martedì 21 agosto 2018

Tre sfide: sognare, amare, rischiare di mons. Bruno Forte

Tre sfide: sognare, amare, rischiare
 di mons. Bruno Forte
Arcivescovo di Chieti-Vasto


Di fronte alla pesante prova che ha colpito Genova e l'Italia intera col crollo del ponte Morandi e le sue tante vittime, risuona ancor più attuale e importante il messaggio lanciato da Papa Francesco ai circa 90mila giovani, venuti da ogni parte d'Italia ad incontrarlo al Circo Massimo di Roma lo scorso 11 agosto: alle domande senza peli sulla lingua poste dai ragazzi il Papa ha risposto con altrettanta franchezza, coinvolgendoli in una riflessione intensa e appassionante. Tre verbi hanno dominato lo scambio fra i giovani e quest'uomo di 82 anni, che ha saputo toccare il loro cuore, sfidandoli in un vero e proprio esercizio di ricerca della verità: sognare, amare, rischiare.

A una ragazza delusa perché il professore suo “idolo”, cui aveva chiesto consiglio per il futuro, aveva stroncato ogni suo sogno in nome del primato da dare alla sicurezza economica, Francesco ha detto: «I sogni sono importanti. Tengono il nostro sguardo largo, ci aiutano ad abbracciare l'orizzonte, a coltivare la speranza in ogni azione quotidiana. E i sogni dei giovani sono i più importanti di tutti… I sogni ti svegliano, ti portano in là, sono le stelle più luminose, quelle che indicano un cammino diverso per l'umanità. Ecco, voi avete nel cuore queste stelle brillanti che sono i vostri sogni: sono la vostra responsabilità e il vostro tesoro. Fate che siano anche il vostro futuro! Questo è il lavoro che voi dovete fare: trasformare i sogni di oggi nella realtà di domani. E per questo ci vuole coraggi». Francesco non rassicura, non ingessa i sogni dei giovani in schemi tranquillizzanti: li lancia, anzi, sulle piste impervie del nuovo da creare, della vita da giocare fino in fondo. «Certo - aggiunge -, i sogni vanno fatti crescere, purificati, messi alla prova e condivisi… I sogni della comodità, i sogni del solo benessere… ti faranno morire! … È triste vedere i giovani sul divano, guardando come passa la vita davanti a loro... I sogni grandi includono, coinvolgono, sono estroversi, condividono, generano nuova vita. E i sogni grandi, per restare tali, hanno bisogno di una sorgente inesauribile di speranza, di un Infinito che soffia dentro e li dilata. I sogni grandi hanno bisogno di Dio per non diventare miraggi o delirio di onnipotenza».

Proprio così, però, i sogni dei giovani tante volte fanno paura agli adulti, che «smettono di sognare, perché i sogni mettono in crisi le loro scelte di vita». Di qui l’invito ai giovani: «Cercate maestri buoni capaci di aiutarvi a comprendere i vostri sogni e a renderli concreti nella gradualità e nella serenità… Non smettete di sognare e siate maestri nel sogno...». Da questo sì al coraggio di sognare deriva l’urgenza di scelte audaci, frutto di vero amore: «Oggi respiriamo un’idea di libertà senza vincoli, senza impegni e sempre con qualche via di fuga…». Occorre, invece, scegliere la libertà più grande, la libertà dell’amore: «L’amore viene quando vuole… I giovani sanno bene quando c’è il vero amore e quando c’è il semplice entusiasmo truccato da amore… L’amore è la vita e se l’amore viene oggi, perché devo aspettare tre, quattro, cinque anni per farlo crescere e per renderlo stabile? … Nella vita bisogna sempre mettere al primo posto l’amore… L’amore non tollera mezze misure: o tutto o niente». È un Papa che non ha paura di sfidare i giovani sull'esigenza di mettere al primo posto l’amore e di puntare a mete alte, che diano senso alla vita: «Quando vedi un matrimonio, una coppia di un uomo e una donna che vanno avanti nella vita dell’amore, lì c’è l’immagine e la somiglianza di Dio. Com’è Dio? Come quel matrimonio: tutti e due, insieme, sono immagine e somiglianza di Dio». Un amore così esige tutto ed è pronto a rischiare tutto: «L’amore è questo: vendere tutto per comprare la perla preziosa… Tutto. Per questo l’amore è fedele. Se c’è infedeltà, non c’è amore; o è un amore malato, piccolo, che non cresce». Il rischio dell’amore tocca anche la comunità dei credenti. A un giovane che gli parla di una Chiesa, che «sembra sempre più distante e chiusa nei suoi rituali», segnata da «inutili fasti e frequenti scandali che la rendono ormai poco credibile ai nostri occhi», Francesco risponde: «A volte le parole, anche se parlano di Dio, tradiscono il suo messaggio d’amore. A volte siamo noi a tradire il Vangelo. Non sempre è così, ma a volte è vero… Se noi cristiani non impariamo ad ascoltare le sofferenze, a stare in silenzio e lasciar parlare e ascoltare, non saremo mai capaci di dare una risposta positiva. E tante volte le risposte positive non si possono dare con le parole: si devono dare rischiando nella testimonianza». E ha aggiunto una sua testimonianza diretta: «Una volta, un giovane m’ha detto: Io ho un compagno che è agnostico. Mi dica, Padre, cosa devo dirgli per fargli capire che la nostra è la vera religione? Io ho detto: Caro, l’ultima cosa che devi fare è dirgli qualcosa. Incomincia a vivere come cristiano, e sarà lui a domandarti perché vivi così». Occorre, insomma, liberare l'amore che è dentro di noi per non fermarsi davanti alle prove, anche le più dure, e costruire il domani di cui tutti abbiamo bisogno: «Gesù bussa alla porta, ma da dentro, perché lo lasciamo uscire, perché senza testimonianza lo teniamo prigioniero delle nostre formalità, delle nostre chiusure, dei nostri egoismi, del nostro modo di vivere clericale. E il clericalismo è una perversione della Chiesa. Gesù ci insegna il cammino di uscita da noi stessi, il cammino della testimonianza. Questo è lo scandalo, non uscire da noi stessi per dare testimonianza». Parole che pesano come macigni e spingono chi crede a rischiare per un amore che sia senza misura e senza paura. Parole che sono arrivate al cuore dei giovani come una promessa e una sfida, cui non potrà sottrarsi chi vorrà vivere una vita che valga la pena e doni la vera gioia...


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