giovedì 19 aprile 2018

VENERDÌ 20 APRILE, Papa Francesco sarà in Puglia in visita luoghi di don Tonino Bello - Attenti ad applaudire a don Tonino di Tonio Dell'Olio - Una visita che ci ricorda l’importanza di un sogno di Elvira Zaccagnino - Video - Come seguire in TV la visita

VENERDÌ 20 APRILE, Papa Francesco 
sarà in Puglia in visita luoghi di don Tonino Bello




Attenti ad applaudire a don Tonino
di Tonio Dell'Olio





Ormai alla vigilia della storica visita di Papa Francesco in Puglia che intende rendere grazie a Dio per averci donato don Tonino Bello, si nota un'adesione vasta ed entusiasta. A quanto pare, saranno decine di migliaia le persone che prenderanno parte agli appuntamenti e soprattutto alla celebrazione eucaristica nello stesso luogo in cui, 25 anni fa, furono celebrate le esequie. Avendo avuto modo di conoscere, frequentare e in alcune occasioni di collaborare con don Tonino, avendo anche letto con scrupolosa attenzione molti suoi interventi e raccolto abbandondanti testimonianze sui suoi gesti, sulle scelte operate, sulla capacità di intessere relazioni sempre significative e profonde, penso di poter intuire cosa pensava a proposito di molte cose. E allora mi chiedo se tutti coloro che oggi leggono, esprimono ammirazione, scrivono, concedono interviste e applaudono a don Tonino Bello ne condividono le scelte con la propria vita. Non si tratta, insomma, di tifare per una squadra di calcio o di applaudire un uomo di spettacolo o un artista. Si tratta di capire se tu, vescovo o prete che concelebrerai la messa col Papa per don Tonino, almeno un poco cerchi di assumere lo stile di vita che oggi ammiri in lui e tu politico, che casomai, a dispetto della folla, ti sei già assicurato la poltrona in prima fila, stai tessendo la tua azione politica a partire dagli ultimi, come ha sempre chiesto e fatto quel vescovo, e se tutti gli altri rispetto all'accoglienza degli stranieri e alla pace – giusto per fare un esempio - aprono le proprie case come ha fatto lui e sono disposti ad arrischiarsi fino ai fronti di guerra per affermare o costruire la pace. Non so se la mia è una onesta pretesa di coerenza, una bassa provocazione polemica o illusa ingenuità. Ma se anche fosse così, mi sentirei confortato dal fatto che proprio queste erano le accuse più frequenti che venivano rivolte anche a don Tonino Bello. La stessa persona che ora applaudiamo.
(Fonte: Mosaico dei giorni - 18.04.2018)

Una visita che ci ricorda 
l’importanza di un sogno 
di Elvira Zaccagnino 


C’è una dimensione del sognare che è legata alla capacità di generare prospettive, di leggere i bisogni con l’attitudine a vedere possibilità altre. Se ci mancasse il sogno, mancheremmo di inventiva e creatività. Se fossimo al contrario solo sognatori, mancheremmo di principio di realtà. Immaginazione, aspirazione e speranza. Chi sa di Appaduray non fatica a capire. Immaginare qualcosa di possibile leggendo i bisogni fotografati dalla realtà. Aspirare, avere cioè il desiderio di dare realizzazione a quanto pensiamo possibile come superamento del bisogno.
Sperare come molla per sostenere le aspirazioni. Da muratori, predicava don Tonino Bello.
Facciamo un esempio: Puglia arca di pace e non arco di guerra. Della Puglia, il vescovo di Molfetta, predestinò questo negli anni Ottanta. Più che una profezia, un’aspirazione che rimetteva in gioco una strategia necessaria, nello scacchiere internazionale, di militarizzazione della nostra regione. Immaginare un destino altro che diventava una destinazione di risorse, azioni collettive, movimenti, prassi che al bisogno e alla sola risposta data come possibile dalla storia, contrapponevano un’altra risposta più radicale, non scontata. Una risposta più politica che religiosa. Dalla militarizzazione della frontiera come svolta anche economica, alla consapevolezza, che Alessandro Leogrande dirà bene poi, che «la frontiera corre sempre nel mezzo. Di qua c’è il mondo di prima. Di là c’è quello che deve ancora venire». Stare in questa frontiera aspirando ad essere arca, fu la risposta inedita al bisogno di un ruolo richiesto dagli scenari geopolitici. Un’aspirazione per usare Appaduray.
Aspirazione non da sermone ma da pastore chiamato a «vegliare nella notte, facendo la guardia al gregge». Lui, il vescovo di Molfetta insieme agli altri vescovi di Puglia, si fecero interpreti del «popolo che ha espresso, più volte, in termini civili e democratici, il netto proposito di non lasciarsi spossessare dal diritto di decidere sul suo presente». In presenza di una politica subalterna a un’idea di sviluppo importato e non autogenerato, la Chiesa raccoglieva le istanze della base e le trasferiva al cospetto della politica. «Abbiamo fatto un sogno ma non abbiamo nessuno che lo interpreti»: e lui lo interpretò. 
Il rischio che corre uno come don Tonino è, con il passare degli anni, di finire ad essere un interprete di sogni per citazioni pret à porter. Lui stesso ci aveva però messo in guardia: «Gli interpreti di sogni ci sono ancora oggi ma sono ridotti a funzionari di grillo parlante». 
Sarà un po’ fuori dal coro, ma penso che Francesco il 20 aprile ritorni in Puglia per ricordarci la responsabilità di un sogno da generare e non solo a santificare un sognatore di cui farci grilli parlanti, facendosi anche lui grillo parlante. Gli interpreti dei sogni vengono dopo: è la lezione politica di don Tonino. 
Più che interpreti dei sogni, deficitiamo di maestri di sogni. Molti sognatori, in fondo, sono solo grilli parlanti. Ma questo lo sapeva don Tonino. E anche Francesco. Stranamente molto simili.
(Pubblicato su "Corriere del mezzogiorno" il 18 aprile 2018)

Don Tonino Bello, 
coerente e appassionato
testimone del Vangelo
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Vatican news



Papa in Puglia ‘Sui passi di don Tonino Bello’
anticipazione doc Tv2000



Come seguire in tv:

- Papa Francesco & Tonino Bello per una Chiesa di pace