giovedì 26 aprile 2018

Cosa sta dicendo il piccolo Alfie a tutti noi? La vita di questo bambino, che è stata definita una vita ‘inutile’ sta dicendo che ogni vita ha un suo valore.... E scusate se questo è poco! Da un piccolo bimbo destinato a morire.


Alfie, una vita considerata "inutile" che ha mosso il mondo

Il piccolo Alfie dice al mondo il valore della vita. Il vescovo di Carpi Francesco Cavina commenta questa dolorosa vicenda dopo il nuovo no dei giudici inglesi al trasferimento del bimbo in Italia. La Lettera aperta del Patriarca di Venezia su "una storia che non può lasciarci solo pensosi o tristi"

Piccoli omaggi per Alfie davanti all'Ospedale di Liverpool  (ANSA)

Grande delusione ieri sera, dopo il nuovo no della Corte d’Appello britannica al ricorso dei genitori di Alfie Evans che chiedevano il trasferimento del figlio in Italia, per farlo assistere dall’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Il piccolo, 23 mesi, soffre di una malattia neuro-degenerativa ancora sconosciuta e, inaspettatamente, sta respirando da solo dalle 23.17 di lunedì, quando i medici dell’Alder Hey Hospital di Liverpool gli hanno staccato il ventilatore per farlo morire. 
Alfie sia almeno riportato a casa

I genitori, Tom e Kate, chiedono ora di portare il bimbo a casa. Se riceveranno il no dei medici, torneranno in tribunale. "Io - riferisce Tom - resto seduto accanto al letto di Alfie ogni secondo di ogni giorno. Non soffre e non prova dolore e questo mi incoraggia sempre di più”. Il piccolo ha il battito cardiaco regolare e "sta ancora lottando".

Mons. Cavina: incomprensibile decisione dei giudici

Sulla situazione, abbiamo intervistato il vescovo di Carpi, mons. Francesco Cavina, che la settimana scorsa ha organizzato l’incontro tra il Papa e Tom Evans: “E’ una situazione che suscita angoscia su angoscia perché risulta una decisione veramente incomprensibile in quanto questo bambino continua a vivere. Un bambino che doveva morire dopo 15 minuti dal distacco del ventilatore, in realtà è ancora in vita. Allora, diventa incomprensibile anche questo atteggiamento dei giudici. E qui mi viene in mente quanto ha affermato don Roberto Colombo, genetista della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università cattolica di Roma, che - riprendendo una riflessione del cardinale Sgreccia - diceva che ormai non siamo in presenza di un accanimento terapeutico ma siamo in presenza di un accanimento - così lo definisce – ‘tanatologico’, cioè un’ostinazione ideologica per porre fine all’esistenza di questo bambino”. Sulla stessa linea anche il Patriarca di Venezia , mons. Francesco Moraglia che in una lettera aperta sulla vicenda di Alfie ha così dichiarato: "nessun potere umano (politico) può arrogarsi il diritto di impedire che altri Stati e istituzioni scientifiche riconosciute come eccellenze si facciano carico del piccolo Alfie. Si tratta perlomeno di risparmiare il dolore fino al momento della morte naturale. Solo socì una società progredisce"

Una vicenda che risvegliato tante coscienze

Alfie è diventato il simbolo di tante persone scartate dalla società odierna, voce di chi non ha voce: “Sì, io direi che questa è una delle cose positive che sono emerse da questa tragedia. La vicenda di questo bambino ha veramente coinvolto tanti credenti e non credenti, perché qui c’è la consapevolezza che si sta salvando la dignità della persona umana, il diritto di potere vivere. E quindi mi sembra di poter dire che questa vicenda ha risvegliato veramente tante coscienze”.

Il Papa subito in sintonia con questo dramma

Lei ha permesso l’incontro tra Thomas Evans e il Papa e Papa Francesco è rimasto molto colpito da questa vicenda: “Sì, il Papa è riuscito a entrare immediatamente, con quella umanità che lo caratterizza, in sintonia con il dramma, il dolore, la sofferenza del padre di Alfie. E questo ha permesso a Thomas, il papà, che era molto tremante, molto emozionato per questo incontro, di potersi esprimere veramente liberamente, anche, così, a cuore aperto. E il Santo Padre ha accolto in maniera straordinaria il dramma di questa famiglia ma anche nello stesso tempo tutte le questioni etiche e morali che ci sono dietro. E tanto è vero che poi è uscito con quella straordinaria frase: tu ricordi Dio, che non si rassegna a perdere i suoi figli”.

L’amore contro l’ideologia

Il Papa ha chiesto a Mariella Enoc presidente del Bambino Gesù di fare il possibile e l’impossibile: “Devo dire che l’Ospedale Bambino Gesù ha dimostrato una disponibilità straordinaria e ha cercato in tutti i modi di operare perché questa opposizione assurda potesse essere cambiata. Ci si è mossi non solo da un punto di vista giuridico e legale ma anche da un punto di vista umano, ponendo contro l’ideologia il valore dell’amore, la grandezza dell’amore. Penso in modo particolare, non solo alle lettere che sono state scritte dall’Ospedale, ma a quella lettera di quelle mamme che hanno i propri figli più o meno nelle stesse condizioni di Alfie, ricoverati al Bambino Gesù. Una lettera che è di una profondità e di una linearità e nello stesso tempo di un’umanità che quando io ho letto mi ha profondamente commosso, e neanche questa lettera è riuscita a sciogliere i cuori di questi giudici e di questi medici, e questo diventa veramente incomprensibile”.

La presenza dei poliziotti, segno di debolezza

Colpiscono le immagini dei poliziotti presenti all’ospedale, davanti all’entrata e vicino alla stanza di Alfie: “Sì, cosa che rivela forse anche la debolezza della posizione dell’ospedale. Se ha bisogno dei poliziotti per difendere la propria posizione, vuol dire che c’è il sentimento della gente che capisce che questa decisione contraddice proprio alla realtà dei fatti: che questo bambino continua a vivere”.

Nessuno decida chi ha il diritto di vivere o morire

Può uno Stato decidere quale sia il migliore interesse di un cittadino, quando un cittadino vuole semplicemente vivere o far vivere? “Questa è la grande questione etica che sta alla base di tutta questa vicenda. Io rispondo semplicemente in questo modo: noi sappiamo bene, ad esempio, che una persona che ha un proprio caro in un ospedale, che decide di volerlo trasferire in un’altra struttura sanitaria, ha il diritto di poterlo fare. Qui diventa incomprensibile il perché di questo ‘accanimento’ – stavolta dobbiamo usare questa parola – questo accanimento contro una richiesta legittima dei genitori. Ma mi sembra proprio che tante coscienze abbiano percepito, in fondo, che cosa comporta questo: non c’è nessuno che deve determinare chi ha il diritto di vivere o di morire”.

Alfie dice a tutti noi il valore della vita

Cosa sta dicendo il piccolo Alfie a tutti noi? “Sta dicendo a tutti noi la bellezza e il valore della vita, che ogni vita ha un suo valore. La vita di questo bambino, che è stata definita una vita ‘inutile’, in realtà sta dimostrando che sta suscitando tanto bene all’interno della nostra società e tanti interrogativi. Ha fatto smuovere tante persone. Ha fatto nascere tante esperienze di preghiera non solo in Italia, ma in tutto il mondo. E scusate se questo è poco! Da un piccolo bimbo destinato a morire”

La lettera aperta del Patriarca di Venezia

Sulla stessa linea anche il Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia che in una lettera aperta su questa vicenda ha espresso delusione per come l'Europa sembri "continuare a balbettare in" "fondamentali ambiti". "Nessun potere umano (politico) - prosegue - può arrogarsi il diritto di impedire che altri Stati e istituzioni scientifiche riconosciute come eccellenze si facciano carico del piccolo Alfie. Si tratta perlomeno di risparmiare il dolore fino al momento della morte naturale. Solo così una società progredisce"
(fonte: Vatican News)

Queste mie parole sorgono dal cuore del vescovo ma anche dell’uomo e del cittadino. La vicenda drammatica del piccolo Alfie non può lasciarci solo pensosi e tristi. Deve, piuttosto, portare ad una riflessione pacata e che aiuti a maturare una posizione per cui i diritti dei deboli - innanzitutto di un bambino e poi dei due giovani genitori - non siano “diritti deboli”. La vicenda del piccolo e fragilissimo Alfie ha faticato a catturare l’attenzione di molti, ma, alla fine e contro tanti ostacoli, vi è riuscita. E questo bambino, anche grazie ai media, è diventato davvero “figlio nostro” e “figlio del mondo”. ...



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