giovedì 11 gennaio 2018

«Il silenzio per ascoltare la voce del nostro cuore e quella dello Spirito Santo.» Papa Francesco Udienza generale 10/01/2018 (foto, testo e video)


UDIENZA GENERALE
Aula Paolo VI
Mercoledì, 10 gennaio 2018


Il Papa è arrivato intorno alle 9.25 in Aula Paolo VI, per il consueto appuntamento del mercoledì in versione invernale, a cui partecipano oggi 7mila persone . Sorridente e rilassato, si è concesso amabilmente, come sempre, alle due ali di folla che lo hanno acclamato a gran voce mentre percorreva a piedi il corridoio centrale. Non è manata una sosta per il mate, la bevanda tipica argentina, che Francesco ha sorseggiato rispondendo all’invito di una ragazza. Protagonisti, come di consueto, i bambini, accarezzati e baciati dal Papa, alcuni dei quali collocati sulla comoda postazione delle spalle dei propri padri, per vedere meglio Francesco. Anche il rito dello scambio dello zucchetto è stato rispettato e ripetuto più volte con gruppi diversi di fedeli. In prima fila davanti alle transenne, anche un gruppo di ragazzi e ragazze in impeccabile divisa militare, con i quali il Papa si è fermato per scambiare alcune parole: sono i dirigenti e gli allievi della Scuola ispettori e sovrintendenti della Guardia di Finanza di L’Aquila-Coppito. Un’anziana signora sudamericana ha fermato il Papa per consegnargli una piccola boccetta in un piccolo cestino di vimini, di cui ha illustrato a Francesco il contenuto. Tra i presenti oggi in aula Paolo VI, anche un gruppo della Fondazione Istituto nazionale dei tumori di Milano.










La Santa Messa - 7. Il canto del "Gloria" e l'orazione colletta

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

Nel percorso di catechesi sulla celebrazione eucaristica, abbiamo visto che l’Atto penitenziale ci aiuta a spogliarci delle nostre presunzioni e a presentarci a Dio come siamo realmente, coscienti di essere peccatori, nella speranza di essere perdonati.

Proprio dall’incontro tra la miseria umana e la misericordia divina prende vita la gratitudine espressa nel “Gloria”, «un inno antichissimo e venerabile con il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo, glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello» (Ordinamento Generale del Messale Romano, 53).

L’esordio di questo inno – “Gloria a Dio nell’alto dei cieli” – riprende il canto degli Angeli alla nascita di Gesù a Betlemme, gioioso annuncio dell’abbraccio tra cielo e terra. Questo canto coinvolge anche noi raccolti in preghiera: «Gloria a Dio nell’alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà».

Dopo il “Gloria”, oppure, quando questo non c’è, subito dopo l’Atto penitenziale, la preghiera prende forma particolare nell’orazione denominata “colletta”, per mezzo della quale viene espresso il carattere proprio della celebrazione, variabile secondo i giorni e i tempi dell’anno (cfr ibid., 54). Con l’invito «preghiamo», il sacerdote esorta il popolo a raccogliersi con lui in un momento di silenzio, al fine di prendere coscienza di stare alla presenza di Dio e far emergere, ciascuno nel proprio cuore, le personali intenzioni con cui partecipa alla Messa (cfr ibid., 54). Il sacerdote dice «preghiamo»; e poi, viene un momento di silenzio, e ognuno pensa alle cose di cui ha bisogno, che vuol chiedere, nella preghiera.

Il silenzio non si riduce all’assenza di parole, bensì nel disporsi ad ascoltare altre voci: quella del nostro cuore e, soprattutto, la voce dello Spirito Santo. Nella liturgia, la natura del sacro silenzio dipende dal momento in cui ha luogo: «Durante l’atto penitenziale e dopo l’invito alla preghiera, aiuta il raccoglimento; dopo la lettura o l’omelia, è un richiamo a meditare brevemente ciò che si è ascoltato; dopo la Comunione, favorisce la preghiera interiore di lode e di supplica» (ibid., 45). Dunque, prima dell’orazione iniziale, il silenzio aiuta a raccoglierci in noi stessi e a pensare al perché siamo lì. Ecco allora l’importanza di ascoltare il nostro animo per aprirlo poi al Signore. Forse veniamo da giorni di fatica, di gioia, di dolore, e vogliamo dirlo al Signore, invocare il suo aiuto, chiedere che ci stia vicino; abbiamo familiari e amici malati o che attraversano prove difficili; desideriamo affidare a Dio le sorti della Chiesa e del mondo. E a questo serve il breve silenzio prima che il sacerdote, raccogliendo le intenzioni di ognuno, esprima a voce alta a Dio, a nome di tutti, la comune preghiera che conclude i riti d’introduzione, facendo appunto la “colletta” delle singole intenzioni. Raccomando vivamente ai sacerdoti di osservare questo momento di silenzio e non andare di fretta: «preghiamo», e che si faccia il silenzio. Raccomando questo ai sacerdoti. Senza questo silenzio, rischiamo di trascurare il raccoglimento dell’anima.

Il sacerdote recita questa supplica, questa orazione di colletta, con le braccia allargate è l’atteggiamento dell’orante, assunto dai cristiani fin dai primi secoli – come testimoniano gli affreschi delle catacombe romane – per imitare il Cristo con le braccia aperte sul legno della croce. E lì, Cristo è l’Orante ed è insieme la preghiera! Nel Crocifisso riconosciamo il Sacerdote che offre a Dio il culto a lui gradito, ossia l’obbedienza filiale.

Nel Rito Romano le orazioni sono concise ma ricche di significato: si possono fare tante belle meditazioni su queste orazioni. Tanto belle! Tornare a meditarne i testi, anche fuori della Messa, può aiutarci ad apprendere come rivolgerci a Dio, cosa chiedere, quali parole usare. Possa la liturgia diventare per tutti noi una vera scuola di preghiera.


Guarda il video della catechesi

Saluti:

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Cari pellegrini di lingua italiana: benvenuti!

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Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Cari giovani, siate portatori dell’amore di Cristo tra i vostri coetanei; cari ammalati, trovate nella tenerezza di Dio il sostegno nel dolore; e voi, cari sposi novelli, siate testimoni della bellezza del Sacramento del Matrimonio attraverso il vostro amore fedele.

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