mercoledì 9 gennaio 2019

Non smettiamo di cercare il fiore fragile della pace che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza e iniziamo noi ad essere uomini di pace e a vivere la buona politica. Mons. Matteo Zuppi, Arcivescovo di Bologna

Non smettiamo di cercare il fiore fragile della pace 
che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza 
e iniziamo noi ad essere uomini di pace 
e a vivere la buona politica.
Mons. Matteo Zuppi, 
Arcivescovo di Bologna

Solennità di Maria Santissima Madre di Dio -
Giornata Mondiale della Pace

Martedì 1 Gennaio 2019 - in Cattedrale


All'inizio dell'anno ci è dolce ritrovarci insieme a nostra Madre, che con il suo cuore largo allarga il nostro che così facilmente tende a farsi piccolo ed a conservarsi per paura. Con lei ritroviamo i sentimenti di Gesù e siamo liberati dalla tentazione di pensarci figli unici o senza tanti fratelli. E' Madre e si pensa per ognuno di noi e ci ricorda così il valore del fratello, che è nostro. Maria è affidata ad ognuno di noi. Non dimentichiamolo e non feriamola con la noncuranza, con la mediocrità, con l'egocentrismo. E' una Madre di pace perché come ogni madre vuole che i figli si vogliano bene e perché sa bene che senza pace non c'è vita. La pace è la volontà del suo Dio.
Sono troppi i semi di divisione gettati nel cuore degli uomini, anche solo con le parole o con i cattivi esempi. Non facciamoli crescere: il male è sempre in maniera inquietante fertile e i semi di divisione producono immancabilmente frutti di sofferenze e violenze.
E non dimentichiamo che per noi cristiani anche chi dice pazzo a suo fratello è un omicida. 
Come operatori di pace non vogliamo lasciare fuori nessuno "anche quelli che sono un po' strani, le persone difficili e complicate, quelli che chiedono attenzione, quelli che sono diversi, chi è molto colpito dalla vita, chi ha altri interessi", invita la Gaudete et Exultate (89) che ricorda come "seminare pace intorno a noi è santità". Facciamolo anche quando ci sembra non convenga o pensiamo che ci faccia apparire deboli o ingenui. La pace è come il bene che si diffonde da se stesso ed è sempre fertile, dona sempre frutti. Se non si semina, non la si difende, non la si cura, però, la pace non cresce ed è in pericolo, perché in realtà ella è sempre minacciata dalla zizzania, che cresce da sola perché il male la continua a seminare. Non fare nulla è sempre complice del divisore, dall'antico avversario che induce a credere indispensabile dividersi per essere se stessi o che fa credere che dobbiamo essere contro qualcuno o senza il prossimo per stare bene! Il cristiano sta per vocazione dalla parte della pace ed è chiamato dal suo maestro a cercare quello che unisce e mettere da parte quello che divide. Per questo il cristiano costruisce ponti, si interessa di tutto e di tutti, considera ognuno suo fratello, perché non ci può essere pace senza gli altri. Questo non è un sogno facile e che mette in pericolo perché toglie le difese, ma è il maturo convincimento e la sofferta consapevolezza a cento anni dalla fine della Prima Guerra Mondiale, che tutte le guerre sono fratricide, che "la pace non può mai ridursi al solo equilibrio delle forze e della paura" e che quindi dobbiamo impegnarci e sacrificarci per sconfiggere il nemico dell'uomo che distrugge ponti e fa alzare i muri! Occorre impegnarsi per una "fraternità tra persone di ogni nazione e cultura, tra persone di idee diverse ma capaci di rispettarsi e di ascoltare l'altro. Fraternità tra persone di diverse religioni. 
Gesù è venuto a rivelare il volto di Dio a tutti coloro che lo cercano. Con la sua incarnazione, il Figlio di Dio ci indica che la salvezza passa attraverso l'amore, l'accoglienza, il rispetto per questa nostra povera umanità che tutti condividiamo in una grande varietà di etnie, di lingue, di culture…, ma tutti fratelli in umanità! 
Le nostre differenze non sono un danno o un pericolo, sono una ricchezza. Come per un artista che vuole fare un mosaico: è meglio avere a disposizione tessere di molti colori, piuttosto che di pochi! L'esperienza della famiglia ce lo insegna: tra fratelli e sorelle siamo diversi l'uno dall'altro, e non sempre andiamo d'accordo, ma c'è un legame indissolubile che ci lega e l'amore dei genitori ci aiuta a volerci bene. Lo stesso vale per la famiglia umana, ma qui è Dio il "genitore", il fondamento e la forza della nostra fraternità".
Maria, nostra Madre, non può mai accettare che la vita anche di uno solo dei suoi figli vada perduta e conosce le tragedie provocate dagli uomini stessi, da interessi economici che schiacciano l'uomo, da investimenti del terrore che armano uomini folli e blasfemi, ma anche sofferenze aiutate da tanta indifferenza, dall'ignoranza che chiude in prospettive isolate e da un benessere sordo e distratto che non vuole essere infastidito da quelli che sembrano solo problemi e non uomini. Come restare insensibili al grido di chi è vittima delle guerre tutte mondiali e quindi anche nostre? Non possiamo dire che non sapevamo e nessuna giustificazione è sufficiente di fronte al dolore delle vittime. Facciamo nostro oggi il desiderio di vivere in pace che sale dal cuore dell'umanità tutta. 
"La buona politica è al servizio della pace" è il messaggio della Giornata Mondiale della pace di questo anno. Ci ricorda la necessità di una buona politica; ci aiuta a credere che questa è possibile ma anche come se non è buona la politica può diventare al servizio della guerra, "strumento di oppressione, di emarginazione e persino di distruzione". La buona politica ci coinvolge tutti: "ognuno può apportare la propria pietra alla costruzione della casa comune". Ognuno deve farlo perché il bene comune chiede qualcosa ad ognuno e la "politica" inizia dalle scelte e dagli atteggiamenti personali, "nel riconoscimento dei carismi e delle capacità di ogni persona", nell'offrire una mano tesa e non una ostile!". A tutti noi, quindi, ed in particolare ai politici di "qualunque appartenenza culturale o religiosa "che "desiderano operare per il bene della famiglia umana"
Papa Francesco ricorda che dobbiamo vivere le "virtù umane che soggiacciono al buon agire politico: la giustizia, l'equità, il rispetto reciproco, la sincerità, l'onestà, la fedeltà". Tutti siamo chiamati a costruire e difendere la casa comune con la nostra vita, con i nostri comportamenti e con la nostra santità. Tutti siamo chiamati a questa "buona politica" con l'interesse concreto alla vita della città degli uomini, combattendo i vizi che "sono la vergogna della vita pubblica e mettono in pericolo la pace sociale" come la corruzione, la negazione del diritto, il non rispetto delle regole comunitarie, l'arricchimento illegale, la xenofobia e il razzismo, il rifiuto di prendersi cura della Terra, lo sfruttamento illimitato delle risorse naturali in ragione del profitto immediato, il disprezzo di coloro che sono stati costretti all'esilio". Sono vizi e non possono mai diventare addirittura virtù o mali ritenuti o fatti ritenere necessari! Certo, viviamo in un clima di sfiducia che cresce nella paura dell'altro o dell'estraneo e che si manifesta purtroppo anche a livello politico, "attraverso atteggiamenti di chiusura o nazionalismi che mettono in discussione quella fraternità di cui il nostro mondo globalizzato ha tanto bisogno", dice Papa Francesco. "Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza. Va invece ribadito che la pace si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate". 
Non smettiamo di cercare il fiore fragile della pace che cerca di sbocciare in mezzo alle pietre della violenza e iniziamo noi ad essere uomini di pace e a vivere la buona politica.
Oggi più che mai, le nostre società necessitano di "artigiani della pace" che possano essere messaggeri e testimoni autentici di Dio Padre che vuole il bene e la felicità della famiglia umana. Inizia nella fiducia, invece che nella diffidenza, "dinamica", che vuol dire "io mi fido di te e credo con te" nella possibilità di lavorare insieme per il bene comune. E' una possibilità offerta a ciascuno ed una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno.
Cerchiamo pace con noi stessi, "rifiutando l'intransigenza, la collera e l'impazienza"; pace con l'altro, "familiare o straniero che sia, osando l'incontro e ascoltando il messaggio che porta con sé"; pace con il creato, "riscoprendo la grandezza del dono di Dio e la parte di responsabilità che spetta a ciascuno di noi, come abitante del mondo, cittadino e attore dell'avvenire". Ecco così il nostro volto sarà luminoso e darà pace, rifletterà quella benedizione di Dio che invochiamo all'inizio di questo anno: "Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace". Per tutti.

GUARDA IL VIDEO
Omelia integrale