giovedì 5 aprile 2018

«Che la nostra vita sia sempre “fiorita” così, come la Pasqua, con i fiori della speranza, della fede, delle opere buone. Che noi troviamo sempre la forza per questo nell’Eucaristia, nell’unione con Gesù. Buona Pasqua a tutti!» Papa Francesco Udienza Generale 04/04/2018 (foto, testo e video)


UDIENZA GENERALE
Piazza San Pietro
Mercoledì, 4 aprile 2018


La pioggia non ha scoraggiato i fedeli accorsi da ogni parte del mondo per assistere all’udienza generale. Ad accogliere il Papa, arrivato puntuale alle 9.30 con la jeep bianca, ci sono infatti in piazza San Pietro circa 20mila persone, muniti di ombrelli multicolori, cappellini colorati e attrezzatura antipioggia. Ospiti della papamobile, fin dall’inizio dell’udienza, sei bambini vestiti con il saio della prima comunione: tre ragazze dai lunghi capelli e tre ragazzi, che si sono goduti tutto il tragitto della parte preliminare dell’udienza del mercoledì. Tra i tanti striscioni, spiccano quelli dei ragazzi degli oratori provenienti dalla diocesi di Milano e di Bergamo – circa 7mila – e quelli dei ragazzi della professione di fede della diocesi di Cremona, oltre 200. Protagonisti come sempre i bambini, che il Papa ha baciato e accarezzato lungo il percorso tra i vari settori della piazza, assicurandosi che avessero il capo ben coperto per ripararsi dal maltempo. Arrivato nel settore più esterno delimitato dal colonnato, Francesco ha salutato anche i fedeli accorsi lungo le transenne che affacciano su piazza Pio XII, muniti degli immancabili smartphone per le foto e i selfie. A fare da cornice all’udienza di oggi, la prima dopo Pasqua, il sagrato ancora addobbato con i fiori delle celebrazioni dei giorni scorsi, con il giallo a fare da padrone in qualità di colore dominante. Terminato il giro in piazza, il Papa si è congedato dai suoi sei piccoli ospiti facendoli scendere dalla jeep e poi, a piedi, richiamato a gran voce dalla prima fila delle transenne, ha stretto la mano e ha scambiato qualche parola con alcuni ragazzi.

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La Santa Messa - 15. Riti di conclusione

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e buona Pasqua!

Voi vedete che oggi ci sono dei fiori: i fiori dicono gioia, allegria. In certi posti la Pasqua è chiamata anche “Pasqua fiorita”, perché fiorisce il Cristo risorto: è il fiore nuovo; fiorisce la nostra giustificazione; fiorisce la santità della Chiesa. Per questo, tanti fiori: è la nostra gioia. Tutta la settimana noi festeggiamo la Pasqua, tutta la settimana. E per questo ci diamo, una volta in più, tutti noi, l’augurio di “Buona Pasqua”. Diciamo insieme: “Buona Pasqua”, tutti! [rispondono: “Buona Pasqua!”]. 
Vorrei anche che dessimo la Buona Pasqua – perché è stato Vescovo di Roma – all’amato Papa Benedetto, che ci segue per televisione. A Papa Benedetto, tutti diamo la Buona Pasqua: [dicono: “Buona Pasqua!”] E un applauso, forte.


Con questa catechesi concludiamo il ciclo dedicato alla Messa, che è proprio la commemorazione, ma non soltanto come memoria, si vive di nuovo la Passione e la Risurrezione di Gesù. L’ultima volta siamo arrivati fino alla Comunione e l’orazione dopo la Comunione; dopo questa orazione, la Messa si conclude con la benedizione impartita dal sacerdote e il congedo del popolo. Come era iniziata con il segno della croce, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, è ancora nel nome della Trinità che viene sigillata la Messa, cioè l’azione liturgica.

Tuttavia, sappiamo bene che mentre la Messa finisce, si apre l’impegno della testimonianza cristiana. I cristiani non vanno a Messa per fare un compito settimanale e poi si dimenticano, no. I cristiani vanno a Messa per partecipare alla Passione e Risurrezione del Signore e poi vivere di più come cristiani: si apre l’impegno della testimonianza cristiana. Usciamo dalla chiesa per «andare in pace» a portare la benedizione di Dio nelle attività quotidiane, nelle nostre case, negli ambienti di lavoro, tra le occupazioni della città terrena, “glorificando il Signore con la nostra vita”. Ma se noi usciamo dalla chiesa chiacchierando e dicendo: “guarda questo, guarda quello…”, con la lingua lunga, la Messa non è entrata nel mio cuore. Perché? Perché non sono capace di vivere la testimonianza cristiana. Ogni volta che esco dalla Messa, devo uscire meglio di come sono entrato, con più vita, con più forza, con più voglia di dare testimonianza cristiana. Attraverso l’Eucaristia il Signore Gesù entra in noi, nel nostro cuore e nella nostra carne, affinché possiamo «esprimere nella vita il sacramento ricevuto nella fede» (Messale Romano, Colletta del lunedì nell’Ottava di Pasqua).

Dalla celebrazione alla vita, dunque, consapevoli che la Messa trova compimento nelle scelte concrete di chi si fa coinvolgere in prima persona nei misteri di Cristo. Non dobbiamo dimenticare che celebriamo l’Eucaristia per imparare a diventare uomini e donne eucaristici. Cosa significa questo? Significa lasciare agire Cristo nelle nostre opere: che i suoi pensieri siano i nostri pensieri, i suoi sentimenti i nostri, le sue scelte le nostre scelte. E questo è santità: fare come ha fatto Cristo è santità cristiana. Lo esprime con precisione san Paolo, parlando della propria assimilazione a Gesù, e dice così: «Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me. E questa vita, che io vivo nel corpo, la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha consegnato se stesso per me» (Gal 2,19-20). Questa è la testimonianza cristiana. L’esperienza di Paolo illumina anche noi: nella misura in cui mortifichiamo il nostro egoismo, cioè facciamo morire ciò che si oppone al Vangelo e all’amore di Gesù, si crea dentro di noi un maggiore spazio per la potenza del suo Spirito. I cristiani sono uomini e donne che si lasciano allargare l’anima con la forza dello Spirito Santo, dopo aver ricevuto il Corpo e il Sangue di Cristo. Lasciatevi allargare l’anima! Non queste anime così strette e chiuse, piccole, egoiste, no! Anime larghe, anime grandi, con grandi orizzonti… Lasciatevi allargare l’anima con la forza dello Spirito, dopo aver ricevuto il Corpo e il Sangue di Cristo.

Poiché la presenza reale di Cristo nel Pane consacrato non termina con la Messa, l’Eucaristia viene custodita nel tabernacolo per la Comunione ai malati e per l’adorazione silenziosa del Signore nel Santissimo Sacramento; il culto eucaristico fuori della Messa, sia in forma privata che comunitaria, ci aiuta infatti a rimanere in Cristo.

I frutti della Messa, pertanto, sono destinati a maturare nella vita di ogni giorno. Possiamo dire così, un po’ forzando l’immagine: la Messa è come il chicco, il chicco di grano che poi nella vita ordinaria cresce, cresce e matura nelle opere buone, negli atteggiamenti che ci fanno assomigliare a Gesù. I frutti della Messa, pertanto, sono destinati a maturare nella vita di ogni giorno. In verità, accrescendo la nostra unione a Cristo, l’Eucaristia aggiorna la grazia che lo Spirito ci ha donato nel Battesimo e nella Confermazione, affinché sia credibile la nostra testimonianza cristiana.

Ancora, accendendo nei nostri cuori la carità divina, l’Eucaristia cosa fa? Ci separa dal peccato: «Quanto più partecipiamo alla vita di Cristo e progrediamo nella sua amicizia, tanto più ci è difficile separarci da Lui con il peccato mortale».

Il regolare accostarci al Convito eucaristico rinnova, fortifica e approfondisce il legame con la comunità cristiana a cui apparteniamo, secondo il principio che l’Eucaristia fa la Chiesa, ci unisce tutti.

Infine, partecipare all’Eucaristia impegna nei confronti degli altri, specialmente dei poveri, educandoci a passare dalla carne di Cristo alla carne dei fratelli, in cui egli attende di essere da noi riconosciuto, servito, onorato, amato

Portando il tesoro dell’unione con Cristo in vasi di creta (cfr 2 Cor 4,7), abbiamo continuo bisogno di ritornare al santo altare, fino a quando, in paradiso, gusteremo pienamente la beatitudine del banchetto di nozze dell’Agnello (cfr Ap 19,9).

Ringraziamo il Signore per il cammino di riscoperta della santa Messa che ci ha donato di compiere insieme, e lasciamoci attrarre con fede rinnovata a questo incontro reale con Gesù, morto e risorto per noi, nostro contemporaneo. E che la nostra vita sia sempre “fiorita” così, come la Pasqua, con i fiori della speranza, della fede, delle opere buone. Che noi troviamo sempre la forza per questo nell’Eucaristia, nell’unione con Gesù. Buona Pasqua a tutti!

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Saluti:

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Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana.

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Un pensiero speciale porgo ai giovani, agli anziani, agli ammalati e agli sposi novelli. Cristo ha vinto la morte e ci aiuta ad accogliere le sofferenze come occasione privilegiata di redenzione e di salvezza. Cercate di vivere il messaggio pasquale, testimoniando nei luoghi di vita la pace e la gioia, doni del Risorto.

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