sabato 28 aprile 2018

L’itinerario del “discepolo amato” a cura di Alberto Neglia, carmelitano (VIDEO INTEGRALE)

L’itinerario del “discepolo amato”
a cura di Alberto Neglia,
carmelitano
 (VIDEO INTEGRALE)



                               Quinto dei 
MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2018
"Trasmettere è generare 
Il compito degli adulti verso le nuove generazioni"
promossi 
dalla Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto

7 marzo 2018


Parlare di “discepolo amato” o di “discepolo che Gesù amava” può sembrare strano, perché sorge subito la domanda: Gesù non amava forse tutti i suoi discepoli? E poi: chi è questo “discepolo amato”? Una certa tradizione l’ha identificato con Giovanni l’evangelista, adesso parecchi esegeti dissentono e preferiscono indicare un'altra persona sconosciuta. Proprio per questo, cercare di capire è interessante perché vedremo è coinvolgente.

La dizione “il discepolo che Gesù amava”, scriveva C. M. Martini, ci porta alla radice del nostro essere uomini e cristiani. Gli altri personaggi, presenti nei Vangeli, sono già un po' costruiti; questo invece è talmente esile, talmente sottile, che ci rappresenta la soglia, il fondamento, la roccia di base.

1. Il discepolo amato è “l’io interiore”
È un discepolo che è dentro a tutti i discepoli: è il discepolo interiore. Nel frammento di ognuno di noi, c’è un altro discepolo che è già in rapporto d’amicizia con il Signore, anche se non si esprime a parole. È l’io interiore, intimo di noi stessi che piano piano si rende conto di essere amato per primo nella pura gratuità, non per suo merito, anzi si sente raccolto nella sua fragilità e nel suo tradimento e rifatto nuovo dall’amore di Dio. 

Ce lo ricorda Giovanni nella sua prima lettera: «Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l’amore è da Dio: chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio in noi: Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio unigenito, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati» (5,7-10).

2. “Mi ha amato e ha dato se stesso per me”

La verità basilare, fondamentale, radicale della nostra vita è che siamo amati da Dio in Gesù. È ciò da cui dobbiamo sempre partire senza mai dubitare, su cui sempre ritornare quale punto di avvio. Tutto ciò che possiamo fare per Gesù sarà semplicemente la conseguenza del fatto che lui ci ha scelti e amati prima di qualunque nostro merito, di qualunque nostra azione, di qualunque corrispondenza al suo amore. 


Nel suo discorso dopo l'ultima cena, egli ci ha consegnato una parola decisiva: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Giovanni 15,16). Il primato è del suo amore, della sua scelta. Della solidità di questa roccia, sulla quale costruire tutto il resto, possiamo avere totale certezza. 



Ce lo richiamano pure tante figure bibliche, ciascuna delle quali è immagine della predilezione di Gesù e insieme immagine di ciascuno di noi. Ricordiamo per esempio che già il libro del Deuteronomio così fa parlare Mosè a Israele: «Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i popoli -, ma perché il Signore vi ama»(7,7 8)