mercoledì 10 gennaio 2018

“La cattedrale sommersa” di Silvia Ronchey - Recensione di Aldo Pintor


“La cattedrale sommersa” 
di Silvia Ronchey 

Recensione di Aldo Pintor


E' comune opinione pensare che vista la velocità quasi istantanea con cui i sociale network danno le notizie il giornalismo della carta stampata sia diventato desueto. Infatti ormai il rito della lettura dei quotidiani è sempre più sostituito dallo scorrere veloce dello schermo di un computer. Pertanto gli spazi di cultura e approfondimenti che spesso erano ospitati nella terza pagina dei quotidiani sembrano oramai in via di estinzione inesorabile. Anche perché l'enorme accelerazione del tempo nella vita dell'Occidente contemporaneo consente sempre meno quelle operazioni come la lettura del giornale che oltre che informare (o almeno dovrebbe informare) rilassa. Per i rari lettori che vogliono approfondire qualche argomento contemporaneo non rimangono che i libri. Segnaliamo a questo proposito immediatamente l'ultima fatica editoriale di Silvia Ronchey “La cattedrale sommersa” (Rizzoli, p. 254, € 19,00) una preziosa raccolta di elzeviri che indaga sulla presenza del sacro nella nostra società che persiste spesso quanto occultata. Quest'opera è stata studiata come se questi scritti fossero stati concepiti come un'opera organica. 

Il libro è un percorso davvero affascinante “alla ricerca del Sacro perduto” che in questo vero e proprio viaggio spirituale si abbevera a varie fonti provenienti dalle culture più diverse che da sempre hanno contribuito a costruire la spiritualità umana. Leggendo possiamo spaziare dal Corano a Budda, dal succedersi di miti riti ed edifici nelle varie religioni alle credenze idolatriche. Dalla sacralità delle icone nell'oriente cristiano all'estasi mistica nelle diverse religioni. Dal Cantico dei cantici perla letteraria della Bibbia alle lotte iconoclaste che hanno sconvolto il mondo bizantino. Fino all'arte moderna astratta. Viene dedicato un capitolo anche a the Game of Thrones, esempio fantasy di mitologia contemporanea. 

Certo quanto abbiamo scritto sembra contraddire le premesse di questa recensione in quanto per poter gustare pienamente questa quantità di materiale e informazioni proveniente dal passato dell'umanità ma utile soprattutto per interpretare il presente non può essere operazione che richiede poco tempo. L'esame di mitologie dei vari popoli, letterature e storia delle religioni richiede un periodo necessario per capire come la storia dell'umanità è un intricato groviglio di guerra e convivenze pacifiche di scambi culturali e scontri armati fino allo spargimento di sangue. E da questo mescolarsi in modo talvolta pacifico talvolta cruento è derivata oltre che le nostre società anche il nostro modo di essere come persone e il nostro rapportarci con gli altri. 

L'autrice è docente di Civiltà bizantina all'università di Roma tre e il suo lavoro di storica le ha fornito una sterminata conoscenza sia dell'universo orientale che di quello occidentale. E la grande cultura dell'autrice è utile per far capire come il mondo bizantino è stato spesso cerniera tra oriente e occidente e questo fa si che il lettore possa seguire affascinato l'incontro di mondi lontani che inevitabilmente da sempre entrano in contatto generando la Storia. 

Silvia Ronchey è molto brava nel cogliere sempre un qualcosa di religioso nel pensiero e nel modo di vivere di uomini e donne che hanno vissuto in epoche e latitudini lontanissime tra loro. Davvero importante mi pare poi la riscoperta di quel grande studioso di mitologia e religioni che era il torinese Elemire Zolla, uomo scomodo tanto a destra per la sua apertura verso le più diverse culture quanto a sinistra per il suo rifiuto dello storicismo di matrice illuminista. Inoltre non credo che “La cattedrale sommersa” sia un opera che indaghi solo il passato. Infatti scopo del libro è far emergere quegli elementi di sacro che si possono cogliere anche nel nostro presente frenetico. E voglio sottolineare una affermazione dell'autrice che mi inquieta e mi colpisce non poco. Quando dice che la rivista dell'Isis oggi si chiama Rumiya, come i mussulmani chiamavano l'impero di Bisanzio. Come a dire che a prescindere dalla vernice ideologica con cui si presenta la volontà di potenza sfocia sempre nel desiderio di Impero.