domenica 29 aprile 2018

“Gesù cresceva in sapienza, età e grazia”: Lc 2,52 a cura di Egidio Palumbo, carmelitano (VIDEO INTEGRALE)

“Gesù cresceva in sapienza, età e grazia”: 
Lc 2,52 
a cura di Egidio Palumbo, carmelitano 
(VIDEO INTEGRALE)

Sesto e ultimo dei 
MERCOLEDÌ DELLA BIBBIA 2018
"Trasmettere è generare 
Il compito degli adulti verso le nuove generazioni"
promossi 
dalla Fraternità Carmelitana
di Barcellona Pozzo di Gotto

14 marzo 2018


La Chiesa nel IV Concilio Ecumenico, celebrato a Calcedonia nel 451, confessa Gesù Cristo «vero Dio e vero uomo». Riunite nella persona di Cristo riconosce – «senza confusione, senza mutamento, senza divisione, senza separazione» – la natura divina e la natura umana, la sua unicità di figlio di Dio e normalità di figlio dell’uomo pari a tutte le altre persone nella crescita umana e di fede, nella fragilità creaturale («si è fatto carne»: Gv 1,14; «nato da donna, nato sotto la Legge»: Gal 4,4), nelle prove della vita, fuorché nell’esperienza del fallimento del peccato (Eb 4,15; 5,7-9). 

È una confessione in conformità sostanziale alla fede biblica neotestamentaria, che mette in risalto non solo la relazione unica di Gesù con Dio Padre, che chiama Abbà, Papà, ma anche l’umanità di Gesù, perché è nella sua umanità, nel suo stile di vita, nelle sue scelte, nel suo modo di tessere relazioni, di agire, di parlare e di pregare che egli ci ha mostrato, rivelato e spiegato il vero Volto di Dio (Gv 1,18; 14,9). E, possiamo aggiungere, ci ha rivelato anche il vero volto dell’uomo, come afferma il Concilio Ecumenico Vaticano II in Gaudium et spes n. 22: «Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo Amore, svela anche pienamente l'uomo all’uomo e gli manifesta la sua altissima vocazione».

Dentro questa prospettiva vogliamo provare ad evidenziare, tenendo conto dei vangeli, il cammino di crescita umana e di fede di Gesù e la sua capacità di trasmettere i valori umani e la fede – ricevuta e pienamente vissuta (Eb 12,2) – negli anni del suo ministero pubblico.
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      In obbedienza ai suoi genitori («stava loro sottomesso»: Lc 2,51), Gesù «cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini» (Lc 2,52). È una crescita integrale che riguarda soprattutto l’età, cioè la maturità umana; che riguarda la sapienza, cioè all’arte del saper vivere bene in conformità al volere di Dio e alla sua Parola; che riguarda la grazia, cioè l’esperienza della presenza di Dio come presenza di gratuità, presenza che orienta le scelte della vita e rende più “aggraziati” il portamento e il comportamento delle persone nel loro modo di tessere relazioni, di stare e di abitare questo mondo. 


Se seguiamo la narrazione dei Vangeli, a partire da quando Gesù a circa trent’anni (Lc 3,23) inizia il ministero della sua vita pubblica, ritroviamo pienamente presenti in lui i valori umani e di fede ricevuti dai genitori e dall’ambiente religioso e socio-culturale in cui visse. Certo, maturando gradualmente la sua coscienza di Figlio di Dio, Gesù assimilò e interiorizzò in modo originale e profetico i valori che gli erano stati trasmessi, A sua volta poi li trasmise nel suo annuncio, in parole e opere, del Regno di Dio, della presenza paterna e materna del Dio Misericordioso nella storia umana, assumendo sempre di fronte ai suoi interlocutori, in particolare i deboli e i poveri, uno stile ospitale e accogliente, e continuando sempre a stare in ascolto della Parola del Padre, in ascolto di tutte le persone, uomini e donne, e non smettendo mai di imparare dalla vita (Eb 5,8) e di coltivare passioni gioiose (Lc 12 ,49).

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