giovedì 2 agosto 2018

Il Perdono di Assisi - Cacciari: Il peccato per eccellenza? L'egoismo che ci isola - Padre Fortunato spiega il senso del Perdono d'Assisi: E' la riscoperta di noi stessi amati da Dio e dell'altro amato da noi

Il Perdono di Assisi - I primi due giorni di agosto sono tradizionalmente legati, nella Chiesa, al Perdono di Assisi, ovvero l'indulgenza plenaria che San Francesco ottenne da Papa Onorio III nel 1216


Cacciari: Il peccato per eccellenza? L'egoismo che ci isola - 
Padre Fortunato spiega il senso del Perdono d'Assisi: 
E' la riscoperta di noi stessi amati da Dio e dell'altro amato da noi

Cacciari: Francesco chiedeva perdono per il peccato per eccellenza, cioè la mancanza di accoglienza. I suoi contemporanei non accoglievano i lebbrosi, i poveri, gli ultimi, gli infanti. Si pecca quando ci si chiude in se stessi: il peccato fondamentale è quello di egoismo. Credo che ne siamo stati contagiati
Padre Fortunato spiega il senso del Perdono d'Assisi: E' la riscoperta di noi stessi amati da Dio e dell'altro amato da noi. Di noi stessi perché prendiamo coscienza che siamo limitati e a volte sbagliamo e ci smarriamo; dell'altro perché continuamente le relazioni hanno bisogno di nutrirsi di perdono per ricominciare e riprendere il cammino

Cacciari: Il peccato per eccellenza? 
L'egoismo che ci isola
di Davide Denina

Nel giorno della ricorrenza dell’indulgenza plenaria concessa dal papa a san Francesco nel 1216, abbiamo chiesto al filosofo Massimo Cacciari se la logica su cui si fonda la festa del Perdono di Assisi è ancora attuale oggi. 

Siamo ancora capaci di perdonare? Oppure prevalgono prevaricazione e arroganza? 

La prevaricazione e l’arroganza sono l’opposto del perdono, in ogni accezione che questo termine ricopre. Prima di parlare di perdono, però, bisognerebbe parlare di dono. Il perdono è, per così dire, una forma di dono “all’ennesima potenza”.

Bisogna capire – e io ne dubito - se viviamo in un sistema sociale che abbia un rapporto con l’idea di dono. La nostra è una società dello scambio mercantile, dove questa idea non esiste e non ha alcuna funzione. Questa non è una critica particolare, ma una constatazione: in una società come la nostra, il dono non sussiste e non deve sussistere. Altrimenti, verrebbe meno la razionalità stessa dello scambio e del mercato. 

Il nostro è un sistema sociale, di produzione culturale e ideologica che non ha alcun rapporto con il dono. Il perdono, dunque, è ancora più difficile da immaginare. 

Oggi, questo dono all’"ennesima potenza" è quasi un paradosso, una contraddizione: non abbiamo nulla a che fare né con il dono, né con il perdono. 

Di quali peccati dovrebbero pentirsi gli italiani? 

Francesco chiedeva perdono per il peccato per eccellenza, cioè la mancanza di accoglienza. I suoi contemporanei non accoglievano i lebbrosi, i poveri, gli ultimi, gli infanti. Si pecca quando ci si chiude in se stessi: il peccato fondamentale è quello di egoismo. Credo che ne siamo stati contagiati.

Si riferisce anche ai respingimenti dei migranti?

Anche se li facessero sbarcare, chi li accoglierebbe una volta in Italia? Non sono le attuali politiche, l’attuale governo, l’attuale Europa. Una volta che i governi creassero le condizioni per l’accoglienza di questi poveri, chi li prenderebbe in carico nelle nostre città? I governi attuali sono il perfetto specchio del paese. Non creiamoci alibi. 

Che ne è stato del mito degli “italiani brava gente”? 

Brava gente non lo siamo mai stati. Nessun popolo lo è mai stato. Quando la gente diventa massa - perché vive comprensibili paure, perché soffre condizioni di disagio – allora esprime il peggio di ogni individuo. Questi sono processi fisici, che trovano sempre conferma in situazioni di crisi economica e di trasformazioni epocali. 

E poi - come scriveva Aristotele - ci sono gli “adulatori del popolo” che soffiano sul fuoco… 

Ci sono sempre stati, sempre ci saranno. E sono quelli che, invece di tentare di correggere queste naturali tendenze, le incentivano, le promuovono, le fomentano, ci vivono sopra. I demagoghi sono i peggiori tra i peggiori. 

A chi ti percuote sulla guancia porgi anche l’altra, a chi ti leva il mantello, non rifiutare la tunica…

Questa è la grande testimonianza cristiana, il mandatum novum evangelicum. Ritengo, con Max Weber, che sia impossibile nella prassi politica. 


Padre Enzo: Il Perdono di Assisi
 è la riscoperta di noi e dell'altro, 
la base delle relazioni umane
di Andrea Acali

Cos'è l'indulgenza

E' la cancellazione della pena che rimane in seguito ai peccati commessi e che serve a riparare il disordine causato dal peccato stesso. Attenzione, l'indulgenza non cancella i peccati, come a volte si pensa in maniera errata. Per il perdono è sempre necessaria la confessione sacramentale. La purificazione si può invece ottenere attraverso la preghiera, la mortificazione, le opere buone, la sofferenza e il penitente in questa riparazione non è solo. Può infatti attingere ai meriti infiniti di Cristo e a quelli dei santi. In virtù di questa comunione dei santi la Chiesa concede, a chi abbia le giuste disposizioni e compia alcuni atti prescritti, il beneficio dell'indulgenza.

Ma cosa rappresenta il Perdono di Assisi in un momento storico come quello attuale, in cui il Papa pone continuamente l'accento sulla misericordia di Dio? Lo abbiamo chiesto a padre Enzo Fortunato, direttore della sala stampa del Sacro convento di Assisi:

"E' la riscoperta di noi stessi e dell'altro. Di noi stessi perché prendiamo coscienza che siamo limitati e a volte sbagliamo e ci smarriamo; dell'altro perché continuamente le relazioni hanno bisogno di nutrirsi di perdono per ricominciare e riprendere il cammino. Le persone che non riescono a perdonare e a dimenticare hanno smarrito la loro umanità e diventano rancorose, avvelenando l'ambiente in cui vivono ma soprattutto il loro tessuto di vita".

Quest'anno c'è una novità importante, l'esposizione dell'abito che indossava Padre Pio quando ricevette le stimmate. Qual è il senso dell'esposizione di questa preziosa reliquia?

"La comunità dei frati minori, come ogni comunità in generale, pone al centro i simboli che richiamano in questi giorni il valore di chi ha incarnato il sacramento della misericordia e i gesti di perdono. Accostarsi ad essi significa avere dei modelli che ci dicono che è possibile vivere animati dal perdono e dalla misericordia".

Il Perdono di Assisi nasce come una consuetudine francescana che però si è estesa a tutta la terra. Quale messaggio arriva da Assisi alla Chiesa universale e al mondo intero?

"Da Assisi parte un messaggio che si rinnova ogni anno e di cui si riscopre l'attualità: più perdoniamo, più diventiamo umani e capaci di accoglierci e accogliere. L'uomo che perdona, la donna che perdona, il giovane che perdona è un uomo, una donna, un giovane luminoso che sorride alla vita e la vita gli sorride".

La storia

In una notte di luglio del 1216, mentre Francesco pregava nella Porziuncola, ebbe la visione sfolgorante di Gesù sopra l'altare insieme alla Santissima Vergine e a una moltitudine di angeli. Gli fu chiesto cosa desiderasse per la salvezza delle anime e il frate d'Assisi supplicò che venisse concessa la remissione delle colpe a quanti, confessati e pentiti, avessero visitato quella chiesa. Gesù glielo concesse a patto che Francesco domandasse al Papa l'indulgenza. Cosa che il santo fece subito a Perugia, dove Onorio era stato appena eletto dopo la morte di Innocenzo III il 16 luglio. Papa Francesco si recò pellegrino alla Porziuncola il 4 agosto 2016 in occasione dell'ottavo centenario del Perdono.

Le condizioni

L'indulgenza all'inizio fu concessa solo a chi avesse visitato la Porziuncola il 2 agosto. Con il tempo venne estesa a tutte le chiese francescane e poi a tutte le parrocchie, con la possibilità di visitarle da mezzogiorno del 1° agosto a tutto il 2. Per lucrare l'indulgenza plenaria sono necessari, oltre alla visita durante la quale si pregano il Padre Nostro e il Credo, la confessione e la comunione (possibili anche otto giorni prima o dopo quello della visita) e una preghiera secondo le intenzioni del Papa (di solito un Padre Nostro, un'Avemaria e un Gloria). Inoltre, è necessario avere un animo che escluda qualsiasi affetto al peccato, anche veniale.

Le celebrazioni

Sono iniziate ad Assisi già nei giorni scorsi, con il triduo di preparazione e l'arrivo del saio che Padre Pio indossava il 20 settembre 1918 quando ricevette le stimmate. La reliquia resterà alla Porziuncola fino a domani, poi venerdì mattina sarà trasferita nel Santuario della Spogliazione dove domenica alle 11 ci sarà la solenne concelebrazione eucaristica presieduta dal vescovo di Assisi mons. Domenico Sorrentino. Poi il saio sarò portato a La Verna, dove lunedì 6 è prevista una celebrazione presieduta dal cardinale Angelo Comastri, arciprete della Basilica di S. Pietro, prima di tornare a S. Giovanni Rotondo. Oggi alle 11 fra Michael Perry, ministro generale dell'Ordine dei Frati minori, presiederà la Messa al termine della quale si svolgerà la processione di "Apertura del Perdono". 

In serata alle 19 i vespri presieduti da mons. Sorrentino, a seguire l'offerta dell'incenso da parte del sindaco Stefania Proietti e alle 21.15 veglia con la processione "aux flambeuax" guidata dal custode della Porziuncola padre Giuseppe Renda. Domani la basilica resterà aperta per l'intera giornata. Tra le celebrazioni eucaristiche quelle presiedute da mons. Sorrentino, dal vescovo di Gubbio mons. Paolucci Bedini e dal provinciale dei frati minori padre Claudio Durighetto. Nel pomeriggio è previsto l'arrivo dei giovani che da tutta Italia hanno preso parte alla 38^ Marcia Francescana. Sul sagrato diverse le manifestazioni che faranno da contorno all'evento, tra cui il Concerto del Perdono eseguito dalla Banda musicale della Gendarmeria Vaticana.

(Fonte: In Terris)


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