domenica 23 settembre 2018

VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE FRANCESCO IN LITUANIA, LETTONIA ED ESTONIA - Partenza, In aereo incontro con i giornalisti - Arrivo a Vilnius - Incontro con le Autorità (cronaca, foto, testi e video)


VIAGGIO APOSTOLICO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
IN LITUANIA, LETTONIA ED ESTONIA
22-25 SETTEMBRE 2018



Sabato, 22 settembre 2018
ROMA-VILNIUS
7:30   Partenza in aereo da Roma/Fiumicino per Vilnius
          Saluto del Santo Padre ai giornalisti sul volo di andata diretto a Vilnius 
11:30 Arrivo all’Aeroporto internazionale di Vilnius
          Cerimonia di benvenuto 
12:10 Visita di cortesia al Presidente nel Palazzo Presidenziale 
12:40 Incontro con le Autorità, con la Società civile e con il Corpo Diplomatico nel piazzale antistante il Palazzo Presidenziale

Come è consuetudine nel suo pontificato, prima del suo viaggio nei Paesi Baltici, il Papa giovedì pomeriggio si è recato nella Basilica di Santa Maria Maggiore per soffermarsi in preghiera presso l'icona della Salus Populi Romani.


E’ iniziato alle 7.37 di sabato 22 settembre, il 25° viaggio apostolico di Papa Francesco in Lituania, Lettonia ed Estonia. Come è consuetudine, nel momento di partire il Papa ha inviato un telegramma di saluto al Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella. “Nel momento in cui mi accingo a partire per il viaggio apostolico in Lituania, Lettonia ed Estonia, – scrive il Papa – mi è gradito rivolgere a Lei, signor Presidente, e a tutti gli italiani il mio affettuoso e beneaugurante saluto, che accompagno con ogni più cordiale auspicio di pace e di serenità”.

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Come di consueto, il Papa ha incontrato i giornalisti presenti sul volo per un rapido saluto e una iniziale riflessione sul Viaggio Apostolico nei Paesi Baltici: “Sono tre Paesi che si somigliano ma sono diversi – ha detto Francesco – sarà un bel lavoro per voi vedere le somiglianze e le differenze; hanno una storia comune ma diversa”.

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A Papa Francesco in volo verso Vilnius è stato portato il saluto commosso di una donna spagnola di 98 anni, madre di 12 figli maschi.
È Maria Asunción Milá, zia della giornalista Maria Sagrario Ruiz De Apodaca Espinosa. L’anziana donna per decenni ha lottato contro la pena di morte ed è stata anche presidente per la Spagna di Amnesty International. «Ha scritto a tanti Papi per chiedere che dal Catechismo della Chiesa Cattolica venisse tolta la pena capitale - e racconta la giornalista a Vatican Insider - Solo Francesco ha risposto alla sua lettera».
Sagrario Ruiz ha riferito a Bergoglio il ringraziamento della zia e il Papa, riferendosi alla sua recente decisione di abolire definitivamente qualsiasi liceità della pena capitale dal Catechismo, ha risposto: «Vi sarete ubriacate dalla gioia dopo aver saputo la notizia!». 

La giornalista di Tv2000 ha consegnato a Francesco una lettera da parte dei sacerdoti che in Sicilia si occupano dei migranti, e Francesco ha risposto ricordando la sua visita a Piazza Armerina e Palermo di una settimana fa: «Un viaggio bellissimo, la gente della Sicilia è molto calorosa». 

Non sono mancati giornalisti che hanno chiesto preghiere per colleghi, amici o parenti ammalati. E c’è stato anche chi ha chiesto una video-benedizione per il matrimonio di una cugina che si stava celebrando proprio nelle ore del volo.

All’aeroporto di Vilnius, Papa Francesco è stato accolto dalla presidente Dalia Grybauskaite e da due bimbi in abito tradizionale che gli hanno offerto dei fiori, quindi il trasferimento nel Palazzo presidenziale per la visita di cortesia al Capo dello Stato.


Al termine della cerimonia di benvenuto, Papa Francesco è stato accolto dalla Presidente della Repubblica di Lituania, Dalia Gribauskaite nel palazzo presidenziale. Dopo la firma sul registro d’onore e lo scambio dei doni, il colloquio privato. 
Papa Francesco ha donato alla presidente della Lituania il Mosaico “Cristo della Nicchia dei Pallii”, tratto dall’immagine del Cristo raffigurato nella nicchia della Confessione di San Pietro, cioè della Sua tomba, dove sono collocati i Sacri Palli, sotto l’altare Papale della Basilica di San Pietro. Il mosaico viene attribuito originariamente al IX secolo e a questo periodo sono riconducibili alcune parti, ad esempio il volto e tratti della veste, mentre altre parti risultano modificate successivamente. E’ certamente, questa immagine, un elemento figurativo della Basilica Costantiniana rimasto ancora nel suo originario luogo. Si tratta del Cristo benedicente e docente, mentre porge il libro del Vangelo aperto alle parole: “EGO SUM VIA VERITAS ET VITA QUI CREDIT IN ME VIVET”. L’opera è stata realizzata dai mosaicisti dello Studio del Mosaico Vaticano da marzo a giugno 2018 con smalti policromi e tessere dorate, applicati con stucco oleoso su di una base metallica. Lo stucco ha la stessa formula di quello utilizzato nei secoli scorsi per applicare i mosaici nella Basilica di San Pietro. Nella realizzazione dell’opera è stata impiegata la tecnica tradizionale del mosaico tagliato.






 Nel primo discorso pubblico in Lituania, rivolto al presidente della Repubblica e alle autorità del Paese, Papa Francesco ha sottolineato l’importanza del dialogo e del rispetto, segno distintivo del popolo lituano.



Il testo integrale del discorso del Papa

Signora Presidente,
Membri del Governo e del Corpo Diplomatico, 
Rappresentanti della società civile,
Distinte Autorità,
Signore e signori,

È motivo di gioia e di speranza iniziare questo pellegrinaggio nei Paesi Baltici in terra lituana, che, come amava dire san Giovanni Paolo II, è «testimone silenzioso di un amore appassionato per la libertà religiosa» (Discorso nella cerimonia di benvenuto, Vilnius, 4 settembre 1993).

La ringrazio, Signora Presidente, per le cordiali espressioni di benvenuto che mi ha rivolto a nome proprio e del Suo popolo. Nella Sua persona desidero salutare tutto il popolo lituano che oggi mi apre le porte della sua casa e della sua patria. A tutti voi va il mio affetto e il mio sincero ringraziamento.

Questa visita avviene in un momento particolarmente importante della vita della vostra Nazione che celebra i cento anni della dichiarazione d’indipendenza.

Un secolo segnato da molteplici prove e sofferenze che avete dovuto sopportare (detenzioni, deportazioni, persino il martirio). Celebrare i cento anni dell’indipendenza significa soffermarsi un poco nel tempo, recuperare la memoria del vissuto per prendere contatto con tutto quello che vi ha forgiati come Nazione e trovarvi le chiavi che vi permettano di guardare le sfide del presente e proiettarsi verso il futuro in un clima di dialogo e di unità tra tutti gli abitanti, in modo che nessuno rimanga escluso. Ogni generazione è chiamata a fare proprie le lotte e le realizzazioni del passato e onorare nel presente la memoria dei padri. Non sappiamo come sarà il domani; quello che sappiamo è che ad ogni epoca compete conservare “l’anima” che l’ha edificata e che l’ha aiutata a trasformare ogni situazione di dolore e di ingiustizia in opportunità, e conservare viva ed efficace la radice che ha prodotto i frutti di oggi. E questo popolo ha un’“anima” forte che gli ha permesso di resistere e di costruire! Così recita il vostro inno nazionale: «Possano i tuoi figli trarre forza dal passato», per guardare al presente con coraggio.

«Possano i tuoi figli trarre forza dal passato».

Nel corso della sua storia, la Lituania ha saputo ospitare, accogliere, ricevere popoli di diverse etnie e religioni. Tutti hanno trovato in queste terre un posto per vivere: lituani, tartari, polacchi, russi, bielorussi, ucraini, armeni, tedeschi...; cattolici, ortodossi, protestanti, vetero-cattolici, musulmani, ebrei...; sono vissuti insieme e in pace fino all’arrivo delle ideologie totalitarie che spezzarono la capacità di ospitare e armonizzare le differenze seminando violenza e diffidenza. Trarre forza dal passato significa recuperare la radice e mantenere sempre vivo quanto di più autentico e originale vive in voi e che vi ha permesso di crescere e di non soccombere come Nazione: la tolleranza, l’ospitalità, il rispetto e la solidarietà.

Guardando allo scenario mondiale in cui viviamo, dove crescono le voci che seminano divisione e contrapposizione – strumentalizzando molte volte l’insicurezza e i conflitti – o che proclamano che l’unico modo possibile di garantire la sicurezza e la sussistenza di una cultura sta nel cercare di eliminare, cancellare o espellere le altre, voi lituani avete una parola originale vostra da apportare: “ospitare le differenze. Per mezzo del dialogo, dell’apertura e della comprensione esse possono trasformarsi in ponte di unione tra l’oriente e l’occidente europeo. Questo può essere il frutto di una storia matura, che come popolo voi offrite alla comunità internazionale e in particolare all’Unione Europea. Voi avete patito “sulla vostra pelle” i tentativi di imporre un modello unico, che annullasse il diverso con la pretesa di credere che i privilegi di pochi stiano al di sopra della dignità degli altri o del bene comune. Lo ha indicato bene Benedetto XVI: «Volere il bene comune e adoperarsi per esso è esigenza di giustizia e di carità […]. Si ama tanto più efficacemente il prossimo, quanto più ci si adopera per un bene comune rispondente anche ai suoi reali bisogni» (Lett. enc. Caritas in veritate, 7). Tutti i conflitti che si presentano trovano soluzioni durature a condizione che esse si radichino nell’attenzione concreta alle persone, specialmente alle più deboli, e nel sentirsi chiamati ad «allargare lo sguardo per riconoscere un bene più grande che porterà benefici a tutti» (Esort. ap. Evangelii gaudium, 235).

In questo senso, trarre forza dal passato significa prestare attenzione ai più giovani, che sono non solo il futuro, ma il presente di questa Nazione, se rimangono uniti alle radici del popolo. Un popolo in cui i giovani trovano spazio per crescere e lavorare, li aiuterà a sentirsi protagonisti della costruzione del tessuto sociale e comunitario. Questo renderà possibile a tutti di alzare lo sguardo con speranza verso il domani. La Lituania che essi sognano si gioca nella costante ricerca di promuovere quelle politiche che incentivino la partecipazione attiva dei più giovani nella società. Senza dubbio, questo sarà seme di speranza, poiché porterà ad un dinamismo nel quale l’“anima” di questo popolo continuerà a generare ospitalità: ospitalità verso lo straniero, ospitalità verso i giovani, verso gli anziani, che sono la memoria viva, verso i poveri, in definitiva, ospitalità al futuro.

Le assicuro, Signora Presidente, che potete contare – come fino ad ora – sull’impegno e il lavoro corale della Chiesa Cattolica, affinché questa terra possa adempiere la sua vocazione di essere terra-ponte di comunione e di speranza.

Guarda il video del discorso del Papa