“Tutto sbagliato, tutto da rifare!” direbbe Gino Bartali
Il Giro d’Italia parte da Israele
Pax Christi Italia si unisce al coro di proteste di molte associazioni e ribadisce il proprio NO alla partenza del Giro d’Italia da Israele.
Oggi Gino Bartali porgerebbe quell’acqua al popolo palestinese, rimasto a secco, perché l’acqua dei territori occupati se la bevono tutta gli israeliani.
Il Governo Israeliano nel mese di maggio 2018 intende celebrare i 70 anni dalla proclamazione unilaterale del suo Stato, mentre per i palestinesi quella data rappresenta la Nakba (Catastrofe), con oltre 10.000 persone uccise e circa 800.000 cacciate dalle loro case e dalle loro terre.
A partire dal 4 maggio 2018 il Giro d’Italia svolgerà le prime tre tappe in Israele.
Si tratta di una grande operazione di propaganda che Israele ha orchestrato per darsi un’immagine di “normalità” e coprire con un evento sportivo di grande risonanza mediatica come il Giro d’Italia le quotidiane violazioni dei diritti umani più elementari del popolo palestinese e della legalità internazionale.
Non ci sono parole per commentare le uccisioni a Gaza, anche in questi giorni!
La partenza da Israele del Giro d’Italia avalla la politica coloniale del Governo Israeliano a danno dei palestinesi, il regime di apartheid, l’occupazione militare, la proclamazione di Gerusalemme “capitale unificata” dello Stato di Israele, la violazione del Diritto internazionale, che invece l’Italia dovrebbe richiamare e far rispettare anche in sede ONU.
Non si può tacere.
Lo chiediamo alla politica, alla società civile, alle comunità cristiane, ai responsabili dei mezzi di informazione, alle donne e uomini che hanno a cuore la pace.
Oggi, un modo di sollevare il dibattito a livello nazionale potrebbe essere il boicottaggio delle trasmissioni televisive delle prime tre tappe.
Gino Bartali è stato dichiarato “giusto tra le nazioni” per aver contribuito a salvare le vite di tanti ebrei, grazie alla sua fama di campione di ciclismo negli anni delle odiose leggi razziali.
Chi protesta contro la politica dello Stato di Israele non può essere sbrigativamente tacciato di antisemitismo, come spesso accade. Crediamo invece che denunciare le ingiustizie serva davvero ad abbattere i muri dell’oppressione e a costruire ponti di legalità.