venerdì 13 luglio 2018

Innalzare barriere è una soluzione illusoria. Non distogliamo lo sguardo dalle sofferenze altrui La solidarietà è l' unica via di Zygmunt Bauman

Innalzare barriere è una soluzione illusoria

Non distogliamo lo sguardo 
dalle sofferenze altrui 

La solidarietà è l' unica via

di Zygmunt Bauman



Telegiornali, quotidiani, discorsi politici, tweet - avvezzi a offrire temi e sbocchi alle ansie e alle paure pubbliche - non parlano d' altro oggi che della «crisi migratoria» che travolgerebbe l' Europa, preannunciando il collasso e la fine dello stile di vita che conosciamo, conduciamo e amiamo.

La crisi è diventata una sorta di nome in codice, politicamente corretto, di questa fase dell' eterna lotta condotta dagli opinion maker per conquistare e soggiogare le menti e i cuori. Le notizie provenienti dal campo di battaglia stanno ormai per scatenare un vero e proprio attacco di «panico morale» (nell' accezione comunemente accettata dell' espressione, definita dall' edizione inglese di Wikipedia come «il timore, diffuso tra moltissime persone, che un qualche male minacci il benessere della società»).

Mentre scrivo queste righe una nuova tragedia - frutto di dura indifferenza e cecità morale - aspetta di colpire. I segnali si moltiplicano: gradualmente ma inesorabilmente la pubblica opinione, complici i media assetati di ascolti, inizia a stancarsi di provare compassione per la tragedia dei profughi.

Bambini che annegano, la fretta di erigere muri, il filo spinato, i campi di accoglienza gremiti, i governi che fanno a gara per aggiungere al danno dell' esilio, della salvezza rocambolesca, di un viaggio estenuante e periglioso la beffa di trattare i migranti come patate bollenti: questi abomini morali ormai non sono più una novità, e tanto meno «fanno notizia». Purtroppo il destino dei traumi è di convertirsi nella tediosa routine della normalità, e il destino del panico morale è di consumarsi e sparire dagli occhi e dalle coscienze avvolte nel velo dell' oblio. Chi ricorda più i profughi afghani in cerca d' asilo in Australia che si gettano sul filo spinato a Woomera o vengono relegati nei grandi campi di prigionia creati dal governo australiano a Nauru e sull' isola di Natale «per impedir loro di entrare nelle acque territoriali»? O le decine di esuli sudanesi uccisi dalla polizia nel centro del Cairo «dopo che l' Alto commissariato Onu per i rifugiati li ha privati dei loro diritti»?

Le migrazioni di massa non sono certo un fenomeno nuovo: hanno accompagnato tutta l' era moderna fin dai suoi albori (pur cambiando spesso direzione, e in qualche caso persino invertendola). In realtà, la produzione di persone «in esubero» (localmente «inutili» - ovvero numericamente in eccesso e inoccupabili - a causa del progresso economico, oppure localmente inaccettabili - ovvero rifiutate - a causa di disordini, conflitti e scontri dovuti alle trasformazioni sociali/politiche e alle lotte di potere che ne derivano) è parte integrante del nostro «stile di vita moderno». E si cumula con le odierne conseguenze della profonda e apparentemente irrisolvibile destabilizzazione della regione mediorientale, seguita agli azzardi politici e militari - malconcepiti, terribilmente miopi e dichiaratamente abortiti - delle potenze occidentali. (...) 
La sola via d' uscita dai disagi di oggi e dalle disgrazie di domani passa per il rifiuto delle insidiose tentazioni di separazione; anziché voltarsi dall' altra parte davanti alla realtà delle sfide di oggi - che si condensano nel concetto «un solo pianeta, una sola umanità» -, anziché lavarsi le mani e alzare barriere contro le irritanti differenze e dissomiglianze e le estraniazioni autoimposte, dobbiamo andare in cerca di occasioni di incontro ravvicinato e di contatto sempre più approfondito, sperando di arrivare in tal modo a una fusione di orizzonti anziché a una loro fissione indotta e artefatta ma sempre più esasperata.

Sì, sono pienamente consapevole che questa non è una ricetta per vivere una vita senza nubi e senza problemi, né per sbrigare facilmente il compito cui oggi dobbiamo dedicarci. Al contrario, annuncia tempi terribilmente lunghi, irrequieti e laceranti. Difficilmente potrà alleviare da subito le nostre ansie: all' inizio, potrebbe persino scatenare ulteriori paure, aggravare ancor più le attuali diffidenze e animosità. Ma credo che un' alternativa più sbrigativa, più comoda e meno rischiosa non esista.

L' umanità è in crisi: e da questa crisi non c' è altra via d' uscita che la solidarietà tra gli uomini.

(Brano tratto dal libro di Zygmunt Bauman "Stranieri alle porte", pubblicato nel 2016)


DA LUNEDÌ 9 CON IL «CORRIERE DELLA SERA" Il saggio di Zygmunt Bauman: nessun essere umano è straniero