sabato 18 maggio 2019

Insegnante sospesa a Palermo - "IO STO CON LA PROF" - La vicenda, le testimonianze, le prime reazioni

Insegnante sospesa a Palermo
"IO STO CON LA PROF"
La vicenda, le testimonianze, le prime reazioni



La vicenda


Lo scorso 11 maggio un’insegnante di italiano dell’istituto industriale Vittorio Emanuele III di Palermo è stata sospesa per quindici giorni dall’ufficio scolastico provinciale – con conseguente dimezzamento dello stipendio – per non aver «vigilato» sul lavoro di alcuni suoi studenti di 14/15 anni che, durante la Giornata della memoria, avevano presentato una videoproiezione nella quale accostavano la promulgazione delle leggi razziali del 1938 al “decreto sicurezza” del ministro dell’Interno Matteo Salvini. 

Questo provvedimento, molto severo, sta facendo discutere moltissimo, per l’atteggiamento molto 'zelante' dei funzionari del ministero anche perché la normativa vigente sulla vigilanza degli insegnanti fa riferimento a un’attività di controllo volta a proteggere l’incolumità fisica degli studenti, e non riguarda il lavoro didattico.

L’ispezione che ha portato alla sospensione in effetti è nata da un tweet inviato al ministro dell’Istruzione Marco Bussetti a fine gennaio da Claudio Perconte, un attivista di destra di Monza (alcuni giornali scrivono di CasaPound) che si definisce sovranista e che non è chiaro come abbia ottenuto le informazioni sul video della scuola di Palermo. Nel primo tweet – a cui sono seguiti altri interventi simili sui social – diceva: «Salvini-Conte-Di Maio? Come il reich di Hitler, peggio dei nazisti. Una professoressa ha obbligato dei quattordicenni a dire che Salvini è come Hitler perché stermina migranti. Al Miur hanno qualcosa da dire?».

Il giorno dopo il primo tweet di Perconte, la sottosegretaria leghista ai Beni culturali Lucia Borgonzoni è intervenuta su Facebook commentando: «Se è accaduto realmente andrebbe cacciato con ignominia un prof del genere e interdetto a vita dall’insegnamento. Già avvisato chi di dovere».

All’ufficio scolastico provinciale di Palermo è poi partita un’ispezione, con conseguenti interrogatori alla professoressa e ai ragazzi, ed è stato emesso un provvedimento di sospensione contro l’insegnante.
Nella scuola si sono recati anche i Digos per un'ispezione.


Le testimonianze


“... La professoressa per il giorno della memoria aveva lasciato un compito ai ragazzi, dopo aver fatto una lezione nei giorni precedenti nella quale spiegava brevemente cosa era successo durante il periodo della shoah ... i ragazzi di loro spontanea volontà hanno fatto una presentazione ... – ha detto al proposito Alessandro Turi, studente rappresentante di istituto – è un pochino assurdo che nel 2019 ci siano ancora problemi sul poter esprimere la propria libera opinione e il proprio pensiero politico o non”.

La professoressa sospesa si chiama Rosa Maria Dell’Aria, ha 63 anni ed è insegnante di italiano da quaranta (trenta nell’istituto industriale Vittorio Emanuele III). Come confermato da tutti gli studenti, non ha «obbligato» nessuno a fare niente. In occasione della Giornata della memoria, dopo alcune letture fatte dagli studenti durante l’estate e dopo le discussioni intorno al 3 settembre, Giornata del migrante, sulle violazioni dei diritti umani, la II E dell’istituto aveva deciso di produrre, come lavoro conclusivo, un elaborato in formato slide. Nella presentazione preparata dagli studenti, come ha raccontato la professoressa, c’erano due slide con l’immagine di Salvini: una presentava a sinistra la prima pagina del Corriere della Sera dell’epoca sulla promulgazione delle leggi razziali, e a destra Salvini all’approvazione del “decreto sicurezza”. La seconda slide mostrava una foto della conferenza di Évian del 1938 – durante la quale si tentò di stabilire delle quote di accoglienza dei rifugiati ebrei provenienti dalla Germania nazista – e una foto del vertice informale di Innsbruck del luglio 2018 tra i ministri della Giustizia e dell’Interno dell’Unione europea per parlare della questione dei migranti.

Guarda il lavoro presentato dagli studenti

La professoressa Dell’Aria, che, dopo una vita dedicata alla scuola, il prossimo anno andrà in pensione, ha parlato della sospensione come della «più grande amarezza e la più grande ferita» della sua vita professionale. «Quel lavoro non aveva assolutamente alcuna finalità politica né tendeva a indottrinare gli studenti, che da sempre hanno lavorato in modo libero come essi stessi hanno dichiarato anche agli ispettori arrivati in istituto a fine gennaio». L'insegnante ha spiegato di non aver visionato in anticipo la parte della presentazione con le immagini contestate e ha aggiunto: «Il video è il risultato dell’elaborazione dei ragazzi, si era parlato di diritti umani e nella loro elaborazione hanno fatto l’associazione tra il decreto sicurezza e la lesione dei diritti umani». Ha spiegato che il suo lavoro di insegnante consiste nel «modificare il libero convincimento laddove possa essere offensivo, denigratorio o osceno», ma non quello di reprimere le opinioni: «Il mio modus operandi è cercare che i ragazzi si formino un pensiero libero, critico, che siano attenti ai fatti della realtà e che imparino a ragionare e a pensare. Che si formino delle opinioni».


Le prime reazioni

Se la censura arriva anche a scuola. 
Il caso della docente di Palermo

Diciamoci la verità: quanti di noi nella Giornata della memoria del 27 gennaio scorso hanno paragonato le leggi razziali al decreto sicurezza? Lo abbiamo fatto a casa e al lavoro e nelle scuole dei nostri figli, in parrocchia, passeggiando nel parco, chiacchierando al bar e in molti, moltissimi, lo abbiamo fatto sui social. Tutto è possibile. La libertà di pensiero è assicurata, era stata assicurata a tutti noi anche quel giorno, che è comunque più importante di altri. Con la storia della professoressa di Palermo abbiamo dovuto constatare che, purtroppo, esiste un luogo dove la libertà andrebbe insegnata e che, paradossalmente, è meno libero di altri: la scuola. Questo è quanto ci sta obbligando ad ammettere, nelle ultime ore, la storia di Rosa Maria Dell’Aria, la docente dell’Istituto tecnico industriale “Vittorio Emanuele III” di Palermo sospesa dal Ministero dell’Istruzione perché il 27 gennaio scorso, in occasione della Giornata della Memoria aveva proiettato in aula un video realizzato dagli studenti e nel quale viene citato il Ministro dell’Interno in carica, Matteo Salvini, e si accostano le leggi razziali varate nel 1938 al decreto sicurezza voluto, appunto, da questo ministro. Tra le altre immagini il video riporta la prima pagina del Corriere della Sera del 1938 e riferita a quelle leggi e un fotomontaggio attuale.

“Mi sento particolarmente ferita, come se il mio lavoro non fosse un buon lavoro, a fronte della volontà di dare il meglio per i miei allievi”, ha dichiarato la prof a “Repubblica-Palermo”, aggiungendo che “non c’era nessuna intenzione di fare politica, ho sempre lasciato che i ragazzi sviluppassero liberamente il loro pensiero”. Ad ogni modo l’insegnante è stata sospesa per 15 giorni dal Ministero con la motivazione di “omessa vigilanza”. In pratica è come se le venisse rimproverato la mancata censura del video degli alunni. Tanti in queste ore hanno parlato di atto intimidatorio verso la prof e, comunque, siamo davanti ad un brutto segnale e al palese tentativo di limitare la libertà di espressione nelle scuole, che sono la vera “palestra” dove si apprendono i principi basilari sulle libertà civili. Concetti che ci seguiranno per tutta la vita, regole, rispetto del prossimo e dell’altrui pensiero. Noi in un Paese democratico e libero abbiamo imparato quali sono le regole della Costituzione ed è incredibile come la stessa opportunità non possa sempre essere assicurata ai nostri figli.
Intanto si susseguono gli appelli perché la docente sia reintegrata e anche questa “gaffe” sulla libertà di espressione in Italia venga superata. Ma il punto è purtroppo un altro: in pochi giorni le azioni di repressione delle libertà di pensiero si stanno moltiplicando e sembra quasi un’impresa rincorrere tutti gli atti intimidatori che si consumano verso comuni cittadini, verso chi protesta con selfie e striscioni e persino verso che approfondisce temi di Storia e fa confronti.
(fonte: Articolo 21, articolo di Graziella di Mambro 17/05/2019)

Prof sospesa, la lettera dell’avvocatessa palermitana:
«Alzi lo sguardo, perché noi non ce lo facciamo abbassare»

Vuole esprimere il suo sostegno alla professoressa sospesa. E lo fa scrivendo una lettera aperta a Rosa Maria Dell’Aria, allontanata dalla cattedra per il video degli studenti in cui Salvini veniva paragonato al Duce. A scriverla è Irene Carmina, 34 anni, avvocatessa specializzata in Diritto penale internazionale, anche lei di Palermo (ma che ora vive ad Anversa). Una lettera accompagnata da una petizione a sostegno della prof, e che in breve tempo è diventata virale.


«Non provi neanche per un attimo vergogna, amarezza o rimorso per quanto accaduto - si legge - sebbene ora sia costretta a subire un provvedimento grave e riprovevole e a vedere il suo viso triste comparire su tutte le testate giornalistiche, come fosse colpevole di una condotta illegale o peggio di un comportamento diseducativo nei confronti del suoi allievi. Sia invece orgogliosa del pensiero critico che ha saputo instillare nei suoi studenti, della libertà di manifestazione del pensiero che non è solo formale, ma sostanziale e praticata nella sua scuola, della levatura culturale di un gruppo di studenti che non si imita a imparare pedissequamente la data di una battaglia, ma riflette, analizza criticamente e crea un suo pensiero indipendente, manifesta i suoi dubbi e la sua contrarietà».

«Essere contrari, quando ciò non si materializzi nell’agire violento ma rimanga manifestazione del proprio libero pensiero oppositivo come esercizio di una libertà positiva e del suo contrario negativo, è un diritto, non certo un’attività di propaganda politica, come pure si è voluto far pensare - prosegue nella lettera pubblicata su Facebook da Irene che precisa di non conoscere la professoressa ma di essere spinta dalla sua “coscienza critica e civica” - Gioisca perché, pur inconsapevolmente, ha palesato la verità di questo governo allergico al diverso, allo straniero, all’oppositore, che si serve di una squadra della Digos per fare irruzione in un liceo». E ancora, conclude: «Sia fiera dei suoi studenti perché il paradosso di quanto accaduto è che hanno mostrato, con i fatti susseguenti al video incriminato, che un dubbio ragionevole esiste sull’accostamento dell’agire di questo governo ad una condotta di regime. Alzi lo sguardo, perché noi non ce lo facciamo abbassare». 

Il post si conclude con l’invito ad aderire a una petizione a sostegno della professoressa. E oltre 250 persone hanno già inviato una lettera a Rosa Maria Dell’Aria.
(fonte: Corriere, articolo di Annalisa Grandi 17/05/2019)

Studenti, docenti e sindacati in piazza per la prof sospesa: c'è chi canta "Bella Ciao"


Sono state subito organizzate manifestazioni di solidarietà  alla professoressa Rosa Maria dell'Aria, mobilitazioni che hanno unito studenti, sindacalisti, insegnanti e politici.
Due sit-in a Palermo il primo presidio davanti alla Prefettura animato soprattutto dagli studenti, il secondo davanti alla scuola in cui c'erano anche i sindacati. Qui tanti colleghi hanno ribadito la loro posizione: "Siamo con lei, non ha sbagliato".





Guarda anche il video di PALERMOTODAY
“ È stato un appello lanciato su Facebook da Christian Raimo - scrittore e intellettuale italiano - a chiamare a raccolta a Roma insegnanti e non solo di fronte al Miur per deporre un garofano rosso in segno di lutto e protesta per la professoressa sospesa a Palermo. "È stata minata non solo la libertà d'insegnamento ma anche quella di libero pensiero", afferma Raimo, brandendo il garofano in mano. "Un atto increscioso che chi difende i principi democratici non può far passare sotto silenzio". Chiedono al ministero dell'Istruzione la reintegrazione immediata della professoressa e le scuse nei suoi confronti. "È stato un atto lugubre per noi insegnanti", afferma Barbara Iannarelli, maestra presso una scuola primaria di Roma. "L'abbiamo vissuto come un atto intimidatorio"