venerdì 22 febbraio 2019

Rischio razzismo - A Foligno in una scuola elementare un "esperimento" che fa discutere e suscita indignazione




Questo in breve ciò che è accaduto in una scuola di Foligno

Un maestro supplente entra in una quinta classe, guarda l'unico bambino di colore presente, e chiede al resto dei compagni: 
«Ma che brutto è questo bambino nero! Bambini, non sembra anche a voi che è brutto? Girati, così non ti devo guardare»
Dopo aver pronunciato questa frase offensiva, va alla finestra, traccia un segno sul vetro ed 'invita' il bimbo di colore a girarsi e guardare fisso verso fuori, con le spalle alla cattedra, in maniera tale da non vederselo difronte.
L’episodio ha lasciato sconvolti tutti i compagni, tanto che hanno raccontato l’accaduto in famiglia. La vicenda è stata segnalata su Facebook da uno dei genitori dei compagni di classe, con un post che, nonostante sia stato subito rimosso, ha provocato clamore rilanciando la notizia a livello nazionale.

Il maestro Mauro Bocci, che sostituiva un collega nell'ora alternativa alla religione cattolica, si difende affermando che era un esperimento didattico contro il razzismo.

Intanto comunque è stato sospeso. A darne notizia è stato lo stesso ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, spiegando di essere «intervenuto direttamente ieri sera, quando ho appreso che non era stato preso un procedimento disciplinare immediato e diretto, ma solo formale». «Ho chiesto subito che si applicasse la disciplina corrente, quindi la sospensione in attesa che si concluda l’iter del procedimento disciplinare», ha chiarito il titolare di viale Trastevere.


Guarda il video Rai Agorà 22/02/2019


Foligno, parla il bimbo messo all’angolo:
«Tutti i compagni sono venuti da me e mi hanno difeso»

Chiamiamolo Mike, ha solo 10 anni, i suoi genitori vengono dalla Nigeria ma da tanto tempo vivono e lavorano in Italia, perfettamente integrati. Lui è nato qui, a Foligno, e infatti c’è anche un po’ di dialetto umbro nella sua voce. Frequenta insieme alla sorellina la scuola elementare di via Monte Cervino, zona residenziale, poco traffico e giardini curati.

Sabato 9 febbraio Mike è tornato a casa da scuola, ma aveva un’aria diversa. La mamma gli ha chiesto cosa fosse successo e lui ha detto: «Ero lì da solo davanti alla finestra e non riuscivo a capire il perché, il tempo passava e non cambiava nulla». Un minuto, due, cinque. I minuti più lunghi della sua vita. Neanche sua madre ha capito subito cosa fosse accaduto, poi però sono tornati a casa anche gli altri bambini, lui è l’unico nero della sua classe. E tutti hanno raccontato ai genitori la stessa identica scena: «Il maestro ha invitato Mike ad alzarsi, gli ha detto quanto sei brutto, non mi devi guardare e gli ha ordinato di girarsi verso la finestra».

Parlando con le altre mamme, la madre di Mike allora si è resa conto dello choc che aveva subìto suo figlio. L’allarme si è diffuso presto via Facebook. E lei si è rivolta a un’avvocata che conosce, Silvia Tomassoni, con lo studio nella centralissima piazza della Repubblica. Tomassoni ha già pronta la denuncia da presentare ai carabinieri. Mike è un ragazzo studioso e molto educato e quando è arrivato il momento di tornare a scuola, il lunedì, non voleva andare: «Ho paura di essere di nuovo umiliato», ha confessato alla mamma. Però poi ha fatto finta di niente, il maestro supplente era in un’altra classe e la giornata è filata liscia. Ma soprattutto, il coraggio di rientrare, gliel’hanno dato quelli della sua classe, i suoi compagni, che quel sabato 9 febbraio, quel giorno che poteva essere per lui senza ritorno, mentre il maestro lo teneva lì fermo, immobile, davanti alla finestra, si sono ribellati: «Mi è piaciuto — ha detto lui poi a sua madre — vedere ragazzini e ragazzine, tutti con la pelle bianca, che si sono alzati e sono venuti vicino a me, si sono messi lì alla finestra e hanno detto al maestro: noi siamo uguali, noi siamo come lui, perciò anche noi ora stiamo qui, fermi, a vedere il mondo là fuori».

L’avvocato Tomassoni dice che «questa è l’unica nota lieta di una pagina triste, tristissima». Perché poi ci sarebbe anche tutto quello che ha passato la sorellina di Mike, più piccola di un anno, verso la quale il maestro supplente, sospeso ieri per incompatibilità ambientale dal ministero, avrebbe avuto lo stesso atteggiamento nei giorni precedenti: «Episodi analoghi», taglia corto il legale, che però saranno certamente approfonditi. Fuori dalla scuola di via Monte Cervino ora è pieno di mamme indignate, che hanno anche un po’ di paura. Ieri sera c’era la consegna delle pagelle e tutte dicevano una cosa sola: «Hanno fatto bene i genitori di Mike a denunciare il maestro, su questa storia bisognerà fare la massima chiarezza».

Il vicesindaco di Foligno, Rita Barbetti, è un’insegnante in pensione. Dice che presto andrà a fare visita a Mike e alla sua sorellina. Lei vorrebbe tanto credere alla buona fede del maestro finito nella bufera, alla tesi dell’esperimento sociale, come lo ha chiamato lui. «Un metodo dirompente — commenta Barbetti —, ma come si fa ad applicarlo in una classe di bimbi di 10 anni? Il prof ha senz’altro sbagliato». Per fortuna c’è Mike che sembra davvero aver superato lo choc: «È partito per Milano con i suoi genitori — sorride l’avvocato Tomassoni —. Una bella gita gli farà bene»
(fonte: Corriere della Sera articolo di Fabrizio Caccia 21-22/02/2019)

Foligno, il maestro Mauro Bocci:
«Volevo spiegare cos’è la Shoah. Ma chiedo scusa, so di aver sbagliato»

«Chiedo scusa a tutti, non sono un razzista, sono papà anch’io, se fosse accaduto a mio figlio sarei stato il primo a correre a scuola a chiedere spiegazioni. Era un esperimento didattico, non lo rifarei più...». Mauro Bocci, 42 anni, insegnante da 10. È lui il protagonista di questa brutta storia che arriva dall’Umbria. Lo incontriamo alle otto di sera nello studio del suo avvocato, Luca Brufani. 
«Lo sa qual è la materia che insegno? Si chiama alternativa alla religione cattolica, passo il tempo coi ragazzi musulmani. Quel sabato dovevo sostituire un collega e sono entrato in classe. Ho deciso di parlare ai ragazzi della Shoah...».

Sono ragazzi di quinta elementare, è sicuro che potessero comprendere certi temi?
«Col senno di poi, è chiaro, non lo rifarei più. Ma in quel momento sentivo che il mio esperimento sarebbe stato apprezzato dalla classe e ho chiesto loro il permesso. Vi va? Ho domandato. E hanno risposto di sì».

Che tipo di esperimento?
«Un esperimento al contrario, in Rete se ne vedono tanti, per suscitare la reazione della classe davanti a una palese ingiustizia. Così mi sono rivolto all’unico bambino di colore, a cui voglio un bene dell’anima».

E cosa ha fatto con lui?
«Ho fatto vedere alla classe quello che non si dovrebbe mai fare, isolare qualcuno perché non ha la pelle del tuo stesso colore. Tutti si sono subito indignati, hanno detto in blocco che non era giusto continuare. L’obiettivo l’avevo raggiunto».

Ha trattato così anche la sorellina?
«No, era la prima volta».

E adesso?
«Avevo un contratto di supplenza fino al 30 giugno, vediamo che cosa dice la preside».
(fonte: Corriere della Sera articolo di Fabrizio Caccia 21-22/02/2019)

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