venerdì 19 aprile 2019

«Le tre preghiere di Gesù» Papa Francesco Udienza Generale 17/04/2019 (foto, testo e video)


UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 17 aprile 2019

Il Papa ha fatto oggi il suo ingresso in piazza San Pietro, dove lo attendevano 12mila fedeli, poco prima delle 9.20, e subito ha fatto una prima sosta per far salire a bordo cinque bambini – tre femmine e due maschi -, per un giro che di certo non dimenticheranno più. Sotto gli occhi attenti e incuriositi dei suoi piccoli ospiti, riconoscibili grazie ad una maglietta gialla, Francesco come d’abitudine ha salutato e accarezzato i bimbi che gli uomini della sicurezza vaticana gli hanno consegnato lungo il percorso tra i vari settori delimitati dal colonnato del Bernini. Tra i fedeli presenti oggi in piazza, sotto un sole primaverile, anche 300 studenti universitari provenienti da tutto il mondo che partecipano all’incontro Univ2019, promosso dall’Opus Dei ed anche Greta Thunberg, la sedicenne attivista svedese diventata simbolo della lotta ai cambiamenti climatici. Al termine dell'udienza, ha salutato personalmente il Papa con una stretta di mano e uno scambio di battute. Greta, arrivata a Roma Tiburtina in treno, portava un cartello con la scritta "Join the climate strike". «Il Santo Padre ha ringraziato e incoraggiato Greta Thunberg per il suo impegno in difesa dell'ambiente, e a sua volta Greta, che aveva chiesto l'incontro, ha ringraziato il Santo Padre per il suo grande impegno in difesa del creato» ha riferito il direttore della Sala stampa della Santa Sede, Alessandro Gisotti.









 





Catechesi - Pasqua: la preghiera al Padre nella prova

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

In queste settimane stiamo riflettendo sulla preghiera del “Padre nostro”. Ora, alla vigilia del Triduo pasquale, soffermiamoci su alcune parole con cui Gesù, durante la Passione, ha pregato il Padre.

La prima invocazione avviene dopo l’Ultima Cena, quando il Signore, «alzati gli occhi al cielo, disse: “Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo – e poi – glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse”» (Gv 17,1.5). Gesù domanda la gloria, una richiesta che sembra paradossale mentre la Passione è alle porte. Di quale gloria si tratta? La gloria nella Bibbia, indica il rivelarsi di Dio, è il segno distintivo della sua presenza salvatrice fra gli uomini. Ora, Gesù è Colui che manifesta in modo definitivo la presenza e la salvezza di Dio. E lo fa nella Pasqua: innalzato sulla croce, è glorificato (cfr Gv 12,23-33). Lì Dio finalmente rivela la sua gloria: toglie l’ultimo velo e ci stupisce come mai prima. Scopriamo infatti che la gloria di Dio è tutta amore: amore puro, folle e impensabile, al di là di ogni limite e misura.

Fratelli e sorelle, facciamo nostra la preghiera di Gesù: chiediamo al Padre di togliere i veli ai nostri occhi perché in questi giorni, guardando al Crocifisso, possiamo accogliere che Dio è amore. Quante volte lo immaginiamo padrone e non Padre, quante volte lo pensiamo giudice severo piuttosto che Salvatore misericordioso! Ma Dio a Pasqua azzera le distanze, mostrandosi nell’umiltà di un amore che domanda il nostro amore. Noi, dunque, gli diamo gloria quando viviamo tutto quel che facciamo con amore, quando facciamo ogni cosa di cuore, come per Lui (cfr Col 3,17). La vera gloria è la gloria dell’amore, perché è l’unica che dà la vita al mondo. Certo, questa gloria è il contrario della gloria mondana, che arriva quando si è ammirati, si è lodati, si è acclamati: quando io sto al centro dell’attenzione. La gloria di Dio, invece, è paradossale: niente applausi, niente audience. Al centro non c’è l’io, ma l’altro: a Pasqua vediamo infatti che il Padre glorifica il Figlio mentre il Figlio glorifica il Padre. Nessuno glorifica se stesso. Possiamo chiederci oggi, noi: “Qual è la gloria per cui vivo? La mia o quella di Dio? Desidero solo ricevere dagli altri o anche donare agli altri?”.

Dopo l’Ultima Cena Gesù entra nel giardino del Getsemani; anche qui prega il Padre. Mentre i discepoli non riescono a stare svegli e Giuda sta arrivando coi soldati, Gesù comincia a sentire «paura e angoscia». Prova tutta l’angoscia per ciò che lo attende: tradimento, disprezzo, sofferenza, fallimento. È «triste» e lì, nell’abisso, in quella desolazione, rivolge al Padre la parola più tenera e dolce: «Abbà», cioè papà (cfr Mc 14,33-36). Nella prova Gesù ci insegna ad abbracciare il Padre, perché nella preghiera a Lui c’è la forza di andare avanti nel dolore. Nella fatica la preghiera è sollievo, affidamento, conforto. Nell’abbandono di tutti, nella desolazione interiore Gesù non è solo, sta col Padre. Noi, invece, nei nostri Getsemani spesso scegliamo di rimanere soli anziché dire “Padre” e affidarci a Lui, come Gesù, affidarci alla sua volontà, che è il nostro vero bene. Ma quando nella prova restiamo chiusi in noi stessi ci scaviamo un tunnel dentro, un doloroso percorso introverso che ha un’unica direzione: sempre più a fondo in noi stessi. Il problema più grande non è il dolore, ma come lo si affronta. La solitudine non offre vie di uscita; la preghiera sì, perché è relazione, è affidamento. Gesù tutto affida e tutto si affida al Padre, portandogli quello che sente, appoggiandosi a Lui nella lotta. Quando entriamo nei nostri Getsemani – ognuno di noi ha i propri Getsemani o li ha avuti o li avrà – ricordiamo questo: quando entriamo, quando entreremo nel nostro Getsemani, ricordiamoci di pregare così: “Padre”.

Infine, Gesù rivolge al Padre una terza preghiera per noi: «Padre perdonali, perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34). Gesù prega per chi è stato malvagio con Lui, per i suoi uccisori. Il Vangelo specifica che questa preghiera avviene nel momento della crocifissione. Era probabilmente il momento del dolore più acuto, quando a Gesù venivano conficcati i chiodi nei polsi e nei piedi. Qui, al vertice del dolore, giunge al culmine l’amore: arriva il perdono, cioè il dono all’ennesima potenza, che spezza il circolo del male. Cari fratelli e sorelle, pregando in questi giorni il “Padre nostro”, possiamo chiedere una di queste grazie: di vivere le nostre giornate per la gloria di Dio, cioè vivere con amore; di saperci affidare al Padre nelle prove e dire “papà” al Padre e di trovare nell’incontro col Padre il perdono e il coraggio di perdonare. Ambedue le cose vanno insieme. Il Padre ci perdona, ma ci dà il coraggio di poter perdonare.

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Saluti:

Je suis heureux de saluer les pèlerins venus de France et d’autres pays francophones...

[Sono lieto di salutare i pellegrini provenienti dalla Francia e da altri paesi francofoni, in particolare quelli di Carcassonne, Tournon e Rennes. In questi giorni santi, possa il Signore insegnarci a vivere ogni giorno per la Sua gloria, cioè con amore: per avere fiducia in Lui nelle prove, per ricevere il Suo perdono e per trovare il coraggio di perdonare.]

Colgo questa occasione per esprimere alla comunità diocesana di Parigi, a tutti i parigini e all’intero popolo francese il mio grande affetto e la mia vicinanza dopo l’incendio nella Cattedrale di Notre-Dame. Cari fratelli e sorelle, sono rimasto addolorato e mi sento tanto vicino a tutti voi. A quanti si sono prodigati, anche rischiando di persona, per salvare la Basilica va la gratitudine di tutta la Chiesa. La Vergine Maria li benedica e sostenga il lavoro di ricostruzione: possa essere un’opera corale, a lode e gloria di Dio. Dio vi benedica!
...

Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana.

Sono lieto di accogliere i Partecipanti all’Incontro UNIV 2019. Cari giovani che vivete questi giorni di formazione, sull’esempio di San Josemaria, fondate sempre di più la vostra vita sui valori della fede, affinché, cambiando voi stessi sul modello di Cristo, possiate trasformare il mondo che vi circonda.

Saluto le Parrocchie; gli Istituti scolastici, in particolare quelli di Aversa e di Teramo; il gruppo della Legione Carabinieri Piemonte e Valle d’Aosta e l’Associazione Cristiana famiglie.

Un pensiero particolare rivolgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli.

Domani inizia il Triduo Pasquale, fulcro di tutto l’anno liturgico. La Pasqua di Cristo Gesù vi faccia riflettere sull’amore che Dio ha mostrato di avere per tutti voi. Il Signore vi conceda di partecipare pienamente al mistero della sua morte e risurrezione, e vi aiuti a far vostri i suoi sentimenti e a condividerli con il vostro prossimo.

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