venerdì 19 ottobre 2018

«Non amare è il primo passo per uccidere; e non uccidere è il primo passo per amare... La vita umana ha bisogno di amore.» Papa Francesco Udienza 17/10/2018 (foto, testo e video)


UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 17 ottobre 2018

Papa Francesco ha fatto il suo ingresso in piazza san Pietro, a bordo della papamobile, alle 9.25 circa, e subito è cominciata la “teoria” di bambini da baciare e accarezzare. Alcuni anche da consolare, per qualche pianto di chi viene a trovarsi all’improvviso in una situazione mai conosciuta prima: come una bimba di colore vestita in rosa, piuttosto recalcitrante e alla quale Francesco, mentre i solerti uomini della sicurezza vaticana gliela porgevano, ha sorriso mentre la accarezzava per rassicurarla. Tra le bandiere più variopinte che oggi sventolano in piazza, quella giallo-verde del Brasile. Nutrita, in generale, la compagine sudamericana che segue l’udienza odierna, con pellegrini provenienti dal Messico, da El Salvador, da Porto Rico e dalla Repubblica Dominicana, oltre che da Perù, Colombia e Argentina. Sulla facciata della basilica vaticana, campeggiano ancora gli arazzi raffiguranti i sette nuovi santi canonizzati dal Papa domenica scorsa, a cominciare da Paolo VI e mons. Oscar Arnulfo Romero. Poi, prima di percorrere, come di consueto, a piedi l’ultimo tratto che lo separa dalla sua postazione al centro del sagrato, Francesco ha salutato con il cenno della mano alcuni fedeli che dalle transenne della prima fila lo richiamavano a gran voce.




  



il saluto con Bernice Albertine King, figlia minore di Martin Luther King

e con il regista Michael Moore e il leader politico (Popolo della famiglia) Mario Adinolfi



  


Catechesi sui Comandamenti, 10/B: “Non uccidere” secondo Gesù

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Oggi vorrei proseguire la catechesi sulla Quinta Parola del Decalogo, «Non uccidere». Abbiamo già sottolineato come questo comandamento riveli che agli occhi di Dio la vita umana è preziosa, sacra ed inviolabile. Nessuno può disprezzare la vita altrui o la propria; l’uomo infatti, porta in sé l’immagine di Dio ed è oggetto del suo amore infinito, qualunque sia la condizione in cui è stato chiamato all’esistenza.

Nel brano del Vangelo che abbiamo ascoltato poco fa, Gesù ci rivela di questo comandamento un senso ancora più profondo. Egli afferma che, davanti al tribunale di Dio, anche l’ira contro un fratello è una forma di omicidio. Per questo l’Apostolo Giovanni scriverà: «Chiunque odia il proprio fratello è omicida» (1 Gv 3,15). Ma Gesù non si ferma a questo, e nella stessa logica aggiunge che anche l’insulto e il disprezzo possono uccidere. E noi siamo abituati a insultare, è vero. E ci viene un insulto come se fosse un respiro. E Gesù ci dice: “Fermati, perché l’insulto fa male, uccide”. Il disprezzo. “Ma io… questa gente, questo lo disprezzo”. E questa è una forma per uccidere la dignità di una persona. E bello sarebbe che questo insegnamento di Gesù entrasse nella mente e nel cuore, e ognuno di noi dicesse: “Non insulterò mai nessuno”. Sarebbe un bel proposito, perché Gesù ci dice: “Guarda, se tu disprezzi, se tu insulti, se tu odi, questo è omicidio”.

Nessun codice umano equipara atti così differenti assegnando loro lo stesso grado di giudizio. E coerentemente Gesù invita addirittura a interrompere l’offerta del sacrificio nel tempio se ci si ricorda che un fratello è offeso nei nostri confronti, per andare a cercarlo e riconciliarsi con lui. Anche noi, quando andiamo alla Messa, dovremmo avere questo atteggiamento di riconciliazione con le persone con le quali abbiamo avuto dei problemi. Anche se abbiamo pensato male di loro, li abbiamo insultati. Ma tante volte, mentre aspettiamo che venga il sacerdote a dire la Messa, si chiacchiera un po’ e si parla male degli altri. Ma questo non si può fare. Pensiamo alla gravità dell’insulto, del disprezzo, dell’odio: Gesù li mette sulla linea dell’uccisione.

Che cosa intende dire Gesù, estendendo fino a questo punto il campo della Quinta Parola? L’uomo ha una vita nobile, molto sensibile, e possiede un io recondito non meno importante del suo essere fisico. Infatti, per offendere l’innocenza di un bambino basta una frase inopportuna. Per ferire una donna può bastare un gesto di freddezza. Per spezzare il cuore di un giovane è sufficiente negargli la fiducia. Per annientare un uomo basta ignorarlo. L’indifferenza uccide. È come dire all’altra persona: “Tu sei un morto per me”, perché tu l’hai ucciso nel tuo cuore. Non amare è il primo passo per uccidere; e non uccidere è il primo passo per amare.

Nella Bibbia, all’inizio, si legge quella frase terribile uscita dalla bocca del primo omicida, Caino, dopo che il Signore gli chiede dove sia suo fratello. Caino risponde: «Non lo so. Sono forse io il custode di mio fratello?» (Gen 4,9). Così parlano gli assassini: “non mi riguarda”, “sono fatti tuoi”, e cose simili. Proviamo a rispondere a questa domanda: siamo noi i custodi dei nostri fratelli? Sì che lo siamo! Siamo custodi gli uni degli altri! E questa è la strada della vita, è la strada della non uccisione.

La vita umana ha bisogno di amore. E qual è l’amore autentico? E’ quello che Cristo ci ha mostrato, cioè la misericordia. L’amore di cui non possiamo fare a meno è quello che perdona, che accoglie chi ci ha fatto del male. Nessuno di noi può sopravvivere senza misericordia, tutti abbiamo bisogno del perdono. Quindi, se uccidere significa distruggere, sopprimere, eliminare qualcuno, allora non uccidere vorrà dire curare, valorizzare, includere. E anche perdonare.

Nessuno si può illudere pensando: “Sono a posto perché non faccio niente di male”. Un minerale o una pianta hanno questo tipo di esistenza, invece un uomo no. Una persona - un uomo o una donna - no. A un uomo o a una donna è richiesto di più. C’è del bene da fare, preparato per ognuno di noi, ciascuno il suo, che ci rende noi stessi fino in fondo. “Non uccidere” è un appello all’amore e alla misericordia, è una chiamata a vivere secondo il Signore Gesù, che ha dato la vita per noi e per noi è risorto. Una volta abbiamo ripetuto tutti insieme, qui in Piazza, una frase di un Santo su questo. Forse ci aiuterà: “Non fare del male è cosa buona. Ma non fare del bene non è buono”. Sempre dobbiamo fare del bene. Andare oltre.

Lui, il Signore, che incarnandosi ha santificato la nostra esistenza; Lui, che col suo sangue l’ha resa inestimabile; Lui, «l’autore della vita» (At 3,15), grazie al quale ognuno è un regalo del Padre. In Lui, nel suo amore più forte della morte, e per la potenza dello Spirito che il Padre ci dona, possiamo accogliere la Parola «Non uccidere» come l’appello più importante ed essenziale: cioè non uccidere significa una chiamata all’amore.
Guarda il video della catechesi

Saluti:
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua italiana.
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Un pensiero particolare rivolgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli.

Oggi ricorre la memoria liturgica di Sant’Ignazio di Antiochia, vescovo e martire a Roma. Impariamo da questo santo vescovo dell’antica Siria a testimoniare con coraggio la nostra fede. Per sua intercessione, il Signore dia a ciascuno di noi la forza della perseveranza, nonostante le avversità e le persecuzioni.


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