venerdì 15 marzo 2019

“Quando la vita ti viene a trovare. Lucrezio, Seneca e noi” di Ivano Dionigi - Recensione di Aldo Pintor


“Quando la vita ti viene a trovare. 
Lucrezio, Seneca e noi” 
di Ivano Dionigi

Recensione di Aldo Pintor




Anche un libro che parla di autori antichi come Lucrezio e Seneca vissuti più di 2000 anni fa può suscitare interrogativi che ci aiutano anche oggi a penetrare il mistero del senso della vita. Sto parlando di “Quando la vita ti viene a trovare. Lucrezio, Seneca e noi” di Ivano Dionigi (Laterza, p. 126, € 14). 
L'autore, pesarese insigne latinista rettore dell'Università di Bologna, è un esperto riguardo questi due scrittori latini. Attraverso il pensiero di Seneca e Lucrezio entrambi citati nel sottotitolo (Lucrezio Seneca e noi), ci si pongono quesiti importanti per chiunque intraprenda un cammino di umanità profonda e che sono validi senz'altro anche per l'uomo degli anni 2000. 
Leggendo il libro vediamo come queste due grandi figure ci indicano la strada per trovare risposte a quegli interrogativi che da sempre accompagnano l'uomo fin dall'alba della sua comparsa e che anche noi avvertiamo come più attuali che mai. Ovverosia che senso hanno il vivere e il morire, se esista o meno la felicità e per cosa vale la pena spendere la vita. Queste sono le domande che ci accompagnano come uomini oggi come duemila anni fa. 
I due filosofi nell'ultima parte del libro intrattengono un dialogo tra loro ovviamente fittizio dove Lucrezio sostiene le tesi epicuree e Seneca fa il portavoce dello Stoicismo. Ma il pensiero delle due scuole filosofiche è rivissuto secondo la sensibilità personale dei due che è suggestiva anche per il lettore odierno. 
Leggendo scopriamo per citare il titolo che la vita ci viene a trovare quando l'uomo si interroga su di essa e la vive la vita con intensità. Soprattutto i due scrittori antichi ci fanno riflettere su che cosa vale la pena impegnarsi nello spazio e nel tempo che ci sono dati da vivere. 
In questo dialogo immaginario interviene spesso l'autore con i suoi ricordi autobiografici interagendo con le posizioni dei due filosofi. Da questo dialogo ci viene proposta l'immagine molto suggestiva e forse inedita della vita come un arco. Ossia come qualcosa dove tra il punto di inizio e il punto della fine esiste una distanza che va riempita. E compito di una vita umana degna di essere vissuta è appunto riempire questa distanza. Ognuno dei due autori offre una visione differente da quella dell'altro e questo per evitare il rischio di una visione sola. Le risposte di uno servono a sollevare dubbi là dove la tesi dell'altro appare convincente. Insomma Seneca attribuisce significati nuovi alle stesse parole usate da Lucrezio e viceversa. Le risposte ai medesimi interrogativi possono essere date non con una verità sola ma con tante sfaccettature. Come dice il profeta Isaia “Una parola ho sentito dire due ne ho udite”. E a Isaia fa eco il grande storico della letteratura latina il catanese Concetto Marchesi, che conclude una sua opera con la bellissima frase: “Di parole che tutti dicono sono fatte le frasi che non si udiranno mai”. 
I due sapienti dell'antichità esaminati ci svelano anche parecchi inganni della vita. Ci costringono a buttare via parecchie maschere che indossiamo oggi come duemila anni fa. La ricerca della felicità (che non esiste), il progresso, la potenza la paura della morte spesso sono solo illusioni che ci ingannano e ci impediscono di vivere una vita puramente umana. La morte col suo volto enigmatico e inquietante che da sempre è un turbamento per l'uomo. Che significato ha? E' senz'altro la fine di tutto o il nuovo inizio? In definitiva è lo specchio di tutte le nostre paure che in definitiva sono solo diversi aspetti della paura della morte. Della oscurità delle caverne dove ha abitato all'alba dei tempi i nostri antenati hanno sempre sepolto i morti con cibo e oggetti quotidiani perché già da allora l'enigma della morte ha turbato con suoi interrogativi i nostri antenati. La morte dà significato a tutta la vita e la vita viene vissuta come scegliamo noi. Di conseguenza scegliamo durante la vita che significato dare anche alla nostra morte.