo la forza di praticarlo nella vita di ogni giorno». Allora, con un sussulto, noi che stavamo ad ascoltare ci siamo ricordati di che cosa un cristiano deve domandare alla Madonna. Misericordia, certo, per sé e i propri cari, e per ogni sconosciuto sofferente e solo, per ogni popolo nel bisogno: per tutti, e per ciascuno. Ma, prima ancora, il dono più grande è l’accogliere il comandamento dell’Ultima Cena. L’amare alla maniera di Cristo.

Questo, ci ha detto il successore di Pietro in giorni confusi e agitati, è ciò che un cristiano chiede a Maria. Non vittorie, brandendo rosari in una piazza gremita. Troppo radicale è la domanda che ci è stata lasciata da Cristo, quell’ultima sera a tavola coi suoi, per essere ridotta a una vittoria di parte. Di una parte che pretende di chiamare "cristiani" valori che nel migliore dei casi sono l’onestà, la laboriosità, il voler vivere tranquilli e senza problemi, tra noi italiani. Valori, insomma, di quella gente che si dice"perbene".
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Avvenire - 21/05/2019

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