lunedì 22 gennaio 2018

VIAGGIO APOSTOLICO DI PAPA FRANCESCO IN CILE E PERÙ 15-22 GENNAIO 2018 / 8 - Incontro con i popoli dell'Amazzonia: "Voi siete memoria viva della missione che Dio ha affidato a tutti noi: avere cura della casa comune." - Incontro con la popolazione: "Questa non è una terra orfana, è la terra della Madre! Innamoratevi di questa terra Madre de Dios, impegnatevi per essa e custoditela, difendetela. "


VIAGGIO APOSTOLICO DI SUA SANTITÀ FRANCESCO
IN CILE E PERÙ

15-22 GENNAIO 2018


LIMA-PUERTO MALDONADO
8.30Partenza in aereo da Lima per Puerto Maldonado
10.15Arrivo all’Aeroporto di Puerto Maldonado
10.30Incontro con i popoli dell'Amazzonia nel Coliseo Regional Madre de Dios
11.30Incontro con la popolazione nell’Istituto Jorge Basadre


La giornata per Francesco è iniziata alle 7 locali (le 13 in Italia) con la Messa in privato. Poi da Lima il Papa si è spostato a Puerto Maldonado, una piccola città amazzonica. È la prima volta che un Papa visita l'Amazzonia. 


INCONTRO CON I POPOLI DELL'AMAZZONIA
Coliseo Madre de Dios (Puerto Maldonado)

Alle 10.30 locali (le 16.30 italiane) Papa Francesco è stato accolto con entusiasmo dai popoli dell’Amazzonia al Coliseo regionale Madre di Dio di Puerto Maldonado, una struttura sportiva capace di 5 mila spettatori. Dopo i canti e le danze di benvenuto da parte degli anziani Arambut, e il saluto del vicario apostolico di Puerto Maldonado, monsignor David Martìnez de Aguirre Guinea, hanno avuto inizio le testimonianze di alcuni rappresentanti dei popoli.


«Harakbut, Esse-ejas, Matsiguenkas, Yines, Shipibos, Asháninkas, Yaneshas, Kakintes, Nahuas, Yaminahuas, Juni Kuin, Madijá, Manchineris, Kukamas, Kandozi, Quichuas, Huitotos, Shawis, Achuar, Boras, Awajún, Wampís…». L’incontro «molto desiderato» con i popoli dell’Amazzonia al Coliseo Madre de Dios di Puerto Maldonado, primo appuntamento pubblico in Perù per Francesco, si apre con l’elenco delle etnie indigene presenti. Con un Papa che abbraccia, e con gioia di fronte a questa pluriforme varietà di lingue, abiti e culture dice: «Qui insieme a voi mi sgorga dal cuore il canto di San Francesco: “Laudato si’, mi’ Signore”». 

Da parte loro i circa 4mila rappresentanti delle tribù indigene, che dalle prime ore dell’alba hanno atteso il Papa nella struttura sportiva nonostante il forte caldo, esprimono l’entusiasmo per la presenza del Vescovo di Roma con canti e danze di benvenuto. 
Lo stesso entusiasmo mostrato un’ora prima da un gruppo di bambini assiepato nell’aeroporto di Puerto Maldonato, i quali si sono letteralmente aggrappati al collo di Francesco per abbracciarlo tanto da farlo traballare e costringerlo ad appoggiare le mani per non cadere in avanti. Bergoglio ha risposto con un sorriso. 


E nel Coliseo - in mezzo ai cori di «Francisco, amigo, la Selva està contigo» - guarda divertito il turbine di piume, tuniche, strumenti musicali in legno, di uomini, donne, anziani, bambini che si esibiscono in suo onore. A fianco al Papa c’è il vicario apostolico di Puerto Maldonado, monsignor David Marti’nez de Aguirre Guinea, che esprime la gratitudine per la visita in Perù e per la convocazione del Sinodo per l’Amazzonia nel 2019. 


Seguono le testimonianze di una coppia di indigeni, Héctor e Yésica, e di un’anziana, Maria Luzmila, che lanciano un grido d’allarme per gli «abusi» che la loro terra è costretta a subire: «Vogliono farci sparire. Stanno distruggendo il pianeta. Se non avremo da mangiare, moriremo di fame. Tutti noi dobbiamo proteggere la nostra terra per vivere in armonia», dice Yésica. «Vogliamo - aggiunge - che i nostri figli studino, ma non vogliamo che la scuola cancelli le nostre tradizioni, le nostre lingue, non vogliamo dimenticarci della nostra saggezza ancestrale!». 


A loro e ad altri rappresentanti indigeni viene consegnata una copia della Laudato si ’ tradotta nelle lingue locali mentre viene eseguito un canto Machirenga. 



Il Papa prende poi la parola: «Grazie per la vostra presenza - dice - e grazie perché mi aiutate a vedere più da vicino, nei vostri volti, il riflesso di questa terra. Un volto plurale, di un’infinita varietà e di un’enorme ricchezza biologica, culturale, spirituale. Quanti non abitiamo queste terre abbiamo bisogno della vostra saggezza e delle vostre conoscenze per poterci addentrare, senza distruggerlo, nel tesoro che racchiude questa regione».










Se, da qualcuno voi siete considerati un ostacolo o un “ingombro”, in verità, con la vostra vita siete memoria viva della missione che Dio ha affidato a tutti noi: avere cura della casa comune. La difesa della terra è difesa della vita: le fuoriuscite di idrocarburi inquinano l’ambiente e minacciano la vita delle famiglie indigene. Dall’estrazione illegale discende anche la piaga della tratta delle persone. 

La Chiesa si schiera dalla parte degli scartati e di coloro che soffrono. Il Papa pensa ai Popoli Indigeni in Isolamento Volontario (PIAV), “i più vulnerabili tra i vulnerabili, isolati persino dalle loro stesse etnie, iniziando una storia di reclusione nei luoghi più inaccessibili della foresta per poter vivere in libertà”; “la loro presenza ci ricorda che non possiamo disporre dei beni comuni al ritmo dell’avidità del consumo”.

Non solo l’ambiente, ma anche la famiglia dei popoli originari va difesa, “per non lasciarci catturare da colonialismi ideologici mascherati da progresso che a poco a poco entrano e dilapidano identità culturali e stabiliscono un pensiero uniforme, unico... e debole”. Ascoltate gli anziani, dice, e assicuratevi che i giovani studino ma senza che la scuola cancelli le tradizioni, le lingue, la saggezza ancestrale.

Allo Stato il Papa chiede impegno per l’educazione dei popoli originari, nel rispetto della loro “sapienza ancestrale”, e ai vescovi di continuare a “promuovere spazi di educazione interculturale e bilingue nelle scuole e nelle università”, così come hanno fatto nei secoli i missionari e le missionarie in questi territori. “Non soccombete ai tentativi che ci sono di sradicare la fede cattolica dei vostri popoli. Ogni cultura e ogni visione del cosmo che accoglie il Vangelo arricchisce la Chiesa con la visione di una nuova sfaccettatura del volto di Cristo. Abbiamo bisogno che i popoli originari plasmino culturalmente le Chiese locali amazzoniche. Con questo spirito ho convocato un Sinodo per l’Amazzonia nell’anno 2019.

“Confido nella capacità di resilienza dei popoli e nella vostra capacità di reazione davanti ai difficili momenti che vi tocca vivere. Tinkunakama”, la parola in lingua Quechua che vuol dire “al prossimo incontro”).

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INCONTRO CON LA POPOLAZIONE
Istituto Jorge Basadre (Puerto Maldonado)






Dopo l'incontro con i popoli indigeni il Papa è andato all'Istituto Jorge Basadre. dove ha incontrato la popolazione della piccola cittadina peruviana di Puerto Maldonado, alle porte della foresta amazzonica e crocevia per minatori spesso sfruttati dalle multinazionali. "In diverse occasioni mi sono riferito alla cultura dello scarto. Una cultura che non si accontenta solo di escludere, ma che è avanzata mettendo a tacere, ignorando e rigettando tutto ciò che non serve ai suoi interessi; sembrerebbe che il consumismo alienante di alcuni non riesca a percepire la dimensione della sofferenza soffocante di altri. È una cultura anonima, senza legami, senza volti. Una cultura senza madre, che non vuole altro che consumare. La terra viene trattata secondo questa logica. Le foreste, i fiumi e i torrenti vengono usati, utilizzati fino all'ultima risorsa e poi lasciati inutilizzati e inservibili".

"Anche le persone - ha proseguito il Papa - sono trattate con questa logica: usate fino allo sfinimento e poi abbandonate come 'inservibili'. Pensando a queste cose permettetemi di soffermarmi su un tema doloroso. Ci siamo abituati a utilizzare il termine 'tratta di persone', ma in realtà dovremmo parlare di schiavitù: schiavitù per il lavoro, schiavitù sessuale, schiavitù per il guadagno. Fa male constatare come in questa terra, che sta sotto la protezione della Madre di Dio, tante donne sono così svalutate, disprezzate ed esposte a violenze senza fine. Non si può 'normalizzare' la violenza verso le donne, sostenendo una cultura maschilista che non accetta il ruolo di protagonista della donna nelle nostre comunità. Non ci è lecito guardare dall'altra parte e lasciare che tante donne, specialmente adolescenti, siano 'calpestate' nella loro dignità".

"Diverse persone sono emigrate verso l'Amazzonia cercando un tetto, una terra e un lavoro. Sono venute a cercare un futuro migliore per se stesse e per le loro famiglie. Hanno abbandonato la loro vita umile, povera ma dignitosa. Molte di loro, per la promessa che certi lavori avrebbero messo fine a situazioni precarie, si sono basati sul luccichio promettente dell'estrazione dell'oro. Però l'oro può diventare un falso dio che pretende sacrifici umani. I falsi dei - ha aggiunto -, gli idoli dell'avarizia, del denaro, del potere, corrompono tutto. Corrompono la persona e le istituzioni, e distruggono anche la foresta".

"Questa non è una terra orfana, è la terra della Madre!", ha esclamato papa Francesco. "È doloroso constatare - ha denunciato il Papa - che ci sono alcuni che vogliono spegnere questa certezza e fare di Madre de Dios una terra anonima, senza figli, una terra infeconda". "Un luogo facile da commercializzare e da sfruttare. Per questo ci fa bene ripetere nelle nostre case, nelle comunità, nel profondo del cuore di ciascuno: Questa non è una terra orfana! Ha una Madre!". "E se c'è una madre - ha sottolineato - ci sono figli, c'è famiglia, c'è comunità. E dove c'è madre, famiglia e comunità, non potranno sparire i problemi, ma sicuramente si trova la forza per affrontarli in modo diverso".

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