sabato 14 ottobre 2017

Fraternità e sororità in Cristo Per scuotere la “polvere imperiale” nella Chiesa d’oggi di Egidio Palumbo

Fraternità e sororità in Cristo 
Per scuotere la “polvere imperiale” nella Chiesa d’oggi 
di Egidio Palumbo



Riflessione pubblicata su “HOREB” 
tracce di spiritualità a cura dei Carmelitani 
anno XXVI - 2017 - n. 2 – 
“ La riforma della Chiesa, oggi” 





Ad uno sguardo attento alla fisionomia istituzionale della Chiesa del nostro tempo emerge il dato incontrovertibile di un intenso lavoro di riforma che, a partire dal concilio Vaticano II, è stato messo in atto. Non si può negare che molta di quella “polvere imperiale” che si era depositata, a partire da Costantino, sul trono di san Pietro – come ebbe a dire papa Giovanni XXIII1 – è stata in parte raccolta e spazzata via; e dico in parte, perché il lavoro di riforma della Chiesa è sempre un “cantiere aperto”, una riforma continua chiesta innanzitutto da Cristo (cf. Unitatis redintegratio, n. 6), poiché, come ci ricorda Lumen gentium, n. 8, «la Chiesa, che comprende nel suo seno i peccatori, santa insieme e sempre bisognosa di purificazione, mai tralascia la penitenza e il suo rinnovamento». 
A mio avviso, uno degli aspetti fondamentali che tocca nel vivo la riforma della Chiesa oggi e che la riconduce alla sostanza dell’evangelo, riguarda il suo essere fraternità e sororità in Cristo: una Chiesa di fratelli e di sorelle in Cristo, dove la fraternità e la sororità costituiscono il suo essere e la sua dimensione profonda, e nel contempo qualificano lo stile delle relazioni fra i soggetti ecclesiali e tra questi e la famiglia umana. È un aspetto della Chiesa che dovrebbe meritare più attenzione, se si vuole continuare a scuotere la “polvere imperiale” ancora presente nella Chiesa del nostro tempo.
Cristo Gesù nostro fratello 
Bisogna innanzitutto rilevare che il Nuovo Testamento, oltre a confessare Gesù Figlio di Dio e Signore, gli riconosce anche l’identità di nostro fratello. È questo un aspetto dell’identità di Gesù che va evidenziato dal punto di vista teologico e ricollocato a fondamento della Chiesa, se è vero che la Chiesa è una comunità di fratelli e sorelle in Cristo e che sin dagli inizi i cristiani, a motivo della loro appartenenza a Cristo, si chiamavano tra loro fratelli e sorelle. È un dato innegabile: Gesù ha vissuto in mezzo a noi come fratello. Egli, assumendo la nostra “carne” (cf. Gv 1,14), ovvero la nostra umanità debole e fragile, non si è vergognato di chiamarci fratelli (cf. Eb 2,11), perché non si considera un “privilegiato” o una specie di “guru” o un “gerarca”, bensì uno di noi, un nostro compagno di viaggio, uno che ha imparato dall’esistenza quotidiana la fatica del vivere in maniera autentica il senso dell’umano (cf. Eb 5,8; Tt 2,12) e per questo conosce – per esperienza e per quel particolare dono del discernimento che gli viene da Dio – «quello che c’è nell’uomo» (Gv 3,25). E anche quando Gesù si pone in relazione filiale con Dio, Padre suo e nostro, per aprirsi alla fatica quotidiana del discernimento e del compimento della sua volontà, non esita a dire che «chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre» (Mt 12,50): induce così ad andare oltre i legami parentali e a valorizzare le forme di relazioni di fraternità e di sororità fondate sulla fede. Ma quello che sorprende della vicenda di Gesù è che pur nella condizione di Risorto egli non smette di considerare i discepoli come suoi fratelli – quelli stessi che l’hanno abbandonato nell’ora della cattura; perciò alle donne, accorse al sepolcro/Luogo del Memoriale e diventate prime annunciatrici della Risurrezione, il Risorto dice: «Andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno» (Mt 28,10); e alla Maddalena: «Va’ dai miei fratelli e dì loro: “Io salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”» (Gv 20,17). È come se dicesse: “Anche nella condizione di Risorto io, il Signore, sono presente in mezzo a voi come fratello”, anzi, ci ricorda l’apostolo Paolo, come «il primogenito tra molti fratelli» (Rm 8,29).
«Voi siete tutti fratelli»
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