venerdì 8 giugno 2018

«Le grazie di Dio si ricevono per darle agli altri. Questa è la vita del cristiano... Il chiacchiericcio distrugge quello che fa Dio. Ma per favore: smettiamola di chiacchierare!» Papa Francesco Udienza Generale 06/06/2018 (foto, testo e video)


UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 6 giugno 2018

Il Papa è arrivato in piazza San Pietro alle 9.25 circa, e subito ha fatto fermare la jeep bianca scoperta per far salire a bordo sei bambini, quattro maschi e due femmine, che si sono goduti il consueto giro tra i settori delimitati dal colonnato del Bernini. Tra la folla munita come di consueto dei telefonini per le foto e i “selfie”, anche un centinaio di cinesi, alcuni provenienti dalla chiesa di San Benedetto ad Hong Kong e altre coppie giunte a festeggiare a Roma i loro anniversari di matrimonio. Dopo i saluti di rito ai partecipanti più piccoli, baciati e accarezzati mentre gli uomini della sicurezza vaticana li prendevano in braccio dalle transenne, c’è stato spazio anche per una breve sosta dedicata a sorseggiare il “mate”, la bevanda tipica argentina che è stata offerta a Francesco, in una tazza a pois colorati, da alcuni suoi conterranei. Terminato il giro in piazza, prima di compiere a piedi l’ultimo tratto verso la sua postazione al centro del sagrato, il Papa ha congedato i suoi piccoli ospiti, che prima di scendere dalla “papamobile” lo hanno affettuosamente circondato, intrattenendosi a scambiare qualche parola con loro. Poi si è diretto, sempre a piedi, verso la prima fila delle transenne, dove è stato richiamato a gran voce da un gruppo di studenti con i cappellini blu e verdi, accompagnati dai loro insegnanti. Francesco li ha salutati uno per uno e poi ha fatto un’ultima sosta su uno dei lati delle transenne centrali, per salutare alcuni malati in carrozzella.
















Catechesi sulla Confermazione. 3: Per la crescita della Chiesa

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Proseguendo la riflessione sul sacramento della Confermazione, consideriamo gli effetti che il dono dello Spirito Santo fa maturare nei cresimati, portandoli a diventare, a loro volta, un dono per gli altri. È un dono lo Spirito Santo. Ricordiamo che quando il vescovo ci dà l’unzione con l’olio, dice: “Ricevi lo Spirito Santo che ti è dato in dono”. Quel dono dello Spirito Santo entra in noi e fa fruttificare, perché noi poi possiamo darlo agli altri. Sempre ricevere per dare: mai ricevere e tenere le cose dentro, come se l’anima fosse un magazzino. No: sempre ricevere per dare. Le grazie di Dio si ricevono per darle agli altri. Questa è la vita del cristiano. È proprio dello Spirito Santo, dunque, decentrarci dal nostro io per aprirci al “noi” della comunità: ricevere per dare. Non siamo noi al centro: noi siamo uno strumento di quel dono per gli altri.

Completando nei battezzati la somiglianza a Cristo, la Confermazione li unisce più fortemente come membra vive al corpo mistico della Chiesa (cfr Rito della Confermazione, n. 25). La missione della Chiesa nel mondo procede attraverso l’apporto di tutti coloro che ne sono parte. Qualcuno pensa che nella Chiesa ci sono dei padroni: il Papa, i vescovi, i preti, e poi ci sono gli altri. No: la Chiesa siamo tutti! E tutti abbiamo la responsabilità di santificarci l’un l’altro, di avere cura degli altri. La Chiesa siamo noi tutti. Ognuno ha il suo lavoro nella Chiesa, ma la siamo tutti. Dobbiamo infatti pensare alla Chiesa come a un organismo vivo, composto di persone che conosciamo e con cui camminiamo, e non come a una realtà astratta e lontana. La Chiesa siamo noi che camminiamo, la Chiesa siamo noi che oggi stiamo in questa piazza. Noi: questa è la Chiesa. La Confermazione vincola alla Chiesa universale sparsa su tutta la terra, coinvolgendo però attivamente i cresimati nella vita della Chiesa particolare a cui essi appartengono, con a capo il Vescovo, che è il successore degli Apostoli.

E per questo il Vescovo è il ministro originario della Confermazione (cfr Lumen gentium, 26), perché lui inserisce nella Chiesa il confermato. Il fatto che, nella Chiesa latina, questo sacramento sia ordinariamente conferito dal Vescovo evidenzia il suo «effetto di unire più strettamente alla Chiesa, alle sue origini apostoliche e alla sua missione di testimoniare Cristo, coloro che lo ricevono» (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1313).

E questa incorporazione ecclesiale è ben significata dal segno di pace che conclude il rito della crismazione. Il Vescovo dice, infatti, a ogni confermato: «La pace sia con te». Ricordando il saluto di Cristo ai discepoli la sera di Pasqua, colma di Spirito Santo (cfr Gv20,19-23)- abbiamo sentito -, queste parole illuminano un gesto che «esprime la comunione ecclesiale con il Vescovo e con tutti i fedeli» (cfr CCC, 1301). Noi, nella Cresima, riceviamo lo Spirito Santo e la pace: quella pace che dobbiamo dare agli altri. Ma pensiamo: ognuno pensi alla propria comunità parrocchiale, per esempio. C’è la cerimonia della Cresima, e poi ci diamo la pace: il Vescovo la dà al cresimato, e poi nella Messa, la scambiamo tra di noi. Questo significa armonia, significa carità fra noi, significa pace. Ma poi cosa succede? Usciamo e incominciamo a sparlare degli altri, a “spellare” gli altri. Incominciano le chiacchiere. E le chiacchiere sono guerre. Questo non va! Se noi abbiamo ricevuto il segno della pace con la forza dello Spirito Santo, dobbiamo essere uomini e donne di pace, e non distruggere, con la lingua, la pace che ha fatto lo Spirito. Povero Spirito Santo il lavoro che ha con noi, con questa abitudine del chiacchiericcio! Pensate bene: il chiacchiericcio non è un’opera dello Spirito Santo, non è un’opera dell’unità della Chiesa. Il chiacchiericcio distrugge quello che fa Dio. Ma per favore: smettiamola di chiacchierare!

La Confermazione si riceve una sola volta, ma il dinamismo spirituale suscitato dalla santa unzione è perseverante nel tempo. Non finiremo mai di adempiere al mandato di effondere ovunque il buon profumo di una vita santa, ispirata dall'affascinante semplicità del Vangelo.

Nessuno riceve la Confermazione solo per se stesso, ma per cooperare alla crescita spirituale degli altri. Solo così, aprendoci e uscendo da noi stessi per incontrare i fratelli, possiamo davvero crescere e non solo illuderci di farlo. Quanto riceviamo in dono da Dio dev’essere infatti donato – il dono è per donare – affinché sia fecondo, e non invece seppellito a motivo di timori egoistici, come insegna la parabola dei talenti (cfr Mt 25,14-30). Anche il seme, quando noi abbiamo il seme in mano, ma non è per metterlo lì, nell’armadio, lasciarlo lì: è per seminarlo. Il dono dello Spirito Santo dobbiamo darlo alla comunità. Esorto i cresimati a non “ingabbiare” lo Spirito Santo, a non opporre resistenza al Vento che soffia per spingerli a camminare in libertà, a non soffocare il Fuoco ardente della carità che porta a consumare la vita per Dio e per i fratelli. Che lo Spirito Santo conceda a tutti noi il coraggio apostolico di comunicare il Vangelo, con le opere e le parole, a quanti incontriamo sulla nostra strada. Con le opere e le parole, ma le parole buone: quelle che edificano. No le parole delle chiacchiere che distruggono. Per favore, quando uscite dalla chiesa pensate che la pace ricevuta è per darla agli altri: non per distruggerla col chiacchiericcio. Non dimenticare questo.

Guarda il video della catechesi

Saluti:
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Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana.
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Venerdì ricorre la Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù. Per tutto il mese di giugno, vi invito a pregare il Cuore di Gesù e a sostenere con la vicinanza e l’affetto i vostri sacerdoti, affinché siano immagine di quel Cuore pieno di amore misericordioso.

Un pensiero speciale porgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli. Attingete dal Cuore di Gesù il cibo e la bevanda spirituale della vostra vita, perché, nutriti da Cristo, siate persone nuove, trasformate nel profondo da quell’amore divino. Grazie!


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