PRINCIPIO.
UN INIZIO, MA CHE SIA BUONO!
Nunzio Galantino,
Vescovo di Cassano all’Jonio
Pubblicato in “Il Sole 24 Ore”
del 30 dicembre 2018
Dal latino principium, e con lo stesso etimo di princeps (primo, principe), la parola principio è ricca di significati, a seconda dell’ambito nel quale essa viene evocata. Può rappresentare l’inizio di un’azione, di un movimento o di un determinato periodo, come un nuovo anno. Ma, come si legge nel vocabolario Treccani, principio è anche il «motivo concettuale – spesso unico – sul quale si fonda una dottrina o una scienza o anche semplicemente un ragionamento». In ambito morale, poi, la parola principio/principî si riferisce a una o più norme assunte come parametri che permettono di identificare, ad esempio, un «uomo di sani o cattivi principî». Sì, perché il termine principio è neutro, non necessariamente positivo o negativo. Nell’ambito delle scienze (matematiche, fisiche, naturali, sociali), il termine “principio” ha un’accezione del tutto diversa da quelle fin qui evocate. Qui, il principio non è l’inizio e non è il motivo unico; è invece sintesi di leggi e teorie già validate. Come capita, ad esempio, per il «Principio di Archimede» (in Matematica) o per i «Principî della dinamica» (in Fisica) dai quali partono e grazie ai quali procede la conoscenza scientifica.
A ben riflettere, le varie accezioni della parola principio hanno una base comune: l’istante, lo spazio, il concetto, le teorie, le norme che danno origine e sostanza a qualcosa che prima non era. Per dirla con Aristotele, «Un principio anche minimo in quantità, può essere grandissimo nella potenza, e, quindi, negli effetti». Quasi a dire che le potenzialità racchiuse nel principio/inizio di una nuova avventura, di una nuova relazione o di un nuovo percorso di vita hanno la forza di neutralizzare ogni discorso rassegnato all’inerzia. Esse spingono lo sguardo verso ciò che ci si apre dinanzi, in termini di possibilità e di progetti. Non sempre però abbiamo la sensibilità che trasforma in arte giornate che si presentano sempre uguali a se stesse. Non sempre possediamo le energie sufficienti per fare delle ore di cui disponiamo un esercizio che assicura la crescita nostra e degli altri; e non sempre veniamo sorretti dalla forza di trasformare le nostre azioni in dovere assolto in maniera retta e consapevole.
Le potenzialità insite, ad esempio, nel principio/inizio di un nuovo anno, fondandosi sulla consapevolezza di poter ancora contare su ore, giorni e tempo, può trasformare il principio/inizio dell’anno in «giorno della promessa e dell’impegno» per una Verità da dire, una Vita da vivere, una Luce da accendere, una Strada da percorrere, una Gioia da donare, una Pace da costruire e da diffondere, un Sacrifico da offrire. Possibilmente con discrezione ma anche con tanta determinazione. Perché, grazie a un principio/inizio vissuto con consapevolezza, il lamento non prevalga sullo stupore e le delusioni non schiaccino l’entusiasmo. Insomma, un “buon principio” può fare del tempo un tempo sempre nuovo da vivere, della storia una storia sempre nuova da inventare e della vita una vita sempre nuova da inseguire.